Il momento più difficile per i finanziamenti al mondo della cultura italiana è cominciato nel 2005, con la drastica riduzione del finanziamento pubblico alle arti e alla cultura. Da allora la non più scontata presenza del sostegno pubblico ha portato gioco forza ad un totale cambiamento di paradigma a cui organizzazioni ed enti culturali italiani non erano preparati. (Scopri di più su:
FundraisingSchool.it)
Ma la crisi è spesso anche un’opportunità: ed è così che, dopo una prima fase di sgomento e di mancanza di strategia di sostenibilità alternative ad un sistema immutato da secoli, sono emerse negli ultimi anni significative eccezioni positive.
Fundraising per la cultura e cultura del fundraising
Il problema maggiore che le organizzazioni culturali si sono trovate ad affrontare è stato quello di individuare nuove categorie di sostenitori che potessero affiancare il contributo del pubblico, sempre più ridotto, e capire con quali modalità e strumenti e su quali progetti coinvolgerle. Si è trattato davvero di immaginare nuovi “donatori per la cultura” superando una serie di pregiudizi e soprattutto l’abitudine diffusa di considerare sempre lo stato o i ceti sociali ad alto reddito come possibili e unici “mecenati” in grado di avere un ruolo in merito. In un Paese che fa del patrimonio culturale e della cultura uno dei suoi asset strategici, si è scoperto infatti che la disponibilità a donare risorse economiche per il sostegno di un’organizzazione culturale o di un progetto culturale (Civita 2009) da parte dei cittadini italiani era davvero tiepida e riguardava prevalentemente interventi di restauro di beni o si salvaguardia del patrimonio culturale tangibile. Un percorso tutto in salita dunque: in un contesto completamente mutato, le organizzazioni culturali hanno dovuto in questi anni ripensare in primo luogo le proprie modalità di comunicazione e le proprie strategie di audience engagement per il coinvolgimento di nuovi e vecchi pubblici, da sensibilizzare prima e coinvolgere solo in un secondo momento in vere e proprie iniziative di fundraising.
Gli effetti del decreto Art Bonus
Dopo anni di contrazione delle risorse destinate alle arti e alla cultura, una ventata di ottimismo è stata portata dal decreto
Art Bonus introdotto nel 2014, che favorisce un credito d’imposta pari al 65% dell’importo donato a chi effettua erogazioni liberali a sostegno del patrimonio culturale pubblico italiano. Grazie anche a nuovi strumenti di comunicazione e a una campagna di promozione serrata e capillare per far conoscere questa nuova opportunità sia a cittadini, imprese e fondazioni, sia alle organizzazioni culturali stesse, a poco più di due anni dall’attivazione sono stati raccolti grazie all’Art Bonus 170 milioni di euro e sono stati ben 5.233 i donatori (imprese, fondazioni ma anche privati cittadini) che hanno scelto di sostenere oltre 900 beneficiari, di cui il 60% sono comuni italiani.
Il Crowdfunding nel settore culturale
Le donazioni nel settore culturale sono cresciute in questi anni anche grazie al fenomeno del crowdfunding: anno dopo anno è cresciuta la presenza di
piattaforme italiane (9,4%) che si occupano verticalmente di cultura (su 68 piattaforme di crowdfunding attive in Italia nel 2016, ben 12 erano dedicate esclusivamente a progetti di arte, musica, cinema, editoria, cultura). È cresciuto anche il numero di organizzazioni culturali e operatori del settore pronti a sollecitare donazioni attraverso l’uso della rete e il coinvolgimento delle proprie community di appassionati: nel 2016 il 22% delle campagne di crowdfunding ha riguardato in modo specifico iniziative culturali: a queste si possono aggiungere, se parliamo di cultura come bene comune, anche quelle di crowdfunding civico (7,6%) per un totale di quasi 30% (quelle sociali arrivano al 23%, quelle di business al 22,4%, mentre i progetti di ricerca scientifico-medica restano al 10,7%). Dati che sembrano rivelare una nuova sensibilità degli italiani a donare per la cultura e dare forma ad una nuova tipologia di donatore che vuole essere coinvolto, poter lasciare un segno, poter fare la differenza anche attraverso una donazione a sostengo di progetti culturali attraverso la rete.
Il donatore 3.0
Il fenomeno del crowdfunding e quello dell’Art Bonus hanno fatto inaspettatamente emergere in questi ultimi due anni un profilo nuovo di donatore per la cultura, lontano dallo stereotipo tradizionale, che magari non ha elevatissime capacità di dono, che si sente tale senza bisogno di epiteti particolari, né santo né eroe, non per forza di nobile stirpe o figlio di grande casata. Il donatore 3.0 è una persona che viene coinvolta gradualmente in un progetto o nelle attività di un’organizzazione culturale di cui condivide interessi o obiettivi. Non è solo un visitatore di passaggio o uno spettatore distratto a cui scucire una donazione sporadica, ma piuttosto un individuo che si sente parte dell’organizzazione, che sa riconoscere e apprezzare cosa questa porta all’intera comunità, ne segue lo sviluppo e, al momento giusto, se adeguatamente sollecitato, può decidere di fare la sua parte. Un donatore 3.0 che usa il web anche come canale per donare ma soprattutto per verificare che il progetto da lui sostenuto possa realizzarsi e che ci tiene ad essere informato e coinvolto.
I campioni del crowdfunding per la cultura
L’indagine
Donare 3.0, presentata nel maggio scorso da Doxa 3.0, Rete del Dono e Paypal dimostra che l’online sempre più diventa il canale scelto dai donatori italiani anche per sostenere progetti culturali. Crescono le organizzazioni culturali italiane che scelgono di dotarsi di strumenti online per coltivare la propria relazione con il pubblico, e crescono quelle che hanno capito che l’online può essere un potentissimo canale per fare fundraising. Non mancano esperienze di realtà culturali di grandi dimensioni che non hanno avuto timore di usare questo strumento per testare la disponibilità dei propri sostenitori, anche oltre confine: solo per citarne alcune, ricordo la campagna di Palazzo Madama per l’acquisto del Servizio D’Azeglio nel 2013 o la campagna
‘Conquistiamoci la Luna’, promossa dal Museo della Scienza e della Tecnica ‘Leonardo da Vinci’ di Milano e gestita anche sul portale di Rete del Dono. Nell’ambito delle campagne di crowdfunding per la conservazione del nostro immenso patrimonio, si possono citare la campagna
“Crazy for Pazzi” dell’Opera Santa Croce di Firenze. Nel settore della musica penso a
“OM Risuona” dell’Orchestra Mozart di Bologna o alla più recente campagna
“Opera for everybody” del Maggio Musicale Fiorentino.
Il successo del crowdfunding per le piccole Onp
Ma il crowdfunding può essere un’opportunità importante anche per realtà di piccola e media dimensione che compongono di fatto il ricchissimo sottobosco del mondo delle associazioni culturali e delle imprese culturali creative. I casi di successo già ci sono, come ad esempio
“Back to Bech – Un pianoforte per la Civica” la raccolta fondi volta a restaurare un pianoforte a coda del 1890 donato alla Scuola Civica di Musica di San Sperate, inprovincia di Cagliari.
Un premio per il crowdfunding culturale
Una buona occasione per testare questa modalità di coinvolgimento dei propri donatori è senz’altro il Premio Rete del Dono per la Cultura, lanciato la scorso 15 giugno da Rete del Dono e riservato ad enti e organizzazioni non profit che attivino sulla piattaforma retedeldono.it una campagna di crowdfunding (sia donation based sia donation con reward) finalizzata a un progetto in ambito artistico e culturale. I requisiti per la partecipazione, le fasi del premio e le modalità del crowdfunding si trovano nella
sezione del sito dedicata alla cultura. Le associazioni culturali e gli enti interessati possono presentare progetti che abbiano un obiettivo di raccolta fondi compreso tra un minimo di 5.000 € e un massimo di € 25.000€ . Le candidature sono aperte fino al 31 agosto prossimo. Rete del Dono inoltre mette in palio un contributo del 20% dell’obiettivo della campagna di crowdfunding (fino ad un massimo di 5.000 €) per i tre progetti che per primi raggiungeranno l’80% del loro obiettivo nel periodo compreso tra il 1 ottobre e il 31 dicembre. Un’occasione da non perdere prima della pausa estiva.
*Docente del corso Cultura e Fundraising (Forlì, 26-27 ottobre 2017) presso The FundRaising School, da 15 anni è consulente nel settore del fundraising per le organizzazioni non profit, in particolare per quelle che operano nel settore culturale. È relatore e docente di workshop, giornate di studio, master e convegni concernenti il fundraising, sia su tematiche specifiche per il fundraising in ambito culturale sia su temi comuni a tutti settori. Ha pubblicato e pubblica articoli in Italia relativi al tema del fundraising per la cultura, è autrice con Pierluigi Sacco de “Il fundraising per la cultura” (2005). E’ socio senior dell’Associazione italiana Fundraiser – ASSIF.