La ricerca della sussidiarietà. Invito a rileggere: Socialismo liberale di Carlo Rosselli. (Scopri di più su: Labsus.org)
Carlo e Nello Rosselli furono assassinati il 9 giugno 1937 a Bagnoles-de-l’Orne in Francia per mano di alcuni sicari del Comité secret d’action révolutionnaire, su mandato del regime fascista italiano. Nell’ottantesimo anno della loro morte molte sono state in tutta Italia le iniziative commemorative in ricordo della loro attività antifascista e del contributo dato al pensiero e all’azione politica nello sforzo di conciliare il socialismo con il liberalismo. A distanza di molti anni il saggio Socialismo liberale di Carlo Rosselli (Einaudi, Torino, 2009) offre ancora molti spunti di riflessione che non mancano di attualità. I riferimenti vanno ai numerosi temi sociali e politici che oggi animano il dibattito pubblico su democrazia, autonomia, responsabilità, partecipazione, lavoro e uguaglianza. Di questa “confessione esplicita di una crisi intellettuale”, come la definisce nell’introduzione lo stesso Rosselli, qui interessa soprattutto mettere in chiaro come l’autore abbia anticipato nella sostanza l’idea della “sussidiarietà” come criterio regolativo della tensione fra socialismo e liberalismo.


Conciliare socialismo e liberalismo

Rosselli parte dalla critica della concezione politica marxista per approdare a un’idea di società in cui la libertà dell’individuo e l’autonoma iniziativa delle parti sociali si concilino nella comunità politica con la giustizia sociale. Nella costruzione di una società nuova, indirizzata a riposizionare l’uomo come soggetto politico al suo centro senza cedere alle lusinghe del liberalismo individualista e ai miraggi del collettivismo egualitario, Rosselli esalta la dignità della persona, la natura relazionale dell’uomo e la necessità di esprimersi e realizzarsi nella comunità in cui si vive con libertà e creatività. Nel pensiero di Rosselli è quindi possibile trovare le radici socialiste e liberali della sussidiarietà e una certa convergenza ideale su questo principio, seppur partendo da presupposti diversi, con quella parte della cultura cattolica italiana che si ispira alla dottrina sociale della Chiesa.


Sussidiarietà e solidarietà per la dignità dell’uomo

Un altro motivo di convergenza si ha intorno all’idea della “solidarietà”, principio indispensabile alla corretta interpretazione e alla migliore applicazione della sussidiarietà. Basti pensare a Giuseppe Dossetti e all’insistenza con cui difese il nesso tra sussidiarietà orizzontale e solidarietà, portando il suo contributo alla formulazione degli articoli 2 e 3 della costituzione repubblicana. Il metodo democratico può funzionare solo se una società si mostra solidale e responsabile di fronte alle sue parti più deboli e attenta alle sue esigenze. Per Rosselli la condizione necessaria è la conquista di un “grado relativo di benessere” perché “la miseria è la gran nemica” del consorzio civile così come “la ricchezza privilegiata”. Solo una prospettiva che rispetti l’uguaglianza sostanziale può “riaffermare le irrinunciabili esigenze dei principi fondamentali del liberalismo” e permettere all’uomo l’emancipazione. In altri termini, per Rosselli, il socialismo può portare alla “attuazione progressiva della idea di libertà e di giustizia fra gli uomini” a patto che l’uomo e la vita associata non vengano compresse dallo Stato e che la libertà si accompagni “con la riaffermazione dei valori dello spirito” e con “una più equa distribuzione delle ricchezze”.


Verso una società libera tesa alla felicità dell’uomo

Sussidiarietà e solidarietà quindi cooperano sul piano sociale e politico per assicurare la dignità della persona; entrambi i principi restano fondamentali valori nell’orizzonte di uno Stato che si ponga l’obiettivo di realizzare una “società felice”. Per Rosselli “l’emancipazione o sarà integrale – corpo e anima – o non sarà”. Benché egli nel saggio non citi espressamente la sussidiarietà, tutta la sua riflessione tesa a conciliare gli opposti di libertà e socialità vanno in questa direzione. Egli contesta le ideologie che fanno dello Stato “l’amministratore, il gerente universale, il controllore dei diritti e delle libertà” dei cittadini e auspica un capovolgimento di prospettiva in cui l’individuo e la società organizzata precedano lo Stato, volendolo piuttosto garante del bene comune cui tendono le componenti sociali.

Riferendosi allo Stato socialista-marxista, cui implicitamente affianca anche quello autoritario fascista, Rosselli mette in guardia dagli eccessi dell’autorità politica e dal peso dell’amministrazione pubblica che si sostituiscono alla società nella pretesa di indicare la strada verso il benessere comune che necessariamente diviene collettivo e pianificato. A tutti appaiono chiari, scrive Rosselli “i pericoli della elefantiasi burocratica, della invadenza statale, della dittatura dell’incompetenza, dello schiacciamento d’ogni autonomia e libertà individuale, del venir meno dello stimolo dei dirigenti come negli esecutori”.


La tendenza predominante nel campo socialista-liberale

Rosselli pensa a una società costruita dal basso con al centro la persona con i suoi bisogni e intuisce che la corrente socialista volta al progresso civile “è in favore di forme di conduzione per quanto possibili autonome, sciolte correlative ai vari tipi di impresa, che ne rispettino le tanto varie esigenze”. La società si costituisce “di forme miste, con innesto dell’interesse generale sul particolare, forme individuali e familiari, a seconda delle tradizioni, della tecnica, dell’ambiente”; di forme, in breve, che scaturiscono dalla libera volontà degli uomini che si associano generando verso l’alto lo Stato, articolato nelle sue diverse formazioni sociali e ad esse funzionale. D’altronde egli è convinto che la libertà sia una conquista, “che si conserva solo col continuo esercizio delle proprie facoltà, delle proprie autonomie”. Nello sviluppare questa riflessione, Rosselli si rifà anche all’esperienza di Proudhon, dal quale il principio di sussidiarietà è più volte richiamato nel suo federalismo integrale.


Metodo liberale, partecipazione e sussidiarietà

Per Rosselli il “metodo liberale e democratico” è l’autogoverno che invita “i popoli e le classi, al pari degli individui” ad amministrarsi “da sé, con le loro forze, senza interventi coercitivi o paternalistici”. Esso deve sospingere “gli uomini a esercitare le loro più alte facoltà nell’approntare istituti che li inducano a partecipare attivamente alla vita sociale”. Le parole d’ordine del metodo liberale diventano così partecipazione, responsabilità e reciprocità. E alla domanda di chi si chiede dove si manifesti il liberalismo, Rosselli risponde che esso è vivo “in tutte le forze attive” e rivoluzionarie della storia; “in tutte le forze sociali che – sia pure senza averne sempre piena consapevolezza – esercitano una funzione rinnovatrice, in tutte le forze che intendono superare lo stato sociale attuale e aprire alla libertà e al progresso” nuove vie.

Per questo liberalismo e socialismo sono ben lungi dall’opporsi, ma appaiono, secondo Rosselli, “legati da un intimo rapporto di connessione”, secondo cui la libertà è “la forza ideale ispiratrice”, mentre l’azione sociale “la forza pratica realizzatrice”. L’equilibrio tra queste due forze è dato proprio dai principi di sussidiarietà e solidarietà che regolano la partecipazione dei cittadini e dei corpi intermedi nella vita dello Stato e garantiscono l’uso “funzionale” dei pubblici poteri. In questo modo l’azione sociale assume un valore morale che trova fondamento nell’autonoma iniziativa e nella responsabilità dei cittadini, singoli e associati, che, nel quadro della comunità politica, si attivano per realizzare il bene comune nell’interesse generale.

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