Orvieto, 6 settembre 2007
«Non dobbiamo avere paura della sicurezza - afferma il presidente delle Associazioni cristiane dei lavoratori italiani davanti alla sua platea - perché la sicurezza è lo spazio all'interno del quale si costruiscono le relazioni e si sviluppa la solidarietà e la partecipazione attiva dei cittadini. Senza sicurezza non c'è senso di appartenenza, non si crea comunità, perché al contrario nasce e si alimenta quella paura che alza muri tra le persone. Sicurezza vuol dire poi anche legalità. E un Paese non può avere paura della legge, del rispetto anche rigoroso delle regole. Certo un Paese normale, e su questo tema, la legalità, c'è da chiedersi se l'Italia lo sia veramente. Perché l'illegalità, l'abusivismo, l'impunità non sono problemi che nascono oggi con i lavavetri fiorentini».
«Il rispetto della legalità - precisa Olivero - è un principio ?sacrosanto' che deve valere però per tutti. Così anche la sicurezza: o è di tutti o di nessuno. Non di un solo territorio: il centro storico ad esempio, con l'effetto di spostare i problemi in periferia; non di un solo gruppo sociale: i cittadini benestanti. Se la sicurezza non è di tutti, allora finisce per essere contro qualcuno. Voglio dire che la sicurezza che lo Stato deve garantire, non è solo quella fisica del cittadino indifeso, ma anche quella sociale di chi è minore o diversamente abile ed è sfruttato, di chi è straniero e viene assoggettato alla pratica del caporalato, di chi è stato ridotto in schiavitù e messo a 'lavorare' sul marciapiede. Potremmo dire: c'è anche la sicurezza dei poveri da tutelare. Bisogna statere sempre attenti a che la povertà non diventi reato».
«Nel caso specifico dei lavavetri - continua Olivero - la domanda da porsi è: quale misura concreta e specifica di inclusione sociale è stata prevista dall'amministrazione a fronte dell'intervento legittimo di tipo repressivo? È infatti la risposta a questo interrogativo a segnare il discrimine fra demagogia e rispetto della legalità. Solo allora diventa chiaro che non si cacciano i lavavetri per lavare le coscienze dei benpensanti, ma si scardina un sistema di sfruttamento, si colpiscono i gestori del racket, si offrono differenti opportunità di integrazione alle persone. Rispetto delle persone e rispetto del territorio: questa è la frontiera».
E sul provvedimento predisposto dal ministro dell'Interno: «Benissimo - dice -. Ben venga tutto ciò che si muove nel senso della legalità, del rispetto delle regole e del territorio. Ma non ci si limiti a misure di polizia e di ordine pubblico. Si investa in progetti di inclusione specifici e mirati. Si ascoltino e si responsabilizzino i cittadini - immigrati ed italiani -, si coinvolgano le associazioni di volontariato, del terzo settore, le comunità di quartiere, le parrocchie (non solo le associazione dei commercianti?). Questo è il pacchetto sicurezza di cui ha bisogno il Paese. La cura del territorio e delle persone è la migliore garanzia per la sicurezza di tutti i cittadini».