"La malaria non può interessarci solo per secondi fini”: commentando il caso della bambina morta di malaria in Italia, il Direttore di Amref Italia ribadisce un netto no al collegamento strumentale tra malattie e migrazione. “Dobbiamo combattere una battaglia mondiale, uniti".
Mentre si cerca di capire quali siano le cause che hanno portato alla morte della piccola Sofia per malaria in Italia, il primo pensiero di Amref - che ogni giorno lotta in Africa, contro questo potente agente di morte - va ai genitori della bambina. "In questo momento servirebbe silenzio - afferma Guglielmo Micucci, direttore di Amref Health Africa in Italia - perché anche i maggiori esperti scientifici si stanno interrogando: “possibile che sia presente in Italia questa zanzara?”, “possibile che sia avvenuto un contatto tra i bambini all’interno dell’ospedale?” e molto altro. L’Italia è stata dichiarata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità “malaria free” negli anni ‘70; "quella che appare ai nostri occhi - dichiara Micucci - è una morte di altri tempi per il nostro Paese. Una morte così non può essere usata per andare a rafforzare la tesi dello straniero invasore, cattivo e anche untore. In una fase delicata, i titoli di quotidiani non possono avvelenare i pozzi. Manipolare l’informazione genera odio e razzismo. Noi, organizzazione sanitaria, ma prima di tutto di diritti umani ci affidiamo a chi presto possa darci delle risposte scientifiche, nel caso di Sofia e ci appelliamo alla comunità internazionale affinché si faccia presto nel cammino verso un vaccino". Un vaccino antimalaria sarà testato su ampia scala tra il 2018 e il 2020. A beneficiarne saranno Kenya, Ghana e Malawi.
"Mentre commentiamo e domandiamo verità su questo caso - continua il Direttore di Amref Italia - chiediamo anche di non usare la morte di Sofia per altri scopi, innescando una relazione inesistente e dannosa tra migrazione e malattie. Se la triste morte di Sofia può dirci altro - nella disperazione di trovare uno spiraglio di luce nel dramma - ci aiuti a squarciare un velo sulle morti di tutti i giorni per malaria. Se quella di Sofia è una morte di altri tempi, quella dei bambini del resto del mondo, e soprattutto africani, è una battaglia che richiede unità e globalità. La malaria non può interessarci solo oggi. La malaria non può interessarci solo per secondi fini. La malaria deve interessarci per mettere fine a una strage quotidiana”.
Githinji Gitahi, Direttore Generale di Amref Health Africa - organizzazione presente in oltre 30 Paesi, che opera dal 1957 per la salute delle comunità africane - ricorda: “Tra il 2010 e il 2015, la sua incidenza è diminuita del 21% e il numero di morti è diminuito del 29% in tutto il mondo (e del 31% in Africa), secondo la relazione mondiale sulla malaria del 2016. Nonostante questo miglioramento, la malattia continua ad sconvolgere il nostro mondo”.
Per l’Oms l’Africa Subsahariana detiene una quota sproporzionatamente elevata della malaria a livello globale: nel 2015 è stata lo sfondo del 90% dei casi di malaria e del 92% delle morti per malaria al mondo. Le principali vittime dell'infezione sono i bambini: nel mondo 303.000 di loro, sotto i 5 anni di età, hanno perso la vita solo nel 2015. Di questi, 292.000 sono morti per malaria nella sola regione africana . Oggi dichiara Githinji Gitahi“Queste statistiche evidenziano le disuguaglianze globali in salute, con l'Africa che porta il peso più grande della malattia”. Continua “dobbiamo aumentare il supporto alle azioni immediate - le tende che riparano dalle punture nelle ore notturne - circa il 53% della popolazione a rischio nell'Africa subsahariana ha dormito sotto una rete trattata entro il 2015 rispetto al 30% nel 2010 - ma anche rafforzare i sistemi sanitari. I sistemi di diagnosi, cui va aggiunta la ricerca per un vaccino che metta fine a questo stillicidio quotidiano”
Amref Health Africa invita i governi e i partner dello sviluppo a: sostenere la strategia globale per la lotta alla malaria 2016-2030; investire nella lotta contro la malaria per aumentare l'efficacia degli interventi per fare in modo che il continente proceda verso la copertura universale; investire nella sorveglianza per la resistenza ai farmaci e applicare regolamenti per combatterla; e sostenere la ricerca per lo sviluppo di insetticidi più sicuri.