La buona nuova in tema di adozioni arriva a poco meno di un mese dall’insediamento di Laura Laera, nuova vicepresidente della Commissione Adozioni Internazionali: entro la fine del 2017 verranno finalmente liquidati i rimborsi spettanti alle famiglie le cui adozioni si siano concluse nel 2011. Ma l’entusiasmo che nelle ultime ore aveva regalato un sorriso alle centinaia di famiglie adottive viene smorzato poco dopo dalla notizia che non essendovi alcun ulteriore stanziamento di fondi da parte del Governo non verranno rimborsate le istanze di rimborso presentate successivamente all’anno 2011.
Sull’argomento torna Luca Mattiucci con il suo articolo pubblicato sul sito del Corriere Sociale dal titolo “Adozioni internazionali, nessun rimborso alle famiglie”
OLTRE 10MILA FAMIGLIE ABBANDONATE AL LORO DESTINO
La nota diffusa dal sito della CAI riguarda oltre diecimila nuclei familiari per il solo periodo compreso tra il 2012 e il 2015 (ancora non disponibili quelli relativi al 2016-2017). Una vera e propria doccia fredda che stona con le affermazioni del giugno 2016 rilasciate dall’allora Ministra Maria Elena Boschi che, in risposta ad un’interrogazione parlamentare nata dalla volontà di comprendere se i rimborsi per le spese adottive rientrassero nel fondo di circa 15 milioni di euro per le adozioni internazionali allocati nella Legge di stabilità, sottolineò che il fondo disponibile ammontasse a ben 20 milioni di euro. A distanza di un anno esatto, invece, i rubinetti vengono chiusi e le famiglie rischiano di rimanere esposte per una media di 20-25mila euro ciascuna.
UN COLPO DURO AD UN SISTEMA IN FORTE CRISI
E se non erano bastate le polemiche che avevano interessato il settore negli ultimi mesi, oltre ad una gestione poco attenta della CAI confermata dalle affermazioni della neo vicepresidente Laera, ecco sommarsi anche il dietrofront di Governo. Un duro colpo per l’Italia, fino a poco tempo fa seconda solo agli Stati Uniti per numero di adozioni, che fa il paio con un sistema ormai in crisi se si considera come dal 2001 si sia verificato un calo delle richieste di adozioni internazionali del 60% (da 8mila richieste alle attuali 3mila). All’origine costi troppo elevati delle procedure, inghippi burocratici con diversi Stati per lo sblocco delle autorizzazioni e non in ultimo una fiducia sempre più risibile verso i 62 enti privati accreditati, a fronte di controlli spesso inadeguati ma più volte invocati dagli enti stessi.
Ciò nonostante a chi in questi anni ha continuato a crederci investendo tempo, denaro e anche affetto per quel figlio “in arrivo”, ponendo come prima istanza un maggiore accompagnamento nella fase post-adottiva ecco la risposta: il silenzio.