Con lo schema di Decreto Legislativo recante la “Istituzione e disciplina del Servizio Civile Universale” lo scorso 9 novembre il Consiglio dei Ministri ha approvato, in esame preliminare, il primo decreto legislativo di attuazione della riforma del Terzo Settore, avviata dal governo Renzi lo scorso 13 maggio 2014 e che ha portato all’emanazione dalla Legge 6 giugno 2016, n. 106. (Scopri di più su:
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Tale decreto, che si pone in attuazione di quanto stabilito nella legge di riforma del Terzo Settore, con la quale è stata prevista l’emanazione di vari decreti attuativi da adottare entro i 12 mesi successivi all’entrata in vigore della legge, introduce un nuovo impianto di Servizio Civile di carattere Universale (c.d. S.C.U.), in sostituzione del preesistente Servizio Civile Nazionale, regolamentato dalla legge 6 marzo 2001, n. 64.
L’impianto proposto è finalizzato a riconoscere all’istituto una portata maggiormente inclusiva, tanto riguardo gli ambiti entro i quali è previsto e favorito lo svolgimento del servizio civile, corrispondenti alle aree che vengono riconosciute come maggiormente formative e veicolari per la formazione etica e professionale dei ragazzi coinvolti, nonché rispetto ai medesimi ragazzi destinatari dell’istituto, con il potenziale coinvolgimento di soggetti non solo italiani, ma anche europei ed extraeuropei.
Il testo, composto da 27 articoli, è passato al vaglio della Commissione Affari costituzionali lo scorso 21 dicembre, che ha approvato lo schema esprimendo parere favorevole all’impianto proposto con alcune condizioni ed osservazioni.
Il commento
Il contenuto del decreto risulta essere coerente con la finalità inclusiva alla base della medesima riforma: accolto favorevolmente dalle categorie di settore, il neo-nascente servizio civile universale è volto infatti, usando le parole del Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Giuliano Poletti, a “promuovere la partecipazione attiva dei giovani attraverso esperienze in progetti di solidarietà e di inclusione sociale” nei vari settori di intervento previsti, tra cui sono espressamente indicati quelli “del patrimonio ambientale e della riqualificazione urbana, del patrimonio storico, artistico e culturale, dell’educazione e promozione culturale”, di qualsiasi giovane interessato, sia italiano ovvero appartenente all’Unione Europea o anche extraeuropeo. L’impianto, inoltre, incide anche sul tema delle competenze tra Stato ed enti locali, cercando di superarne le controversie che hanno animato i recenti dibattiti.
Sebbene non possano negarsi gli aspetti positivi, sono state sollevate alcune obiezioni e critiche ad alcune delle previsioni inserite nel decreto, già manifestate dalla stessa Commissione del 21 dicembre: nell’esprimere il proprio parere favorevole di competenza, la Commissione Affari costituzionali sottolinea gli aspetti maggiormente critici dello schema proposto.
In primis, il tentativo di superare i potenziali conflitti tra enti istituzionali dovrebbe esser svolto con un maggiore coinvolgimento delle Regioni interessate nella realizzazione del Piano triennale e di quelli annuali previsti dall’articolo 4, in cui la programmazione, il controllo, la verifica e la valutazione sottese al servizio civile universale vengono attribuite interamente allo Stato, obbligato solamente a tener “conto del contesto nazionale e internazionale e delle specifiche aree geografiche”, relegando le Regioni e le Province autonome alla sola fase realizzativa; risultato conseguibile attraverso la creazione di Conferenze permanenti delle Regioni ovvero con un effettivo coinvolgimento “decisionale” delle Regioni in luogo di una loro mera consultazione non vincolate (così come consigliato dalla Commissione riguardo l’articolo 5 comma 5 del decreto, inerente la presentazione dei programmi di intervento).
Altro punto critico riguarda le effettive modalità di svolgimento del Servizio Civile Universale: la prevista flessibilità del servizio civile, la cui durata può variare dagli 8 ai 12 mesi, finalizzata ad andare incontro alle necessità di continua e contemporanea formazione dei soggetti coinvolti, necessiterebbe di un’ulteriore rimodulazione alla luce delle esigenze di vita dei giovani volontari. E’ questo il contenuto della missiva inviata dal Forum Nazionale Servizio Civile e dal CSVNR al Presidente del Consiglio On. Paolo Gentiloni che, ripercorrendo come “l’attuale organizzazione del servizio civile prevede un impegno orario che va da un minimo di 30 ad un massimo di 36 ore settimanali, distribuite su almeno 5 e massimo 6 giorni a settimana” in luogo di un rimborso spese fisso ed invariato dal 2001, vi sia la necessità di ridurre a 20 le ore di volontariato settimanali previste al fine di permettere il contemporaneo prosieguo del percorso formativo personale, sulla base del fatto che sebbene è “ pur vero che per crescere e per formarsi un giovane ha bisogno di esperienze e di tempo, il Servizio Civile occupa attualmente quasi due terzi della giornata di un volontario”. Anche la Commissione Affari costituzionali ha consigliato di valutare la possibile rimodulazione delle ore settimanali minime passando da 30 a 25.
Ulteriori osservazioni sono state sollevate in riferimento alla potenziale discrezionalità in capo alle Amministrazioni locali riguardo all’attribuzione di un titolo preferenziale nei concorsi pubblici ai partecipanti al SCU e della conseguente superabilità attraverso una connessione alla disciplina normativa nazionale; all’inserimento dei “corpi di pace” tra i settori di intervento di cui all’art. 3, anche alla luce dei nuovi progetti di matrice europea in itinere; alcune associazioni di settore, tra cui Stranieriinitalia.it, sottolineano la criticità dell’art. 14 comma 2 che, nel prevedere come “l’ammissione al servizio civile universale non costituisce in alcun caso, per il cittadino straniero, presupposto per il prolungamento della durata del permesso di soggiorno”, rischia di creare un ostacolo alla partecipazione di coloro che vedono scadere il permesso prima della conclusione del periodo prefissato di servizio civile, con la conseguente alternatività tra il terminare il servizio civile senza ultimarlo ovvero finire il proprio percorso di volontariato diventando però un immigrato irregolare.
Le osservazioni e considerazioni svolte tanto dalla Commissione approvante che dalle compagini sociali (con potenziali intrecci con la stessa sussidiarietà orizzontale, in settori quali la riqualificazione urbana) sembrano cogliere appieno possibili criticità dell’impianto di Riforma che, con l’augurio e la possibilità concreta che vengano colte e tradotte nell’impianto normativo definitivo, permane comunque grandemente innovativo e positivo nello scenario di riforma del Terzo Settore già descritta.