È una bella notizia che due italiani, Pittella e Tajani, siano oggi i candidati favoriti alla presidenza del Parlamento europeo. Il nostro Paese potrebbe così diventare un volano per il rinnovamento dell'Europa. (Scopri di più su:
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Ma chi dei due sarà eletto alla presidenza potrà fare ben poco se in Italia non c'è una carica ideale tra le forze politiche e nella nostra società.
Ci sono purtroppo dei segnali preoccupanti. La Lega e i Cinque Stelle chiedono l'uscita dall'Euro, mentre Angelino Alfano agli Esteri non è certo l'uomo giusto per infiammare gli italiani. Com’è possibile rilanciare la battaglia europeista, quando in Italia troppi pensano che sia proprio l’Europa il nostro nemico e sono convinti che la crisi economica dipenda da Bruxelles?
Avremo così un presidente del Parlamento europeo senza nessuna voce in capitolo. È infatti difficile immaginare che un presidente italiano possa esercitare una funzione propulsiva, senza che ci sia dietro la volontà chiara di un Paese intero.
Prendiamo, dunque, questa occasione per ritrovare il gusto e la passione di essere europei. Nel mondo dei Trump e dei Putin, dei nazionalisti e dei populisti, rischiamo di andare verso pericolosi conflitti e un’inevitabile decadenza. Tante persone piangeranno se l'Europa non risorge. Quanta incoscienza hanno coloro che nelle piazze in Italia propongono l'uscita dall'Euro, che altro non vuol dire che la fine della comunità europea. Si sono dimenticati dei milioni di morti delle due guerre mondiali nate dalla divisione europea.?Si parla tanto di memoria, ma questo è il grande fallimento della memoria, dove tutti con molta ipocrisia ripetono solo che il passato non si deve più ripetere.?In realtà molti, inconsapevolmente, lavorano per riportarci al tempo dei conflitti.
Ecco perché dovremmo sentirci orgogliosi per questa possibilità che si apre all'Italia con la probabile presidenza al Parlamento europeo.? Crediamoci e diamoci da fare. In questo caso il destino è nelle nostre mani.
Un’opportunità per riflettere sui valori europei ci viene proprio dalla prossima Giornata della Memoria del 27 gennaio.
Se dopo la Seconda guerra mondiale noi europei abbiamo vissuto settanta anni di pace, lo dobbiamo alla nascita della comunità; se abbiamo potuto combattere l’antisemitismo e riflettere sui meccanismi che hanno portato al genocidio degli ebrei, lo dobbiamo al clima di democrazia e convivenza pacifica tra le nazioni; se l’Europa centro orientale si è potuta liberare dal totalitarismo comunista, lo dobbiamo alla forza di attrazione morale dell’Europa.
In questa Giornata dobbiamo riflettere non solo sul passato nazifascista, ma sui meccanismi che ci hanno permesso di vivere in un clima di pace e di tolleranza.
Forse non ce ne siamo accorti, ma questa Europa, pur con tutti i suoi difetti e tutte le sue mancanze, fino ad ora ha rappresentato per i suoi cittadini un antidoto contro il risorgere dell’odio razziale, nazionale e antisemita.
Come ha ricordato Massimo Cacciari, l’Europa ha dato vita a una forma di democrazia che permesso la soluzione dei conflitti tra religione e politica, che ha creato lo spazio per una dialettica in grado di evitare che le contrapposizioni politiche degenerino in guerre civili, che ha generato una cultura che promuove la diplomazia e la trattativa.
Di tutto questo nostro patrimonio avrebbe bisogno oggi il mondo lacerato da nuovi genocidi, dalle guerre in Medio Oriente, dalla nascita di nuovi fondamentalismi religiosi.
Ma se proprio noi europei stupidamente rinunciamo a questi valori, cosa sarà del futuro del mondo?