Dal recupero dei satelliti "spenti" all’inserimento dei disabili nelle aziende: tutto si può recuperare. (Scopri di più su:
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Si può essere 'generativi' a 84 anni? Certamente. Nonna Rosa, ad esempio. Anziché rincitrullirsi tutto il dì davanti al televisore, nonna Rosa legge il giornale. Quello di carta, vecchio stile. Un giorno l’occhio le cade sulla notizia di un’azienda avveniristica che studia come raccattare i satelliti anzianotti, non più funzionanti. Subito le viene in mente suo nipote Matteo, neolaureato in ingegneria aerospaziale al Politecnico di Milano. «Magari ti prendono », gli telefona. Il nipote invia immediatamente il curriculum e, come un razzo, la sera stessa gli arriva la risposta. Colloquio e assunzione.
La storia di Matteo Trotti della D-Orbit è una delle dieci che venerdì pomeriggio sono state presentate sul palco del Teatro Litta di Milano a 'Spiriti creatori', la Seconda giornata della generatività sociale, organizzata dall’Archivio della generatività sociale (progetto nazionale promosso dal centro di ricerca Arc dell’Università Cattolica, diretto dal sociologo Mauro Magatti) e dal mensile 'Vita', in partnership con il Gruppo Unipol e il sostegno di Intesa Sanpaolo. Dieci storie esemplari di chi, partendo dal «vuoto del desiderio», ha preso l’iniziativa creando organizzazioni, famiglie, imprese e comunità, nel segno dell’innovazione e della rigenerazione. D-Orbit, dunque. Matteo Trotti, 29 anni, nipote di nonna Rosa, ne è oggi l’impact manager. Venti dipendenti in tutto (per ora), sede principale a Fino Mornasco (Como), succursale a Sesto Fiorentino, software sviluppato in Portogallo e ufficio commerciale a Washington. «Sulla nostra testa – spiega Trotti – girano circa seimila satelliti, lanciati in orbita dal 1957 in poi. Ma solo un migliaio sono funzionanti».
Che farne? «Quelli in orbita bassa si possono far rientrare sulla Terra, in un’area sicura del Pacifico. Gli altri dovremmo accompagnarli in un’orbita cimitero, più alta». E la D-Orbit? Mettiamola così: si occupa di riciclaggio spaziale, perché neanche lassù si deve buttar via niente. «Il nostro dispositivo verrà installato sui satelliti futuri. Al momento della pensione, servirà a facilitarne il recupero. E l’eventuale riutilizzo». Facile? Un satellite sfreccia a 350mila chilometri orari, più di un proiettile. Provate ad acchiapparlo... La 'generatività sociale' ha una caratteristica che unisce progetti anche lontanissimi tra loro, come i satelliti in quiescienza e un complesso monastico semi- abbandonato (ne parleremo tra pochissimo): grazie al desiderio, alla fantasia e allo spirito d’iniziativa, rimette in moto e rende utile e produttivo ciò che altri considerano fuori gioco, perduto, inutile. Come San Benedetto Po, piccolo centro del Mantovano tra Mincio e Po, lontano dalle grandi linee di comunicazione, che custodisce un autentico gioiello: un complesso monastico enorme, sorto nel XVIII secolo e legato a santa Matilde di Canossa. Arrendersi e incrociare le braccia?
«Grazie ai 15 milioni di Ue, Provincia e Regione – spiega Marco Giavazzi, sindaco dal 2006 al 2016 – l’abbazia è stata ristrutturata ed è diventata il centro di un sistema di relazioni internazionali, con più di 200 eventi all’anno». Premi (tra cui il 'Gioielli d’Italia 2012') e, a catena, la rivitalizzazione dell’intero territorio, con nuovi collegamenti, piste ciclabili, rete di teleriscaldamento... Ciò che sembrava perduto diventa vitale e dà nuova vita alla comunità e alle imprese. È il caso di Valemour, avventura della Fondazione 'Più di un sogno', che a Verona riesce a includere chi sembrava del tutto escluso, dando lavoro ai disabili intellettivi: «Li formiamo, studiamo le loro possibilità, l’azienda e come inserirli, li seguiamo affinché l’inserimento sia fruttuoso» racconta Marco Ottocento, 53 anni, tre figli di cui uno disabile, una vita professionale nel settore tessile prima di 'desiderare e creare' Valemour. «Vogliamo realizzare qualcosa che abbia un senso sul mercato», come le scarpe 'spaiate', tutti pezzi unici, commercializzare da Geox, e come la collaborazione imminente con Coop. Cose serie e importanti, non a caso Ottocento è in procinto di essere insignito dal presidente Mattarella del titolo di Ufficiale al merito della Repubblica per l’impegno sociale. La 'generatività sociale' fa bene alle singole persone, alla comunità e al Paese intero. E anche ai 'piani alti' se ne accorgono.