New York. L’Onu ha formalmente adottato un trattato che proibisce l’uso delle armi nucleari, fino ad ora le uniche armi di distruzione di massa senza un apposito documento che le vieti. Il trattato e’ stato approvato da 122 Paesi, ma le potenze nucleari come gli Stati Uniti hanno boicottato i negoziati, definendo gli obiettivi ingenui e irraggiungibili, soprattutto in un momento in cui la Corea del Nord vuole lanciare missili nucleari contro qiello che ha definito i suoi nemici. (Scopri di più su:
OnuItalia.com)
L’assemblea dell’Onu
Oltre ai 122 sì, c’è stato un voto contrario (l’Olanda) e un astenuto. In prima battuta, si è cercato di far passare il testo per consenso. I Paesi Bassi, però – unica nazione Nato presente al vertice – si sono messi di traverso e hanno chiesto il voto formale. Gli osservatori fanno notare che non è un mistero l’opposizione delle potenze nucleari al bando. Tutte: sia le cinque riconosciute dal Trattato di non proliferazione, del 1968 – Usa, Russia, Francia, Gran Bretagna e Cina – sia le quattro non ufficiali: India, Pakistan, Israele e Corea del Nord. Queste non hanno partecipato ai lavori di NewYork, come i loro alleati.
Il via libera è comunque un traguardo storico. Anche perché fino all’ultimo, l’approvazione ha rischiato di slittare quantomeno di qualche mese. Mercoledì la maratona negoziale è andata avanti fino a sera inoltrata: oggetto del contendere la spinosa questione del ‘ritiro’ dall’impegno. Il blocco maggioritario di Stati – incalzato dalla società civile – ha cercato di stralciare in tutto o in parte il controverso articolo 17. Quest’ultimo dà la possibilità ai paesi aderenti di recedere in caso di ”eventi straordinari legati all’oggetto del trattato ne abbiano compromesso gli interessi supremi”.
L’intransigenza di Algeria, Bangladesh, Egitto, Iran, Filippine, Svezia – capofila del blocco pro articolo 17 -, tuttavia, ne ha impedito l’eliminazione. La clausola, dunque, è rimasta.
Soddisfazione dopo il voto
”Il cuore del trattato è l’articolo 1 – ha spiegato Francesco Vignarca della Rete Disarmo all’Avvenire – Esso vieta di sviluppare, testare, produrre, acquisire, possedere ma anche trasferire o ricevere il trasferimento, consentire la dislocazione, incoraggiare, indurre, assistere, ricercare. Non è fatto, poi, esplicito divieto solo dell’impiego delle testate. Anche la minaccia d’uso è proibita”. Un colpo al cuore della dottrina della deterrenza che sancisce un ”diritto all’atomica” delle principali potenze a scopo dissuasivo. Altro punto cruciale è l’articolo 4. ”Si capisce già dal titolo: ”Verso la totale eliminazione delle armi nucleari”. Il bando è la premessa necessaria per svuotare concretamente gli arsenali. Là si dice come farlo”, ha aggiunto Vignarca.
Il documento, inoltre, garantisce una specifica assistenza ai colpiti dall’uso di armi o dalla sperimentazione atomica, sancisce la necessità di bonifica ambientale (articolo 6) e impegna gli Stati parte a farsi promotori del bando presso Armi nuclearigli altri Paesi, in modo che il trattato raggiunga l’universalità (articolo 12). Un obiettivo che si scontra con l’opposizione delle nazioni nucleari. E dei loro alleati, fra cui l’Italia, assente dalla Conferenza. ”Chiuso l’accordo, da oggi comincia la nostra battaglia per l’adesione italiana. Non sarà facile ma in Parlamento una certa sensibilità sul tema c’è”, ha concluso Vignarca nell’intervista. Un passo intermedio potrebbe essere quello di ottenere un appello non vincolante di quest’ultimo al governo perché cambi posizione, sul modello di quello appena fatto dalle Cortes spagnole.
Le firme di adesione inizieranno ad essere raccolte il 20 settembre. Il bando entrerà in vigore entro 90 giorni da quando sarà ratificato da 50 Paesi.