Nell’ultimo editoriale dell’anno scorso ragionavamo sulla nostra “ragione sociale”, cioè sul concetto stesso di sussidiarietà, per coglierne la vera essenza. E dicevamo che ciò che rende veramente unico questo concetto è la creazione di una relazione di condivisione. Promuovere la sussidiarietà significa quindi promuovere ovunque, in tutti i campi, la nascita di relazioni fondate sulla condivisione di responsabilità e risorse in vista di un obiettivo comune, la realizzazione dell’amministrazione condivisa dei beni comuni. (Scopri di più su: Labsus.org)
Ma a loro volta le relazioni si costruiscono e si mantengono comunicando. Per questo motivo l’amministrazione condivisa è un modello organizzativo fondato su una fitta trama di comunicazioni che vanno dai cittadini all’amministrazione, dall’amministrazione ai cittadini, dai cittadini ai cittadini, in una circolarità di relazioni paritarie e pluraliste che ricalca la circolarità del principio di sussidiarietà orizzontale.


Informare e comunicare sono due cose diverse

C’è una differenza fondamentale fra informare e comunicare. Nell’informare si dà un ordine al mondo, per consentire a chi riceve l’informazione di orientarsi: sono informazioni gli orari dei mezzi di trasporto, i segnali stradali, le indicazioni dei prodotti nelle corsie dei supermercati e simili. Le informazioni sono per definizione oggettive, in quanto sono dirette a tutti e si limitano a ridurre la complessità del mondo in cui viviamo, dando un ordine alle cose.

Nel comunicare invece si trasmette una determinata visione del mondo, per far sì che coloro cui la si comunica la facciano propria e, di conseguenza, modifichino le proprie scelte ed i propri comportamenti. Sono comunicazioni la pubblicità commerciale, la propaganda politica, i blog e simili, che cercano di modificare le scelte di consumo o di voto dei consumatori e degli elettori. La comunicazione è per definizione soggettiva, perché è diretta ad un pubblico ben individuato (non a caso viene definito con terminologia militare target, cioè bersaglio….) e trasmette una visione soggettiva del mondo.

In questa prospettiva, il successo di una comunicazione non si misura sul numero delle persone raggiunte dal messaggio, ma sul numero di coloro che, in seguito alla comunicazione, hanno cambiato il proprio comportamento.


La comunicazione di interesse pubblico

Negli anni Novanta del secolo scorso si è sviluppata ed affermata in Italia una nuova funzione amministrativa, la comunicazione pubblica (o di pubblico interesse), disciplinata dalla legge n. 150/2000. Altrove abbiamo approfondito le caratteristiche tecniche e giuridiche di questa nuova attività amministrativa, qui basta dire che ovviamente anche la comunicazione svolta dalle pubbliche amministrazioni mira a modificare i comportamenti dei destinatari, che in questo caso sono i cittadini. Ma i soggetti pubblici che comunicano non cercano di modificare comportamenti di consumo o elettorali, bensì perseguono l’interesse pubblico affidato a ciascuno di essi dalla legge (qui per approfondire).

E’ un obiettivo istituzionale, quindi i comportamenti che la comunicazione pubblica cerca di modificare riguardano per esempio l’interesse pubblico alla raccolta differenziata dei rifiuti, oppure quello alla sicurezza stradale, e così via. L’amministrazione, anziché usare il potere amministrativo (che fra l’altro nei casi citati, così come in molti altri, sarebbe assai difficile e “costoso” da usare) usa la comunicazione per convincere i cittadini a comportarsi in maniera tale da soddisfare determinati interessi pubblici.


La comunicazione di interesse generale

Tutto quello che si è detto finora conferma la natura strumentale della comunicazione, che non è mai fine a se stessa, bensì serve sempre per raggiungere uno scopo. Questo vale anche per le comunicazioni che, come s’è detto, costituiscono la “struttura dinamica” dell’amministrazione condivisa.

Ci sono innanzitutto le comunicazioni che l’amministrazione indirizza ai cittadini per convincerli ad attivarsi nell’interesse generale, informandoli sugli strumenti tecnici e giuridici a loro disposizione per prendersi cura dei beni comuni. Poi ci sono le comunicazioni dei cittadini che, applicando il Regolamento per l’amministrazione condivisa, propongono al comune di stipulare un patto di collaborazione per la cura di un bene comune.

Successivamente, nella fase istruttoria che precede la sottoscrizione del patto si sviluppa uno scambio circolare di informazioni e di comunicazioni fra cittadini e amministrazione comunale per definire i contenuti del patto. Infine, durante la realizzazione di quanto previsto dal patto si intrecciano comunicazioni di ogni genere fra i cittadini che partecipano alle attività di cura dei beni comuni e fra costoro, l’amministrazione e altri cittadini.

E’ una tipologia di comunicazione molto diversa dalla comunicazione pubblica, non tanto e non solo perché sono diversi i soggetti, quanto perché lo sono il fine e gli strumenti della comunicazione.

I soggetti ovviamente sono i cittadini attivi che, applicando l’art. 118 ultimo comma della Costituzione, si prendono cura dei beni comuni. Per farlo, possono usare ogni genere di strumento, fra cui anche la comunicazione. Ma, poiché essi perseguono l’interesse generale, questo tipo di comunicazione si qualifica come “comunicazione di interesse generale” e non, come accade quando a comunicare è un’amministrazione, come “comunicazione pubblica”.

E’ una comunicazione che non va dall’”alto” delle istituzioni verso il “basso” dei cittadini (come la comunicazione pubblica) bensì è orizzontale, paritaria e pluralista come il principio di sussidiarietà che ne costituisce la legittimazione costituzionale. Essa è al servizio del buon funzionamento dell’amministrazione condivisa, cioè di un modello organizzativo in cui cittadini e amministrazioni, insieme, lottano contro le difficoltà create dalla complessità del mondo globalizzato in cui viviamo, dalla scarsità di risorse, dai cambiamenti climatici, dall’aumento dei bisogni e, in generale, dall’entropia.

La comunicazione di interesse generale, come qualsiasi altra comunicazione, mira a convincere. In questo caso si tratta di convincere i cittadini (ma spesso bisogna convincere anche le amministrazioni…) che conviene condividere responsabilità e risorse per vivere tutti meglio. Ma basta scrivere con-vincere in questo modo per capire che la comunicazione di interesse generale ha un ruolo cruciale nel creare quelle alleanze, quei patti, che costituiscono il cuore dell’amministrazione condivisa, per vincere insieme contro l’entropia.


Il comportamento come comunicazione

Ma per vincere contro l’entropia occorrono risorse. E quindi uno dei principali obiettivi della comunicazione di interesse generale consiste nel convincere il maggior numero possibile di cittadini a mettere in campo nuove “risorse civiche” sotto forma di tempo, esperienze, competenze professionali, relazioni, idee, etc.

Per ottenere questo risultato i cittadini attivi possono comunicare in molti modi e usando molti strumenti, spesso assai semplici ed economici. Del resto i cittadini attivi, quando intervengono per prendersi cura dei beni comuni, sono un potente fattore di innovazione in tutto, quindi anche nelle modalità con cui comunicano. Ma, fra queste, lo strumento di comunicazione in assoluto più potente di cui dispongono i cittadini attivi sono i comportamenti.

Come spiegava Federico Spantigati “La comunicazione più efficace è un comportamento consapevole di essere comunicazione”. E infatti la comunicazione di interesse generale più efficace nel convincere altri cittadini a condividere responsabilità e risorse per la cura dei beni comuni passa attraverso i comportamenti messi in atto dai cittadini attivi.

Le attività di cura dei beni comuni non sono, come abbiamo più volte detto, mere attività di manutenzione dei beni pubblici. Esse sono una modalità nuova di partecipazione alla vita pubblica grazie alle quali si produce capitale sociale, si facilitano l’integrazione e la coesione sociale, si rafforza il senso di appartenenza, si dà fiducia. In altri termini, la cura condivisa dei beni comuni libera energie e rafforza i legami di comunità.


L’effetto educativo dei comportamenti dei cittadini attivi

Ma, oltre a questi, essa produce anche un altro effetto, un effetto di comunicazione, di tipo pedagogico, educativo.

Da alcuni anni si è abbastanza diffusa nel nostro Paese l’abitudine dei genitori di entrare nella scuola dei propri figli all’inizio dell’anno scolastico, con il consenso delle autorità scolastiche, per ridipingere le pareti delle aule, sistemare le porte dei bagni, insomma “dare una sistemata” alla scuola prima della riapertura. Ebbene, diversi insegnanti in diverse zone d’Italia ci hanno detto che hanno constatato come le pareti delle aule ridipinte dai genitori rimangano pulite più a lungo!

Evidentemente gli alunni, vedendo i propri genitori impegnarsi, insieme con altri genitori, nel prendersi cura della scuola dove loro studiano, si sono sentiti in qualche modo responsabilizzati verso un edificio che altrimenti, in quanto bene pubblico, non godrebbe di nessuna forma di rispetto, anzi… In sostanza, il comportamento dei genitori cittadini attivi ha comunicato meglio di tante parole, svolgendo una efficacissima funzione di educazione civica.

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