La Sezione Migranti e Rifugiati del Vaticano, guidata personalmente da papa Francesco, offre, a partire dall'esperienza sul campo della Chiesa, un contributo al percorso di elaborazione di due Patti mondiali sulle migrazioni portato avanti dall'ONU. (Scopri di più su:
AggiornamentiSociali.it)
I "Venti Punti d'azione" sono affidati a Chiese e associazioni locali perché facciano pressione su Governi e organizzazioni internazionali. Accogliendo l'invito della Sezione, Aggiornamenti Sociali dedica al tema l'editoriale del nuovo numero. La proposta della Santa Sede offre spunti anche per valutare i risultati del recentissimo vertice di Parigi.
Terreno di scontro in ambito mediatico e politico, tanto a livello locale quanto in ambito internazionale, il fenomeno delle migrazioni rischia di essere affrontato sempre e solo in un'ottica emergenziale. Invece - afferma il direttore di Aggiornamenti Sociali, il gesuita Giacomo Costa - «non possiamo fare a meno di forme di governance globale dei processi migratori. Senza un impegno sovranazionale per risolvere i conflitti che generano la spinta a emigrare, producendo flussi di rifugiati, profughi e migranti, nessuna soluzione su altra scala (dai respingimenti alle quote) potrà funzionare».
In linea con la necessaria promozione di forme di governance globale dei processi migratori, la Sezione Migranti e Rifugiati del Vaticano, attualmente sotto la guida diretta di papa Francesco, propone Venti Punti di Azione, che articolano e concretizzano il Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato del prossimo 14 gennaio, firmato da papa Francesco e reso noto il 15 agosto scorso. I Venti Punti di Azione sono declinati in due versioni: nella prima sono espressi in
un linguaggio più formale o “politico”, nella seconda con
un accento più pastorale.
Su sollecitazione della Sezione,
l'editoriale del numero di agosto-settembre di Aggiornamenti Sociali è dedicato proprio al contributo che la Chiesa e la Santa Sede possono offrire in vista di una risposta globale ai fenomeni migratori rispettosa dei diritti umani delle persone coinvolte.
Il riferimento è il processo - perlopiù ignorato dai media e dall'opinione pubblica italiana - avviato il 19 settembre 2016 in sede Onu, con l'approvazione della Dichiarazione di New York per i rifugiati e i migranti. Questa dichiarazione ha messo in moto un articolato percorso, che culminerà nel 2018 con una Conferenza intergovernativa sulle migrazioni internazionali e l’approvazione di due «patti mondiali» (Global Compacts), uno sui rifugiati e uno per migrazioni «sicure, ordinate e regolari». Siamo dunque a metà di un cammino che – scrive Costa – «rappresenta il tentativo a oggi più compiuto di creare un quadro al cui interno far dialogare i diversi punti di vista e fare evolvere i conflitti in maniera costruttiva».
L’opportunità di questo processo è stata colta dal Papa e dagli organismi vaticani. Del resto, scrive il direttore di Aggiornamenti Sociali, fin dall'inizio del suo pontificato «Francesco non ha avuto paura di fare delle migrazioni, o meglio dei migranti, uno degli assi portanti del suo pontificato, anche a costo di suscitare polemiche o alienarsi alcune simpatie. (...) In questa “opzione preferenziale” per migranti e rifugiati riteniamo corretto riconoscere una scelta strategica che impatta sul modo di intendere tutta l’azione evangelizzatrice della Chiesa. Scegliere le migrazioni come oggetto di attenzione prioritaria segnala l’invito alla Chiesa ad attraversare i conflitti». Questa opzione strategica – ha spiegato il Papa in varie occasioni, compreso il Messaggio pubblicato il 15 agosto – si può sintetizzare in quattro verbi: accogliere, proteggere, promuovere e integrare, verbi da leggere e praticare nell'ottica dell'ecologia integrale, che sappiamo essere cruciale nel magistero di Bergoglio.
In questo percorso, in cui si intrecciano il processo innescato dall'Onu e il magistero di papa Francesco, la Sezione Migranti e Rifugiati, consultando le Chiese locali e le organizzazioni cattoliche del settore e con l’approvazione di papa Francesco, ha articolato i quattro verbi in Venti Punti di Azione: fondati sulle migliori esperienze ecclesiali di tutto il mondo, rappresentano un contributo della Chiesa al percorso di elaborazione dei Patti mondiali e uno strumento di pressione nei confronti di Governi e organizzazioni internazionali.
«Questi punti - continua padre Costa nell'editoriale - interpellano anche Chiese locali e società civile, a cui chiedono di prendere posizione: non ci sarà un cambiamento delle politiche pubbliche nei confronti di migranti e rifugiati senza un profondo mutamento della cultura condivisa su questi temi, in direzione opposta alla sensibilità oggi dominante. Oltre al mutamento culturale, il cambio di orientamento delle politiche pubbliche avrà bisogno di una tenace azione di lobbying: i punti elaborati possono rivelarsi uno strumento prezioso, anche per creare alleanze (nazionali e internazionali) capaci di sparigliare le carte di un dibattito che rischia di rimanere altrimenti scontato, prigioniero di posizioni precostituite, di una retorica stantia e di strumentalizzazioni fin troppo evidenti, ma da cui non si riesce comunque a uscire».
In questo contesto, conclude il direttore di Aggiornamenti Sociali, «un ruolo di particolare importanza a questo riguardo è tanto quello delle Conferenze episcopali, dei Paesi di destinazione e transito quanto di quelli di partenza, proprio per trasferire a livello politico il patrimonio accumulato dall’azione e dalla riflessione di chi opera sul campo».