Povertà educativa: in Europa 1 adolescente su 5 escluso da opportunità formative. Il 22% dei 15enni europei non raggiunge competenze minime in matematica e il 20% in lettura. In Italia il 15% dei minori abbandona la scuola precocemente. (Scopri di più su:
SaveTheChildren.it)
Più di 26 milioni di bambini e ragazzi, in Europa, sono a rischio povertà o esclusione sociale[1]. Una delle conseguenze più gravi di questa condizione è la povertà educativa[2], che riguarda 1 adolescente europeo su 5, privato della possibilità di costruirsi un futuro ricco di opportunità.
Sono questi alcuni risultati del rapporto
“Sconfiggere la povertà educativa. Fino all’ultimo bambino” di Save the Children - l’Organizzazione internazionale dedicata dal 1919 a salvare i bambini in pericolo e a promuovere i loro diritti – di cui si è discusso oggi a Milano al Palazzo delle Stelline in occasione della tavola rotonda “La povertà educativa in Europa: il fenomeno e la voce dei ragazzi” organizzata da Save the Children e alla quale hanno partecipato, tra gli altri, la vicepresidente della Commissione parlamentare per l’Infanzia e l’Adolescenza Sandra Zampa, il Presidente dell’Ufficio di informazione a Milano del Parlamento europeo Bruno Marasà, l’europarlamentare Patrizia Toia, il Professore ordinario di scienza politica Maurizio Ferrera e il Professore di analisi della politiche pubbliche dell’Università di Amsterdam Anton Hemerijck.
“Mentre in Italia si discute delle scarse performances scolastiche dei nostri studenti, con la lettera di 600 insegnanti che ne hanno lamentato livelli di insufficienza in lettura e scrittura, non bisognerebbe mai dimenticare quanto le condizioni di povertà vissute dai bambini e dalle loro famiglie possano incidere in maniera determinante sulle opportunità educative e formative dei minori e sul pieno sviluppo delle loro potenzialità future. Spesso questi bambini e ragazzi non hanno la possibilità di fare i compiti in un luogo adeguato, non possono permettersi di fare sport né di svolgere attività culturali, come andare al cinema, al teatro o a una mostra. Il circolo vizioso tra povertà materiale e povertà educativa va dunque necessariamente spezzato prevedendo investimenti di spesa pubblica in maniera importante proprio su famiglie e bambini”, afferma Raffaela Milano, Direttore dei Programmi Italia-Europa di Save the Children.
Secondo il rapporto, in Italia i bambini e i ragazzi a rischio povertà ed esclusione sociale sono il 32%[3], una delle percentuali più alte in Europa, al di sopra della media europea del 28%. Islanda (14%), Norvegia (12%) e Repubblica Ceca (20%) si rivelano i paesi più virtuosi, mentre Romania (51%), Bulgaria (45%) e Ungheria (41%) fanno registrare i livelli più elevati.
La povertà educativa rappresenta uno degli aspetti più devastanti della povertà infantile che in Europa colpisce ben 1 adolescente su cinque: i dati PISA mostrano che il 22% dei 15enni in Europa ha scarsi risultati in matematica e il 20% in lettura. In Italia non raggiunge le competenze minime in matematica 1 bambino su 4, 1 su 5 in lettura.
Nel nostro paese, è allarmante anche la media di dispersione scolastica che riguarda il 15% dei minori. Inoltre, la differenza media, in percentuale, del rischio di povertà tra bambini con genitori che possiedono un livello medio-alto di istruzione rispetto a quelli che ne possiedono uno più basso[4] è del 46% in Italia, contro quella europea del 53%[5].
Dal rapporto emerge anche che degli oltre 26 milioni di minori a rischio povertà o esclusione sociale in Europa, 1 su 5 lo è nonostante le proprie famiglie abbiano beneficiato di trasferimenti sociali, mentre 1 su 10 vive in famiglie con una intensità lavorativa molto bassa o in famiglie gravemente deprivate[6]. Anche i bambini i cui genitori hanno una occupazione non sono esenti dalla povertà: in Romania, 1 bambino su 2 con genitori che lavorano è a rischio povertà, 1 su 5 in Lussemburgo, Bulgaria, Spagna e Svezia.
Nel nostro paese il 13% dei minori è rischio di povertà grave e il 17% vive in condizioni di povertà persistente[7]. Ad essere più esposti al fenomeno sono proprio quei bambini che vivono in famiglie con genitori impiegati a lavoro meno del 20%[8] del loro potenziale, rispetto a quelli che invece hanno accanto genitori che lavorano tra il 55% e l’85%[9] del proprio tempo.
Secondo Save the Children, per sradicare la povertà materiale, l'esclusione sociale e la povertà educativa, i Paesi europei e le istituzioni dell'UE dovrebbero affrontare la disuguaglianza già presenti durante l'infanzia, eliminando le barriere che impediscono ai bambini lo sviluppo delle proprie competenze e capacità. È urgente, per questo, adottare ed implementare la Child Guarantee a livello europeo, una misura che permetterebbe coordinamento, pianificazione e monitoraggio oltre ad una valutazione di impatto sugli investimenti europei per contrastare la povertà minorile.
Dal rapporto di Save the Children, alcune testimonianze dei bambini:
“Mio padre è disoccupato, perché la fabbrica ha chiuso. Mia madre è a casa ma sta cercando un lavoro; se i miei genitori dicono ‘no’ so che è per una buona ragione. I miei genitori vogliono che siamo felici, se ci dicono di no è perché non hanno denaro. Lo capisco.” (Bambina, Spagna)
“Al giorno d’oggi, la scuola riguarda più il superare gli esami che il sapere. Appena hai finito il test, non conta più. Può essere veramente stressante perché hai molte cose da consegnare, magari nella stessa settimana…Qualche volta è semplicemente troppo. E’ stressante. Magari non ti senti bene e ti viene il mal di testa. Magari non vai a scuola. La motivazione se ne va. Non hai speranza. Dopo che hai preso una “E” non puoi più prendere una “A” e quindi non importa più. Non ti senti responsabile.” (Bambina, 16 anni, Svezia)
“So che andare a scuola è importante, ma per farlo ho bisogno di molti soldi. Quando chiedo soldi a mia mamma lei brontola e mi spiega che adesso che papà è dentro [in prigione] non posso chiedere molto... tutti questi quaderni, penne, libri. Ma se non li ho, gli insegnanti si arrabbiano, e i compagni di classe mi prendono in giro, ed io non voglio tornare a scuola.” (Bambino, Italia)
Note al testo:
[1] Nell’analisi il termine ‘Europa’ si riferisce ai 28 membri dell’Unione Europea (UE) insieme a Norvegia, Islanda e Svizzera.
[2] Save the Children definisce la povertà educativa come un processo che limita il diritto dei bambini ad un’educazione e li priva dell’opportunità di imparare e sviluppare competenze cognitive e non cognitive di cui avranno bisogno per avere successo in un mondo che sta cambiando rapidamente.
[3] Indice AROPE - The At Risk of Poverty or Social Exclusion (A Rischio di Povertà o Esclusione Sociale) ottenuto con l’elaborazione dei dati di ragazzi sotto I 18 anni.
[4] Livelli istruzione più bassi: Istruzione preprimaria, primaria o secondaria inferiore. Livelli istruzione più alti: secondaria superiore e post-secondaria.
[5] EUROSTAT EU-SILC (2014) I dati si riferiscono a 28 stati membri dell’UE (escluse Norvegia, Islanda e Svizzera).
[6] EUROSTAT EU-SILC (2014) I dati si riferiscono a 28 paesi membri dell’UE (escluse Norvegia, Islanda e Svizzera).
[7] Coloro che vivono in condizione di povertà persistente sono coloro che hanno vissuto sotto la soglia del rischio povertà durante l’anno in corso ed almeno per due dei precedenti tre anni.
[8] Intensità di lavoro molto bassa.
[9] Intensità di lavoro alta.