“Considerando che la nostra società è cambiata ad una velocità inaudita negli ultimi decenni e che il cittadino ha la necessità di esprimersi in maniera più frequente e più diretta in merito a questioni che determinano il futuro della società e considerando che sarebbe opportuno che le istituzioni politiche di conseguenza investano nell’innovazione democratica”. Queste sono alcune delle considerazioni alla base della relazione su “L’e-democrazia nell’Unione europea: potenziali e sfide”, presentata dalla Commissione Affari costituzionali del Parlamento europeo. (Scopri di più su:
Labsus.org)
Gli strumenti di democrazia digitale, secondo quanto emerge dalla
relazione, sono particolarmente adatti a riattivare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni, soprattutto quelle europee per forza di cose distanti, anche in considerazione del fatto che “che la democrazia dovrebbe evolvere e adattarsi ai cambiamenti e alle opportunità correlati alle nuove tecnologie e strumenti TIC, che devono essere considerati un bene comune che, laddove attuato in modo appropriato e accompagnato da un adeguato livello di informazione, potrebbe contribuire alla creazione di una democrazia più trasparente e partecipativa”.
I livelli della democrazia digitale
Nel rapporto si fa riferimento a tre diversi modelli di democrazia digitale:
- e-democracy, termine con il quale ci si riferisce all’utilizzo delle tecnologie dell’informazione e delle comunicazione per permettere la partecipazione e la consultazione dei cittadini;
- e-governance, termine con il quale ci si riferisce all’utilizzo delle tecnologie della comunicazione e dell’informazione creano canali di comunicazione in grado di mettere in contatto specifici stakeholder con il mondo politico e istituzionale in modo da poter influenzare il processo decisionale;
- e-government, termine con il quale ci si riferisce all’uso delle tecnologie della comunicazione e dell’informazione nel settore pubblico. In modo particolare si riferisce alla possibilità di offrire alle persone servizi pubblici elettronici.
E-stonia: l’esperienza del Tiger’s Leap
Non mancano gli esempi e le buone pratiche. Nel 1996 il Presidente dell’Estonia lanciò il programma Tiger’s Leap che entrò in vigore l’anno dopo. Si trattava di un progetto di digitalizzazione del paese che partiva dalla scuole e che è arrivato ad interessare la democrazia elettronica. Dal 2005 ad oggi il Paese ha scelto i propri rappresentanti attraverso il voto elettronico
già 8 volte.
Al contrario in Francia, dove in voto elettronico per le elezioni legislative è previsto dal 2012, è stato sospeso per la tornata elettorale di
giugno 2017, a causa della minaccia di cyber attacchi.
Anche nei Paesi Bassi il voto elettronico, introdotto nel 2007, è stato sospeso per il rischio di manipolazione dei risultati.
Da tali esperienze emerge come l’e-democracy oltre che di investimenti in tecnologie digitali, abbia bisogno di formazione e di sostegno da parte delle istituzioni: la relazione invita i partiti politici a fare ampio ricorso agli strumenti digitali per favorire la trasparenza, la comunicazione e la partecipazione dei cittadini.
L’e-democracy e l’Ue
L’Unione europea ha già sperimentato forme di democrazia digitale. I cittadini europei, attraverso il
portale delle petizioni, hanno la possibilità di rivolgere una petizione al Parlamento europeo;possono inoltre partecipare alle
consultazioni aperte dalla Commissione per sondare il parere degli stakeholders su temi di loro interesse.
Lo strumento più avanzato di e-democracy nell’Unione europea è sicuramente l’Iniziativa dei cittadini europei. Prevista dal trattato di Lisbona, riconosce a un milione di cittadini europei il diritto di rivolgere un invito alla Commissione europea a legiferare su un tema da essi ritenuto importante. Le firme possono essere raccolte sia in formato cartaceo che online. Attualmente ci sono nove iniziative registrate e aperte alla firma:
sosteniamole e sperimentiamo la democrazia digitale!