Roma. La solidarietà si declina nei millesimi. Quelli della nostra dichiarazione dei redditi. Ma attenzione, non stiamo parlando di briciole. Quei millesimi, sommati assieme, hanno portato a 4 miliardi di donazioni in undici anni. Ovvero da quando esiste il 5 per mille. E così quelle briciole hanno costruito una montagna. (Scopri di più su:
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Per il nostro sistema di welfare si tratta di un sostegno indispensabile, ma la strada – lastricata di ostacoli – in questi anni è stata tutta in salita. Fortunatamente la legge di bilancio 2015 l’ha stabilizzato, evitando così faticosi giri di giostra a ogni annualità. E ora la riforma del terzo settore completerà il lavoro sciogliendo i tanti nodi ancora irrisolti. A partire dal registro unico, che permetterà di evitare il rinnovo annuale dell’iscrizione e la presenza di soggetti discutibili tra i destinatari (come ad esempio i golf club). Sarà inoltre aumentato il tetto massimo delle donazioni (500 milioni di euro) e, assicura il Governo, non ci saranno più ritardi. I tempi di pagamento saranno gli stessi del 2 per mille destinato ai partiti. Una disparità di trattamento più volte evidenziata e criticata da associazioni e fundraiser. Ora non resta che attendere il 3 luglio, giorno di scadenza per i decreti delegati.
LA CORSA ALLE PREFERENZE
Nonostante i principali destinatari siano quasi sempre gli stessi – a partire da Airc (64,9 milioni) ed Emergency (13,4) – la tendenza registrata negli ultimi anni evidenzia un leggero calo delle donazioni al volontariato a fronte di un aumento delle organizzazioni iscritte (53.461). Un universo eterogeneo e complesso che spesso scatena la competizione sul piano del marketing per accaparrarsi le preferenze. Donare è semplice, ma non così immediato. Oltre alla volontà occorre infatti inserire il codice fiscale del destinatario. E così molte organizzazioni investono ingenti risorse sulla comunicazione alimentando un circuito vizioso (chi più investe, soprattutto in tv, più ottiene) e spietate campagne che fanno leva sull’empatia e sulle emozioni con mezzi non sempre rispettosi. Alle organizzazioni più piccole e prive di risorse non resta che investire sul web (e sul passaparola). Ma la forbice si allarga sempre di più.
LA SCUOLA BULGARA
Nell’ambito del terzo settore l’Italia si è sempre distinta. È stato il primo paese ad avere una legge sul volontariato e il primo a dotarsi di una norma sulle società benefit. Un’avanguardia solidaristica e comunitaria che però, quando si parla di fiscalità, non ha mantenuto il passo di altri paesi europei. Il 5 per mille, infatti, non è una nostra invenzione. Tutto ha origine con la “one percent law” della Bulgaria che si era appena smarcata dal blocco sovietico. Il non profit non esisteva, così come l’indipendenza. E questa è stata una prima grande rivoluzione che ha creato un effetto domino nel resto d’Europa. Ora, al di là dei paesi anglosassoni (qui il terzo settore è sostenuto dai cittadini), provvedimenti simili al 5 per mille sono presenti in Portogallo, Slovenia, Polonia. A variare sono solo le percentuali. Germania e Francia? Beh, in questi casi è forte (e diretto) il sostegno statale.