Il settore culturale potrebbe essere un vettore di forte rilancio per il nostro paese ma il bilancio del Mibact anche nel 2017 rimarrà assolutamente inadeguato. Otto proposte da cui si potrebbe ripartire. (Scopri di più su: Sbilanciamoci.info)

Non si può dire che l’attuale Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (Mibact) Dario Franceschini non abbia operato in maniera concreta in molti ambiti del “sistema cultura” del nostro Paese. Tuttavia, la Legge di Bilancio 2017 non avrà un impatto significativo sul bilancio del Mibact, che rimane assolutamente inadeguato rispetto alla necessità di far diventare questo ambito uno dei più importanti per il rilancio dell’Italia.

Da sottolineare che nel decreto fiscale del 24 ottobre 2016 che riguarda l’assestamento di spese dei Ministeri per il 2016, si legge che viene aumentato di 30 milioni di euro il fondo per il tax credit per cinema e audiovisivo, portandolo a 170 milioni. Ma nello stesso decreto, per far fronte alle esigenze del Fondo per interventi strutturali di politica economica, si autorizza la riduzione dei bilanci dei Ministeri: al Mibact si tagliano 50 milioni di euro.

Il peso del budget del Mibact sul totale delle spese dello Stato si assesta, ancora una volta, intorno allo striminzito 0,20%, dato costante dal 2009 in poi (nel 2000 era 0,39%). E se è vero che dai dati del documento Il budget rivisto 2016 di luglio 2016, pubblicato dal Mef, si evidenzia un incremento della spesa pari al 2,5%, da 1.674 milioni di euro previsti a 1.716, questo trend di miglioramento dei conti del Mibact rimane su importi molto al di sotto del fabbisogno del settore.

Nel quadro estremamente difficile in cui si muove il mondo della cultura, si deve comunque evidenziare l’aumento della partecipazione dei cittadini agli eventi gratuiti (notte dei musei, domeniche gratuite, eccetera) promossi dal Ministero e da alcuni grandi Comuni. Evidentemente il problema dell’accesso alla cultura è serio. In un periodo di grave crisi occupazionale e riduzione del potere d’acquisto, i consumi culturali vengono tagliati, ma appena è possibile le persone cercano di soddisfare la loro curiosità culturale e intellettuale partecipando a ogni incontro gratuito.

Un’altra buona notizia è la crescita di nuove forme di partecipazione e auto-organizzazione dei cittadini e degli operatori culturali a sostegno delle forme d’arte del contemporaneo. Le occupazioni “culturali” di cinema e teatri, l’apertura di nuovi spazi associativi dedicati alla cultura, il fiorire di progetti di co-working spesso legati ad attività creative e culturali, sono il segnale che questo mondo ha la forza per ripensarsi e trovare nuovi modelli di governance e sostenibilità.

Anche il Terzo settore culturale si rinnova e cerca una terza via tra associazionismo e impresa sociale (e culturale?). Quello che manca però è un’attenzione reale del legislatore, che dovrebbe sostenere attraverso interventi innovativi fiscali e di maggiore efficienza alcuni strumenti fondamentali per il funzionamento di questo mondo.

Nel Rapporto dello scorso anno avevamo inoltre sottolineato la necessità di utilizzare una parte del consistente gettito (54,59 milioni di euro – bilancio consuntivo Siae 2015) prodotto dalle nuove tariffe del decreto del 20 giugno 2014 sulla copia privata al fine di sostenere giovani autori. In effetti, a ottobre di quest’anno, la Siae ha promosso un insieme di bandi dal titolo “S’illumina” per un totale di 5 milioni di euro (il 10% degli introiti del 2015). Si tratta di un primo segnale di rinnovamento nelle politiche della Società Italiana Autori ed Editori che appare però ancora timido rispetto al ruolo che essa potrebbe svolgere di concerto con il Mibact.

Il 2016 è anche l’anno del Pon Cultura, il Programma Operativo Nazionale finanziato dai fondi europei del Fondo Europeo Sviluppo Regionale (Fesr). Il programma riguarda Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia per il periodo 2014-2020. La dotazione complessiva per i 7 anni è di 490 milioni di euro, finanziati per 368,2 mln dai fondi europei e da 122,7 mln da fondi del Mibact.

Questi soldi saranno utilizzati per la valorizzazione del territorio attraverso interventi di conservazione del patrimonio culturale (73,4%), potenziamento del sistema dei servizi turistici e di sostegno alla filiera imprenditoriale collegata al settore (23,2%), supporto all’implementazione del piano (3,4%). Le azioni si svolgono in accordo con le Regioni attraverso accordi partenariato e sono vigilate da un Comitato di Sorveglianza i cui siedono anche le parti sociali (sindacati, imprese, terzo settore).

Un altro provvedimento molto atteso per il mondo dello spettacolo dal vivo è stato il nuovo regolamento per accedere ai fondi del Fondo Unico per lo Spettacolo (Fus), pubblicato nella Gazzetta Ufficiale il primo luglio del 2014­: una riforma interessante che ha scardinato alcune rendite di posizione, ma che rischia di mettere in crisi soggetti virtuosi che non sono rientrati nel finanziamento triennale.

A questo proposito, occorre peraltro denunciare il sostanziale definanziamento del Fus nel triennio 2017-2019: l’ammontare per il 2016 è stato di 406,8 mln di euro, mentre il finanziamento previsto per il 2017 nella Tabella allegata alla Legge di Bilancio è pari a poco più di 362 milioni di euro, quello per il 2018 a poco meno di 356 milioni, quello per il 2019 a poco meno di 357 milioni.

Purtroppo il Ministero ha fatto marcia indietro anche per quanto riguarda il fondo per il sostegno alle attività delle associazioni di promozione della cultura cinematografica contenuto nel Fondo Unico per lo Spettacolo, che nel 2015 era stato di 1 milione di euro mentre nel 2016 è tornato a 900mila euro. Il ruolo di queste associazioni è fondamentale per la promozione del cinema indipendente, del cinema documentario e per i tanti progetti di formazione del pubblico anche alla luce della forte crisi che ha investito le sale tradizionali.

Prima di concludere, un passo indietro: il dibattito sulla cultura è stato caratterizzato negli scorsi mesi dalla discussione sul decreto n. 146/2015 (noto anche come “Decreto Colosseo“), recentissimamente convertito in legge, riguardante le misure urgenti per la fruizione del patrimonio storico e artistico della nazione.

Il decreto fu emanato dopo che un’assemblea sindacale, del resto regolarmente convocata con largo preavviso, aveva reso impossibile per alcune ore l’accesso al Colosseo. Il Governo, sfruttando l’onda di una ben orchestrata campagna mediatica, decise così con il decreto di considerare, per quel che riguarda i diritti sindacali, i beni culturali come attività che “rientrano tra i livelli essenziali delle prestazioni di cui all’articolo 117 secondo comma lettera m della Costituzione”. Il tutto senza nessun aggravio di spesa per le finanze pubbliche.

Ma l’articolo 117 della Costituzione prevede che i Livelli essenziali delle prestazioni (Lep) vadano ben oltre la fruizione dei beni per i turisti, poiché si riferiscono a “diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale”. Lo Stato, con la legge in questione letta alla luce della Costituzione, si impegna a garantire e a definire con il sistema delle autonomie locali le prestazioni a cui hanno diritto i cittadini rispetto alla possibilità di fruire il patrimonio culturale della nazione, indipendentemente dalle differenze sociali ed economiche.

Evidentemente non è a questo che pensava il Governo, tanto è vero che per la legge in questione non è previsto alcuno stanziamento. Ma se si vuole che la legge sia un fatto di civiltà, i legislatori dovrebbero impegnarsi a trovare le risorse, proprio a partire dalla nuova Legge di Bilancio, al fine di mettere in grado i Comuni e le Regioni di determinare di concerto con il Governo e di rendere effettivi i Livelli Essenziali delle Prestazioni Culturali da garantire ai cittadini.

In tal senso, si dovrebbe garantire ad esempio la presenza di una biblioteca pubblica in ogni bacino territoriale significativo e orari di apertura tali da renderle largamente fruibili. E si dovrebbero mettere in atto tutti gli interventi necessari a mantenere viva la cultura del territorio, elemento essenziale per la coesione sociale e lo sviluppo sostenibile.

Inoltre, sarebbe quanto mai necessario e urgente un piano di reclutamento straordinario del personale delle Soprintendenze: a maggior ragione ora che i drammatici terremoti in Lazio, Umbria e Marche, oltre ad aver provocato centinaia di vittime, migliaia sfollati e miliardi di danni al tessuto abitativo e imprenditoriale, minacciano di compromettere gravemente il patrimonio storico, culturale e artistico delle zone interessate dai sismi.

Se la cultura, infine, è un bene pubblico essenziale proprio come la sanità, occorrerà che le spese per accedervi abbiano un trattamento fiscale analogo a quello che riguarda le spese sanitarie, e al contempo uno stesso sistema di detrazioni. Se, in altre parole, andare a teatro, al cinema, oppure a un corso di formazione di una università popolare è esercitare un diritto che fa bene a chi lo esercita e alla collettività, allora è necessario mettere in atto un regime di detrazioni fiscali che lo sostenga.


LE PROPOSTE DI SBILANCIAMOCI!

Tax credit per produzioni musicali di artisti emergenti

La Legge di Stabilità 2016 prevedeva la conferma di provvedimenti interessanti, tra i tanti contenuti nel disegno di legge “Art Bonus”, come il credito d’imposta del 65% per le donazioni a favore di beni culturali e teatri pubblici (ma che potrebbe essere esteso ai soggetti no profit che operano prevalentemente nello stesso ambito), la stabilizzazione del 2 per mille per le associazioni culturali e l’aumento del fondo che sostiene il tax credit per il cinema e le sale cinematografiche storiche. Mentre sono stati stanziati i fondi previsti per il tax credit in ambito cinematografico, nulla si è mosso per quanto riguarda il tax credit per le produzioni musicali di artisti emergenti: un provvedimento urgente per dare un minimo di ossigeno al comparto della musica popolare contemporanea. Si propone dunque di prevedere un fondo di almeno 10 milioni per dare gambe a questo provvedimento.

Costo: 10 milioni di euro


Fondo per ristrutturare spazi demaniali per produzioni artistiche

Come per la scorsa edizione del Rapporto, Sbilanciamoci! ribadisce che sarebbe necessario prevedere almeno un fondo rotativo costituito con l’apporto anche di istituti di credito (e/o dall’Istituto di Credito Sportivo), il cui tasso di interesse sia sostenuto per il 50% dal fondi del Mibact, al fine di promuovere le ristrutturazioni di spazi demaniali non utilizzati per usi legati alle produzioni artistiche, come previsto dai disegni di legge del 2014. Un primo fondo potrebbe essere del valore di 20 milioni.

Costo: 20 milioni di euro


Facilitazioni all’accesso alle attività culturali per gli studenti

È necessario rafforzare la possibilità di accesso alle attività culturali per chi studia. Nel resto d’Europa l’accesso gratuito o semigratuito alla cultura per i soggetti in formazione rientra all’interno delle misure di reddito indiretto, proprie di un welfare di cittadinanza. Chiediamo che vengano stanziati 20 milioni di euro per rendere accessibili le attività culturali del nostro Paese agli studenti e alle studentesse, anche tenendo conto dei criteri previsti per il diritto allo studio stabiliti dai Livelli Essenziali delle Prestazioni.

Costo: 20 milioni di euro


Risorse per il Fondo Unico per lo Spettacolo

Il finanziamento del Fondo Unico per lo Spettacolo (Fus) per il 2017 da parte del Mibact è pari a 362.113.529 euro. A nostro avviso, appare chiaro il disegno del legislatore sposti ulteriormente sulle amministrazioni locali, anche in questo ambito, la responsabilità di sostenere la cultura diffusa. Purtroppo le Regioni e i Comuni non saranno in grado di svolgere questa funzione appieno. Per questo riteniamo che il Fus, soprattutto con questo nuovo assetto, debba essere rafforzato portandolo a 500 milioni di euro per il 2017, e che il Fondo venga maggiormente utilizzato per sostenere le residenze artistiche, il settore della promozione e la mobilità delle produzioni all’estero.

Costo: 138 milioni di euro


Risorse per la promozione dell’Arte e dell’Architettura contemporanea

Nel nostro Paese esiste un movimento artistico e culturale diffuso che si occupa di arte e architettura contemporanea. Si tratta di uno degli ambiti più interessanti anche di promozione di giovani artisti e giovani curatori e di imprese e organizzazioni che propongono processi innovativi. Questi processi sono spesso collegati ai progetti di riqualificazione urbana, soprattutto nelle periferie delle città. Il Mibact destinerà solo 11 milioni alla missione denominata “Promozione dell’Arte e dell’Architettura contemporanea e delle periferie urbane”. Si ritiene che questo fondo debba essere portato ad almeno a 30 milioni per poter essere davvero efficace.

Costo: 19 milioni di euro


Abrogazione del “Bonus Cultura”

Il “Bonus Cultura” varato dal Governo con la Legge di Bilancio di quest’anno prevede l’erogazione di 500 euro per i consumi culturali ai neodiciottenni (italiani e incensurati). Si tratta nel complesso di 290 milioni di euro, che costituiranno una sorta di mancia elettorale in vista del referendum costituzionale, che vede i giovani nettamente schierati per il “No” alla riforma del Governo. Questa misura una tantum è assolutamente inadatta a fronteggiare il problema dell’accesso alla cultura nel nostro Paese. Si propone pertanto di abrogare questo bonus e di destinare il suo intero importo a misure e interventi davvero utili e prioritari, a cominciare dal finanziamento dei Livelli essenziali delle prestazioni culturali e della gratuità dell’ingresso ai musei, monumenti e aree archeologiche statali.

Maggiori entrate: 290 milioni di euro


Implementare i Livelli Essenziali delle Prestazioni Culturali

Sbilanciamoci! chiede di dare piena attuazione al dettato del disegno di legge 146/2015 “recante misure urgenti per la fruizione del patrimonio storico e artistico della Nazione” (approvato definitivamente in Senato e convertito in legge il 5 novembre 2015) definendo e implementando i Livelli Essenziali delle Prestazioni Culturali. Dal momento che la quantificazione del costo di queste nuove prestazioni, definite essenziali dalla legge, non è semplice né immediata, si propone come primo passo che una posta di bilancio pari a 300 milioni di euro a ciò finalizzata sia presente nella Legge di Bilancio.

Costo: 300 milioni di euro


Gratuità di musei, monumenti e aree archeologiche

Nel 2015 l’introito lordo da sbigliettamento di musei, monumenti e aree archeologiche statali è stato di 155,4 milioni di euro. Per fronteggiare in modo innovativo e strutturale il problema dell’accesso alla cultura nel nostro Paese – al di là di misure una tantum, propagandistiche e inefficaci come quella del “Bonus Cultura” per i neodiciottenni – si propone di destinare questa intera somma, 155,4 milioni di euro appunto, al fine di rendere completamente gratuito per tutti l’accesso al patrimonio museale, archeologico e monumentale dello Stato.

Costo: 155,4 milioni di euro

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