ROMA - Sua madre Cecilia la descrive come una ragazza molto allegra e grintosa, fin da piccola. Al momento della nascita la quattordicenne argentina Verónica Cantero Burroni ha avuto un problema neurologico che ha provocato la sua disabilità motoria. Così ha affrontato terapie, trattamenti, interventi chirurgici, consulenze, valutazioni. Con una passione che pian piano cresceva in lei, insieme all’ironia: quella per la scrittura. Ha pubblicato il suo primo libro quando aveva otto anni, per arrivare a quota cinque volumi a poco più di 13 anni. Sesta di sette figli, Vero (diminutivo con cui la chiamano affettuosamente familiari e amici) vive a Campana, un grosso centro a 70 chilometri da Buenos Aires. Nel 2013 ha scritto Cuentos raritos, una raccolta di dieci storie fantastiche pubblicate con la presentazione dello scrittore argentino Sergio Sinai. E in Italia è stato tradotto il romanzo breve Il ladro di ombre, pubblicato da Edizioni di Pagina. A giugno è volata nel nostro Paese per ritirare il Premio Elsa Morante ragazzi 2016. Fra i suoi scrittori preferiti, Gabriel García Márquez, John Green e Alessandro D’Avenia. Si racconta in una lunga intervista nell'ultimo numero di novembre del Magazine Superabile Inail.

Quando hai iniziato a scrivere racconti e perché?
?Ho iniziato a scrivere quando avevo sette anni, dopo una vacanza a Iguazu Falls, dove ho incontrato alcuni animali, i coati: sembravano molto simpatici e giocosi, hanno richiamato la mia attenzione. Un amico di famiglia, che è un giornalista e scrittore, mi ha suggerito di scrivere di quello che gli ho raccontato e gli ho detto di sì.

Quali sono stati i commenti dei tuoi insegnanti e compagni di classe dopo la pubblicazione dei tuoi libri?
?La mia insegnante di letteratura ha usato i piccoli volumi come lettura a scuola, i miei compagni erano contenti e anch’io; la reazione della mia maestra era qualcosa di molto nuovo e anche per me era tutta una novità.

Quanto è importante la famiglia nella tua vita?
?La mia famiglia è molto importante nella mia esistenza quotidiana: passare del tempo con loro mi ispira per immaginare nuove storie. Inoltre mi ha sempre sostenuto in quello che faccio e mi spinge a continuare.

Come vivi la tua disabilità??
Fortunatamente, la vivo come un dono, perché mi fatto scoprire che anche con difficoltà fisiche posso realizzare grandi cose. Credo che non mi limiti, anzi che mi spinga a lottare con più forza per i miei sogni. Sono convinta che la scrittura sia la ragione della mia disabilità: Dio mi ha fatto questo dono per dimostrare agli altri che, nonostante le difficoltà, tutti noi abbiamo un dono da condividere e regalare a coloro che ci circondano.

In che modo il tuo romanzo è arrivato nel nostro Paese? Come mai è stato tradotto in italiano?
?Il ladro di ombre è arrivato in Italia grazie a Davide Rondoni, poeta che ho avuto la fortuna di conoscere. Dopo una chiacchierata mi ha detto di scegliere uno dei miei libri perché lui lo facesse tradurre in italiano. Ho scelto il mio primo romanzo breve; dopo alcuni mesi mi ha mandato la traduzione. Poi il mio amico scrittore e giornalista Alver Metalli lo ha presentato alle Edizioni di Pagina, che ha accettato di pubblicarlo.

Cosa ha significato per te vincere il Premio Elsa Morante ragazzi?
?Per me vincere il Premio Elsa Morante è stato un sogno diventato realtà, qualcosa che assolutamente non mi aspettavo, com’era già stata una sorpresa molto grande essere nominata finalista: con quella notizia ero già più che soddisfatta. Ma Dio ha voluto regalarmi questo sogno e così è stato. La cosa più emozionante è stata la possibilità di incontrare e avvicinarmi a tante persone per conoscere le loro storie, le loro passioni.

Cosa ti è piaciuto dell’Italia??
Mi è piaciuta soprattutto Roma, perché ogni angolo di questa città ha una storia nuova da raccontare: conserva storie del passato che, nonostante il passare degli anni, sono ancora intatte. L’architettura mi è sembrata molto delicata e originale. Tra i luoghi che mi sono piaciuti di più, il Gianicolo (da dove si vede tutta la città) e la Cappella Sistina per tutte le storie che racconta al suo interno.

Hai incontrato papa Francesco: cosa vi siete detti?
?Anche stare con papa Francesco è stata una grande sorpresa, perché non me l’aspettavo. Stavo all’udienza generale del mercoledì in Piazza San Pietro; alla fine il papa ha sceso le scale ed è venuto dritto verso di me: è stata un’emozione grandissima. Io gli ho preso la mano e lui mi ha detto: «Ciao, come stai? Sei contenta?». Ho risposto, emozionatissima: «Sì, molto». Poi ha detto: «Mi hanno riferito che sei una brava scrittrice», allora gli ho dato il mio libro e gli ho detto che gli avevo scritto una dedica, mi è sembrato un po’ sorpreso. Poi mi ha dato un abbraccio, un bacio e infine mi ha chiesto di pregare per lui.

Quale messaggio cerchi di trasmettere attraverso i tuoi racconti??
Provo ad affrontare temi e situazioni che si verificano frequentemente nel mio ambiente e li inquadro in un contesto coinvolgente e divertente. Mi piace anche poter aiutare in qualche modo i lettori e coloro che si identificano con i personaggi. Quando qualcuno mi chiede una dedica su un libro che ho scritto, ci tengo a conoscere una parte di quella persona e che i lettori mi conoscano attraverso la storia che racconto perché fa parte della mia vita quotidiana.

Hai 14 anni: che scuola frequenti??
Frequento la scuola secondaria “San Tommaso d’Aquino” a Campana, in Argentina; sono al terzo anno, per fortuna va tutto bene. Ho tanti amici.

Quali sono i tuoi progetti e sogni per il futuro?
?In futuro mi piacerebbe studiare giornalismo e avere la possibilità di viaggiare in posti come l’Italia, la Francia, la Spagna, il Messico... Mi piace molto viaggiare e penso di continuare a scrivere. (Laura Badaracchi)

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