Le ragioni della rete in ambito sociale affondano le radici nelle evidenze della metafisica che descrive l’uomo e di conseguenza le sue opere come risultanti di una sua peculiare dotazione, quella del logos, della ragione che si fa testimonianza, opera o parola e viceversa.
La parola e l’intrinseca elaborazione cognitiva che definiscono il logos consentono all’uomo di entrare in relazione con i suoi simili e la realtà circostante restituendogli, a sua volta e attraverso un rapporto dialogico, un arricchimento, conferendo un nuovo spessore alla sua esperienza di parola o di relazione interdipendente, quando si rivolge all’esterno, ma anche introspettiva, di pensiero o di relazione intima, quando invece si risolve al suo interno.
Il profilo eminentemente relazionale della persona umana, oltre a evocare una sua specifica propensione all’incontro e al confronto con l’altro da sé, ne implica una sorta di “smarcamento” al cospetto dalle altre entità mondane che ad esso si legano attraverso relazioni secondarie, strumentali e funzionali, oppure ulteriori, spirituali.
Il logos umano produce benefici e avanzamento quando, generato da un individuo in un determinato luogo e in un tempo preciso incontra l’ascolto e poi la testimonianza di un altro individuo, in un nuovo posto e in un diverso momento. Questa irriducibilità spazio-temporale del logos svela e rende riconoscibile l’autorevolezza dell’umano al cospetto della natura, vincolata a leggi fisiche, trasmettendogli nel contempo e nei confronti di quest’ultima una severa sfida di responsabilità ecologica.