E’ un bollettino di guerra. Gli episodi di violenza maschile contro le donne si ripetono giorno dopo giorno. Stupri e femminicidi hanno ormai raggiunto numeri impressionanti.
Si calcola che gli stupri – e parliamo di quelli denunciati, perché in molti casi la vittima non denuncia il suo aggressore, soprattutto se si tratta di un familiare - siano quasi 11 al giorno.
Quasi 7 milioni di donne hanno vissuto una qualche forma di violenza, dallo stalking all’insulto verbale, fino alla violenza sessuale vera e propria subita, secondo l’Istat, da un milione e 157mila donne. Ma i numeri reali sarebbero molto maggiori, con una parte considerevole di “sommerso”. Pensiamo soltanto a quante bambine tengono nascosta la violenza per un senso di “vergogna”.
Altissimo anche il numero dei femminicidi: uno ogni tre giorni, 120 nel 2016, per lo più perpetrati da chi con la vittima ha un legame sentimentale o sessuale.
Molto scalpore giustamente suscitato le violenze di questi giorni a Rimini, di cui i colpevoli presunti sarebbero stranieri. Questo ha immediatamente dato adito alle più vili strumentalizzazioni, per cui il problema principale non sarebbe più il reato commesso ai danni di una donna ma la nazionalità presunta di chi l’ha commesso. A uccidere sono soprattutto italiani, e a essere uccise sono anche donne straniere: lo ripetiamo per chi, anche su episodi così dolorosi, vuole fare della speculazione politica.
C’è bisogno di una grande operazione culturale, che convinca gli uomini, ma anche molte donne, che lo stereotipo della loro debolezza congenita e del dominio maschile deve saltare. Molte, che questo modello culturale hanno rifiutato, hanno pagato un prezzo troppo alto. Ma insieme, come è successo con le manifestazioni mondiali dello scorso 8 marzo, un mondo nuovo e migliore possiamo davvero costruirlo.