Siete di fronte a un donatore oppure state scrivendo la lettera con l’appello speciale per Pasqua e vi assale il classico dubbio: lascio la donazione “libera” oppure gli indico un importo di riferimento?
A chi non è mai capitato di trovarsi in questa situazione? Come tutti i frundraiser sanno, o dovrebbero sapere, l'”offerta libera” non è mai la strada più efficace per almeno tre motivi:
- quando chiediamo una donazione a qualcuno non lo stiamo “raggirando per estorcergli del denaro” bensì gli stiamo offrendo la possibilità di contribuire a scrivere il lieto fine alla storia di una persona (o più in generale un qualsiasi beneficiario) che si trova in una situazione di difficoltà. E sarà solo lui a scegliere liberamente se donare o meno. Non dobbiamo utilizzare la formula dell'”offerta libera” per sentirci un po’ meno in colpa perché così risultiamo meno invasivi nella richiesta;
- se non propongo un importo, le persone molto probabilmente doneranno meno rispetto a quanto avrebbero potuto dare e cercheranno altrove dei punti di riferimento per capire se l’ammontare deciso sia coerente alle aspettative del fundraiser;
- se vogliamo raggiungere il risultato descritto nell’appello dobbiamo mettere in campo determinate azioni, beni e competenze che hanno un controvalore economico specifico, perché non comunicarlo al donatore?
Se la soluzione da adottare è quella di indicare sempre almeno un importo di riferimento, le domande che a questo punto dovrebbero sorgere spontanee sono: quante alternative devo presentare? Che importi devo mettere? Saranno troppo alti o troppo bassi?