La crisi politica, militare, economica e sociale del Sud Sudan sta toccando soprattutto le fasce più deboli della società - in primis le donne e i bambini. Quasi un terzo della popolazione del paese ha dovuto lasciare le proprie case per rifugiarsi oltre confine o in zone ritenute più sicure ma chi è rimasto patisce tutto l’impatto nefasto del conflitto (in)civile.
La sofferenza del Sud Sudan è visibile soprattutto nei suoi ospedali che oramai sono in gran parte sguarniti di personale, farmaci e attrezzature basilari, anche nelle zone più stabili del paese. Un po’ ovunque tutti lamentano soprattutto la carenza di personale e di risorse:
Samson Baba, consigliere speciale del Ministro della Sanità: “Abbiamo calcolato che a questi ritmi ci metteremo 66 anni a formare il personale sanitario che ci serve.” “Quando abbiamo celebrato l’indipendenza del paese ci siamo resi conto che avevamo solo 8 osteriche qualificate. Ora ne abbiamo quasi 300, ma siamo ancora molto sotto alla soglia minima raccomandata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.”
Daniel Alphonse, Direttore Generale per la Sanità a Maridi: “Abbiamo una grossa carenza di personale. Il problema è che non ci sono soldi. Il nostro personale guadagna in media 300 pounds sudsudanesi al mese ma quando va al mercato per fare la spesa gliene servono 1.200 o 1.500. E’ normale che la gente lasci il posto di lavoro per andarsene a coltivare un orto per far andare avanti la famiglia.”
Ismahil Mohammed, Direttore Sanitario dell’Ospedale di Yambio: “La quantità di personale sanitario è troppo limitata. E poi molti di loro oramai hanno lasciato il paese e chi è rimasto ha un tasso di motivazione bassissimo perché il governo non è in grado di pagarlo”.
Morrish Ojok, Direttore di Amref Health Africa in Sud Sudan: “Attualmente le agenzie delle Nazioni Unite non hanno ricevuto l’80% dei fondi necessari per far fronte alla crisi umanitaria. C’è un enorme carenza di risorse per far fronte alla crisi, soprattutto in termini dell’offerta dei servizi. Ne risentono soprattutto i servizi di salute materna ed infantile, l’accesso all’acqua pulita e all’igiene, ma anche i servizi clinici e diagnostici.”
Samuel Majak, Clinical Officer presso l’ospedale di Yambio: “La crisi ha peggiorato la situazione. Molta gente si è letteralmente data alla macchia e se malata non può neanche raggiungere gli ospedali. In molti stanno morendo di malattie curabili perché non possiamo raggiungerli. E quelli che sono scappati verso la città stanno congestionando l’ospedale e spesso non possiamo curarli perché le strade sono insicure e non abbiamo modo di fare arrivare i farmaci.”
Patrick Taban, Preside del Maridi Health Sciences Institute sostenuto da Amref Health Africa: “Ho il timore che non saremo in grado di continuare a formare personale sanitario. Il nostro istituto ha la capacità di ospitare 350 studenti. Oggi ne abbiamo 128 e i numeri continueranno a diminuire perché non ci sono fondi per far venire altri studenti. Il corso di gennaio non è partito e credo che anche per il semestre di giugno non potremo avviare un nuovo corso. A mano a mano che gli studenti attuali si diplomano la scuola si svuoterà.”
Tommy Simmons
Fondatore Amref Italia