Si è concluso con la sottoscrizione di un Patto firmato da promotori e partecipanti, che può essere sottoscritto da quanti vogliono contribuire alla costruzione di una rinnovata convivenza civile, il secondo Forum nazionale dell'Etica Civile, svoltosi sabato e domenica a Milano, all'Auditorium San Fedele. L'intensa due-giorni si era aperta con
il messaggio del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha espresso gratitudine per la scelta del tema della città «come crocevia delle sfide più importanti per una rinnovata coscienza civica», e ha sottolineato come i temi messi al centro del Forum siano «ciò su cui si basa una comunità che possa dirsi giusta, pacifica e stabile». (Scopri di più su:
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Dopo i saluti della vicesindaco di Milano, Anna Scavuzzo,
nella mattinata di sabato Lorenzo Biagi (Fondazione Lanza) e Gianfranco Brunelli (Il Regno) hanno ricostruito il percorso, lungo più di un anno, che ha preceduto il Forum e gli obiettivi di fondo del Convegno. Entrambi hanno sottolineato il grave scollamento tra Stato e società civile, tra istituzioni e Paese reale, che segnala una sfiducia che riguarda prima di tutto il nostro quotidiano abitare insieme la città.
Accoglienza e ospitalità sono state le due parole chiave attorno a cui don Virginio Colmegna ha impostato il suo discorso. Nel solco del cardinal Martini, il presidente della Casa della Carità ha suggerito di interpretare la relazione di accoglienza non come mera relazione di aiuto, ma come relazione fondata sulla condivisione: «Il problema è che l’approccio nei confronti della debolezza e della povertà che caratterizza le strutture statali, oggi si fonda su due elementi che hanno poco a che fare con le relazioni: l’analisi dei dati statistici e la gestione delle emergenze. Occorre allora una triplice trasformazione, stimolata dall'etica civile: coltivare ideali che sappiano scardinare l’indifferenza; adottare uno stile di vita che trasformi l’emergenza cronica nell’urgenza personale di connettersi con il prossimo; reinterpretare le disuguaglianze e la povertà come occasione di crescita per tutta la società».
Cristina de la Cruz Ayuso, docente di Filosofia politica presso l’Università di Deusto (Bilbao) ha concluso i lavori della mattinata. «La nostra società - ha spiegato la Ayuso - sembra oggi affetta da una malattia che Gauchet chiama "patologia della non appartenenza". Ogni individuo esige tutto dalla società, ma non sente di doversi impegnare in modo concreto in essa. Così lo spazio pubblico oggi non è altro che un grande centro di raccolta di lamentele private, disarticolate e senza filtro». Perché i valori della solidarietà e dell’accoglienza riprendano posto nella società civile è necessario invece alimentare istituzioni più inclusive, che valorizzino le virtù e i sentimenti morali; assicurare una comunicazione più libera da cui possa nascere un dibattito plurale; sostenere politiche sociali ed economiche che aiutino a ridurre le disuguaglianze.
Il
pomeriggio del sabato si è aperto con una tavola rotonda dedicata a esperienze di “costruzione della città”, diverse tra loro ma accomunate dalla comune passione per una responsabilità e un impegno civile che si giocano nell’incontro con l’altro. Coordinati da Gianfranco Cattai (Focsiv) Hanno partecipato Emma Amiconi, direttore della Fondazione per la Cittadinanza Attiva (Fondaca); Carla Collicelli, membro del Segretariato dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (Asvis); Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli; e Valter Brasso, presidente di Teoresi Group. A seguire 12 gruppi di lavoro hanno messo in comune idee, reazioni, esperienze, utilizzando uno stile innovativo, fondato sul metodo del “circolo generativo”.
La
mattinata di domenica ha visto gli interventi di Gherardo Colombo, magistrato in pensione e fondatore dell’associazione “Sulle regole”, e Antonio Autiero, filosofo e teologo dell’Università di Münster, moderati da Simone Morandini e stimolati dal titolo “Ritrovare la politica”. «Siamo stati abituati per secoli a vivere in una società fondata sulla discriminazione – ha detto tra l’altro Colombo -, e questa mentalità è ancora dentro di noi. Si tratta dunque di trovare, prima ancora di una nuova politica, una nuova cultura. Si tratta di riconoscerci, prima ancora di riconoscere l’altro, di capire che cosa pensiamo veramente dell’essere umano: lo pensiamo come un bambino che ha bisogno della mamma? Come un suddito? Oppure come un essere adulto, persona responsabile della sua libertà?».
Dal canto suo Autiero, dopo avere riflettuto sui concetti chiave di politica, cittadinanza, città, appartenenza, è arrivato a formulare una originale definizione di politica: «L’arte della cura delle relazioni tra soggetti riconosciuti, in vista del bene comune, in una città resa abitabile». Questa concezione è il fondamento di un’etica ecologica che cambia il proprio orizzonte: «Con questo riferimento alla cura, alla “logica della casa ” – ha spiegato – l’etica ecologica diventa l’etica fondamentale della vita sociale: non più solo una delle branchie dell’etica applicata».
Nell’evento conclusivo del Forum di Etica civile, Giacomo Costa SJ, direttore di Aggiornamenti Sociali, ha coordinato un momento di rilettura del Convegno, per mettere insieme i frutti di un percorso. Il Forum, ha spiegato Costa, non deve essere un evento autoreferenziale, un’occasione di autocompiacimento o di discorsi a vuoto, ma la spinta per una presa in carico, per un impegno personale e associativo. Per questo, insieme ai rappresentanti di tutte le 8 associazioni promotrici, ha presentato il
Patto per un’Etica Civile, firmato poi dai partecipanti, già disponibile sul sito
www.forumeticacivile.com e che può essere sottoscritto online.
Per evitare che il Patto resti solo un'elencazione di buoni propositi, sono stati anche individuati alcuni “cantieri” o ambiti di intervento in cui tradurre il documento: dalla formazione all’ecologia integrale all’accompagnamento etico ai manager, dalla finanza per la sostenibilità ambientale all’educazione a un pensiero critico da cui generare un elettore critico, dalla sensibilizzazione alla dimensione etica del gesto professionale nell’ambito delle istituzioni alla solitudine etica in cui si trovano tante persone e associazioni. I cantieri elencati, e quelli futuri che verranno avviati, sono aperti ai contributi e agli apporti di quanti sono interessati ai temi indicati.