Sono 2 miliardi, i bambini, le bambine e le donne del mondo che vivono in Paesi con forme gravi o gravissime di esclusione: 1 su 3! (Scopri di più su: WeWorld.it)

L’Italia si conferma al 21 posto, ma l’inclusione è ancora molto lontana.

WeWorld presenta il 3 maggio a Roma il nuovo WeWorld Index, uno strumento, ormai alla sua terza edizione, nato per misurare l’inclusione di bambine, bambini, adolescenti e donne nel Mondo.

All’incontro insieme al Presidente di WeWorld, Marco Chiesara, On. Sandra Zampa Vice Presidente Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, Enrico Giovannini, portavoce ASviS Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile, Alessandra Piermattei – Agenzia italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, Santino Severoni – Coordinatore per la Salute pubblica e la Migrazione dell’Ufficio europeo dell’OMS, Francesco Petrelli – Concord Italia, Pietro Sebastiani – Direttore Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo MAECI. Moderatore dell’incontro, Luciano Scalettari, giornalista Famiglia Cristiana.

170 Paesi in classifica, 34 indicatori, 21 esperti coinvolti per dichiarare che il progresso di un paese deve essere misurato non solo attraverso indicatori economici, ma analizzando le condizioni di vita dei soggetti più a rischio di esclusione come bambine/i e donne.

Con il termine “inclusione” – ed esclusione per contrasto – entrato nell’Agenda di Sviluppo Sostenibile 2030, nel WeWorld Index si intende un concetto multidimensionale, che non riguarda solo la sfera economica, ma tutte le dimensioni del sociale: sanitaria, educativa, lavorativa, culturale, politica, informativa, di sicurezza, ambientale.

Il WeWorld Index 2017 ci racconta che i Paesi in cui bambini, bambine, adolescenti e donne soffrono di esclusione insufficiente, grave o gravissima 102. Una media sconsolante che si traduce in un dato ancora più impressionante: il 38% dei bambini e delle donne del mondo – circa 2 miliardi di persone – vive in paesi in cui vi sono forme gravi o gravissime di esclusione: 1 donna (o bambino/a) su 3.

Ragionando al contrario, solo il 5% delle donne e della popolazione under 18 vive in Paesi dove la loro inclusione è buona. Tra il 2016 e il 2017 il numero di bambine/i, adolescenti e donne che vivono in paesi dove la loro esclusione è grave e gravissima è aumentato di 22 milioni (pari a mezzo punto percentuale).

Se non si interviene subito, entro il 2030 con il ritmo attuale le donne e la popolazione under 18 che vivono in Paesi in cui vi sono forme gravi o gravissime di esclusione aumenterà di 286 milioni (sul miliardo e 800 mila attuale), un numero pari alla popolazione dell’intera Europa occidentale.

I risultati del Il WeWorld Index 2017 vedono la Norvegia (e in generale Paesi del Nord Europa) dominare la classifica ancora una volta, mentre fanalino di coda si conferma la Repubblica Centrafricana.

L’Italia, al 21 posto in classifica, registra una performance sufficiente a livello globale, ma si attesa, tra i Paesi fondatori dell’Unione Europea, come il meno inclusivo per donne e bambini/e. Il nostro Paese dovrebbe fare uno sforzo quasi doppio rispetto alla Norvegia per conseguire il Valore Target (Paese ideale primo in tutti e 34 gli indicatori).

“Nei Paesi più sviluppati dove, a differenza di Paesi come L’Africa Sub-Sahariana e l’Asia Meridionale, sono garantiti i diritti fondamentali in ambito educativo sociale, politico e sanitario, una effettiva parità tra uomini e donne è ancora lontana”. Commenta Marco Chiesara –“In Questi Paesi, tra cui l’Italia, sono necessari interventi puntuali sul piano della parità salariale, della prevenzione e del contrasto alla violenza maschile sulle donne, per l’accesso delle donne alla vita politica. In Europa occidentale, ma ancor più in quella orientale e meridionale (Spagna, Italia, Grecia), per la prima volta dal dopoguerra, il destino di bambini e donne sembra intrecciato: 23 milioni di bambini/e sono in povertà nel vecchio continente; solo il 55% delle donne con tre o più figli ha un lavoro”.

Se quindi l’Europa per il WeWorld Index il luogo migliore in cui un bambino o una bambina potrebbero crescere e le pari opportunità sono meglio affermate, il rischio di povertà dei bambini è aumentato e il ritardo con cui il fenomeno è stato riconosciuto, in alcuni paesi, tra cui l’Italia, ha già creato milioni di giovani che non studiano, non lavorano e non si formano, ponendo forse una pesante ipoteca sul loro futuro.

“I paesi in cui opera WeWorld sono tutti nella categoria della grave esclusione (Nepal, Tanzania, India e Benin) e dell’insufficiente inclusione (Cambogia)” – conclude Chiesara – “Fanno eccezione il Brasile e l’Italia, che comunque sono nella categoria della sufficiente inclusione (Brasile agli ultimi posti della categoria, Italia ai primi della categoria), rivelandosi però contesti in cui le donne sono ancora escluse, specie nell’ambito economico e politico”.

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