Motivazioni, tecniche, strumenti, linguaggi, segni che caratterizzano una vera e propria cultura: la cultura del dono.
A tutti noi è successo almeno una volta di chiedersi come poter spiegare una tecnica o una buona pratica in modo semplice ed efficace. Credo che raccontare una situazione o una storia sia, per me, il metodo più efficace. Per questo ho voluto fare un’intervista a
Elia Tronchin, regista e sceneggiatore presso
Eventi e Cene Con Delitto – Elp.
La motivazione principale che mi ha spinta a rincorrere Elia è stata quella di provare, attraverso il racconto diretto dei fatti, a fare emergere motivazioni, tecniche, strumenti, linguaggi, segni che caratterizzano un comportamento donativo.
Il linguaggio del dono non è facilmente riconoscibile in quanto, è talmente parte dell’uomo e delle comunità che spesso non gli diamo la giusta importanza, non riconosciamo la sua presenza ma soprattutto non lo raccontiamo.
Solitamente lo facciamo passare sotto traccia o spesso lo confondiamo e lo definiamo come una delle tante tecniche di marketing o di posizionamento. Il mio umile parere è che dobbiamo raccontare quello che facciamo con un linguaggio adeguato, chiamando le cose con il proprio nome.
Se vogliamo che il dono si diffonda e che diventi uno strumento irrinunciabile per comunità più desiderabili e generative dobbiamo nominarlo, indicarlo assegnargli dei referenti precisi e riconoscibili.