Pubblichiamo la traduzione di questo articolo di Finance Watch firmato da Katarzyna Hanula-Bobbitt che fa il punto sull’educazione finanziaria e sui limiti di uno strumento che i grandi gruppi finanziari stanno promuovendo come panacea di tutti i mali della finanza. (Scopri di più su:
NonConIMieiSoldi.org)
Spiegare alle persone cos’è un conto corrente o come mettere da parte dei risparmi è importante, ma crediamo che questo tipo di educazione, se non accompagnata da cambiamenti profondi nelle regole della finanza, non produca una maggior tutela dei risparmiatori, né ci metta al riparo da nuove crisi prodotte dalla finanza casinò. Il timore è che il sistema finanziario cerchi di far passare l’idea che basti mettere il piccolo risparmiatore nelle condizioni di capire, se poi si ritrova titoli spazzatura il problema è suo.
L’approccio mainstream all’educazione finanziaria sfocia a volte nel grottesco, con grandi banchieri che con la foglia di fico dell’alfabetizzazione finanziaria, pensano di nascondere le proprie responsabilità nelle gravi crisi e danno del “mal-educato” al consumatore truffato.
Fa riflettere inoltre come i corsi che si stanno promuovendo siano principalmente rivolti a giovani / studenti, quando i soldi da investire in Italia ce li hanno quasi solo gli over 60. È bello sapere che tra mezzo secolo le persone sapranno difendersi, ma non è esattamente il target a cui oggi vengono rifilate le “porcherie” finanziarie.
Come Rete di Banca Etica abbiamo scelto l’approccio di educazione “critica” alla finanza in antitesi all’approccio che abbiamo sintetizzato: vogliamo spiegare anche quello che sta dietro i prodotti e servizi che acquistiamo quando andiamo in banca, e coinvolgere le persone sull’urgenza di cambiare le regole.
Buona lettura!
L’educazione finanziaria è in agenda di nuovo. Probabilmente sai come si vende: i clienti che conoscono le nozioni finanziarie, i prodotti e le transazioni trovano più semplice costruire le abilità necessarie per funzionare meglio nei mercati finanziari. L’educazione finanziaria – che inizia idealmente in giovane età e continua nella vita professionale – porta all’alfabetizzazione finanziaria, che a sua volta porterà ad un comportamento finanziario corretto e ad un maggior benessere per gli individui e le famiglie.
In altre parole, essere finanziariamente alfabetizzati ti rende migliore. Ma non è tutto troppo semplice, e la sola educazione è davvero abbastanza per proteggere i cittadini nei mercati finanziari di oggi?
La mancanza di alfabetizzazione finanziaria
Le recenti crisi hanno rivelato che il settore finanziario è molto complesso e che servono delle particolari abilità per navigarlo. Numerosi sondaggi condotti dopo la crisi hanno mostrato che il livello di alfabetizzazione finanziaria tra i cittadini è generalmente molto basso, anche tra i più toccati dalla crisi finanziaria. Questa ignoranza nel campo della finanza non è sorprendente considerando la complessità dei mercati e prodotti finanziari moderni. La crisi finanziaria, tuttavia, ha fornito un’eccellente motivazione ai cittadini per diventare più coinvolti nella regolamentazione finanziaria: comprendendo di più come funziona il sistema, possono esercitare un’influenza e aiutare a cambiarlo.
L’analfabetismo finanziario è un problema serio anche negli Stati più sviluppati.
Negli Stati Uniti,
uno studio del 2015 del regolatore finanziario FINRA ha concluso che i cittadini americani tipicamente hanno “difficoltà ad applicare le capacità di compiere decisioni finanziarie nella vita reale”, e quasi i due terzi non sono in grado di passare una test di finanza base. Lo studio riguardava far quadrare i conti, pianificare in anticipo, gestire prodotti finanziari, conoscenza e decisioni finanziarie.
I risultati sono impressionanti perché i cittadini statunitensi sono i più abituati a prendersi cura delle proprie finanze e sono generalmente più avvezzi a giocare in borsa.
Un sondaggio internazionale sull’alfabetizzazione finanziaria pubblicato nel mese di ottobre ha rivelato che i livelli generali di alfabetizzazione finanziaria in 30 stati sono relativamente bassi, con una particolare debolezza nell’abilità di comprendere concetti come “interesse composto” e “benefici della diversificazione”. Il punteggio medio tra tutte le nazioni che hanno partecipato è stato di solo 13.2 su 21, e 13.7 per i paesi OECD.
L’educazione, una soluzione
Finora, in Europa, gli attori istituzionali hanno scelto un approccio interventista, applicando regole severe sulla protezione e condotta dei consumatori. Ma non hanno impedito alle istituzioni finanziarie di attirare con l’inganno ignari clienti per investire in prodotti molto complessi. Ma affrontare la questione dell’analfabetismo finanziario avrebbe aiutato a colmare questo divario?
Per esempio, un consumatore educato alla finanza sarebbe in grado di vedere e capire la differenza tra un deposito strutturato e un investimento strutturato, se il suo consulente finanziario gli dicesse che i rendimenti di entrambi sono garantiti? La vera questione sembra quindi essere: Educare e aiutare i consumatori a essere maggiormente astuti, finanziariamente parlando, li metterebbe più al sicuro di come sono ora?
La risposta dipende dalla persona a cui fai la domanda. Da un lato, le organizzazioni di consumatori e i teorici sono scettici su quanto si possa ottenere con l’educazione finanziaria. Dall’altro lato, alcuni governi, organizzazioni internazionali e l’industria finanziaria si schierano a favore dei benefici di un livello più alto di alfabetizzazione finanziaria.
Ma iniziamo dalle basi: l’educazione.
Sappiamo tutti che le persone istruite stanno meglio di quelle non istruite, ma cosa significa essere istruiti? Secondo
la lista di competenze dell’Università di Harvard che rendono una persona istruita, le caratteristiche migliori sono l’abilità di definire problemi senza una guida, fare domande difficili che mettono in discussione le ipotesi prevalenti, assimilare velocemente le informazioni necessarie da grandi masse di dati irrilevanti, concettualizzare e riorganizzare informazioni in nuove forme, ragionare in modo induttivo, deduttivo e dialettico, e affrontare i problemi euristicamente.
Adesso, presumiamo che i cittadini europei abbiano già le abilità di cui abbiamo parlato prima, e aggiungiamo la finanza al mix. Secondo l’OECD, l’alfabetizzazione finanziaria è una combinazione di consapevolezza, conoscenza, abilità, atteggiamento e comportamento necessari per prendere decisioni finanziarie sensate e alla fine raggiungere il benessere finanziario individuale. Oltre alla comprensione di concetti finanziari e alla capacità di interpretare dati, l’alfabetizzazione finanziaria può essere vista anche come un insieme di conoscenze, abilità e strategie in continua espansione, che gli individui si costruiscono nel corso di tutta la vita.
Una ricerca completa condotta dall’OECD, la Commissione Europea, la World Bank e diverse università ha mostrato che i programmi di alfabetizzazione finanziaria sono solitamente basati su teorie economiche empiriche che si focalizzano sull’abilità di valutare proposte finanziarie. La maggior parte di questi programmi si concentrano sulla raccolta di dati sull’alfabetizzazione finanziaria, sulla mappatura delle abilità mancanti e sulla promozione delle buone pratiche.
- «Dai a un uomo un pesce, e lo nutrirai per un giorno. Insegnagli a pescare, e lo sfamerai per una vita intera» (Proverbio Cinese)
Tuttavia, nessuno degli approcci tradizionali all’alfabetizzazione finanziaria ha generato delle prove solide a testimoniare che gli sforzi compiuti in questa direzione abbiano avuto degli impatti positivi e rilevanti.
Questo ha implicazioni più ampie. Le decisioni che riguardano i risparmi e gli investimenti hanno ovviamente un forte impatto sul benessere finanziario dei consumatori individuali, ma, considerate nel loro insieme, queste stesse decisioni determinano i risultati economici nazionali. Mentre le scelte finanziarie che si trovano davanti i consumatori diventano più complesse, guidate dai cambiamenti dei prodotti finanziari e delle condizioni dei consumatori stessi, noi dovremmo sempre tenere a mente che il costo degli errori fatti dai singoli consumatori è pagato dall’intero sistema economico.
Di conseguenza, se per il cittadino medio è difficile prendere delle decisioni di risparmio e investimento ragionevoli, tutti ne perdono.
Pertanto, questi programmi di alfabetizzazione finanziaria ancora in fase di definizione, devono essere fondati su pochi ma essenziali obiettivi:
- mettere in condizioni paritarie i consumatori finali e i creatori dei prodotti finanziari,
- dare ai consumatori gli strumenti necessari per destreggiarsi in un’economia globale complessa e in continuo mutamento,
- ridurre al minimo la probabilità di future crisi (ricordiamo i mutui sub-prime).
Cambiamo il Modello Europeo
I consumatori nell’economia europea alimentata dai debiti sono incoraggiati a dedicarsi allo shopping transfrontaliero di prodotti e servizi, esercitando così il loro ruolo politico ed economico di cittadini nel funzionamento del mercato interno. La Commissione Europea è incline a far crescere questo mercato per includere i cittadini che gestiscono il loro benessere finanziario. I cittadini americani lo fanno già nei loro anni di lavoro e poi in pensione, e la CE vede dei chiari benefici in questo cambiamento.
Questo spiega l’entusiasmo della CE affinchè i cittadini europei diventino esperti nel mercato dei capitali (come è descritto nell’
Action Plan on Building a Capital Markets Union) in quanto vuole smuovere i risparmi al dettaglio e sbloccare i mercati di capitale. Il precedente commissario dei servizi finanziari Jonathan Hill, durante la Commission’s Public Hearing on the Retail Finance Green Paper,
ha detto «per definizione, gli investitori al dettaglio e i consumatori sono il cuore di questo progetto. Essi fanno questo per fornire all’industria dei servizi finanziari i pool di capitale di cui necessita. Quindi, più aumentiamo il mercato unico per i prodotti finanziari che i consumatori comprano, più investimento possiamo sbloccare. E, ovviamente, possiamo migliorare la qualità del servizio e ridurre i prezzi che devono pagare in qualità di consumatori».
Ma prima che i consumatori possano dare il via al folle shopping finanziario, devono prima assumersi la responsabilità per la gestione finanziaria ed essere maggiormente finanziariamente alfabetizzati. In questa visione, l’educazione finanziaria può essere considerata un importante strumento per i governi che cercano di introdurre cambiamenti negli obiettivi delle loro politiche sociali.
L’industria finanziaria è, ovviamente, fortemente a favore di questo. Secondo la
European Banking Federation «è facile essere appassionati all’educazione finanziaria. Quando guardi al potenziale è chiaro che ci sono dei benefici tangibili per molti. L’educazione finanziaria verte intorno all’aiutare le persone a compiere scelte ben informate, all’incoraggiare un comportamento finanziario responsabile. Ci sono molte prove che dimostrano come le persone finanziariamente alfabetizzate sono più inclini ad avere successo nella vita».
Ma i cittadini riescono a stare al passo con il settore finanziario?
Al Finance Watch, troviamo questa opinione un po’ troppo semplificata, se si considerano gli obiettivi politici e il cambiamento economico. Mentre l’educazione è in generale una buona cosa, dubitiamo che la conoscenza dei cittadini, la comprensione, le abilità e la volontà possano essere portate al livello necessario per il mercato di prodotti finanziari di oggi e assicurare il miglior risultato per la società civile e il sistema economico.
Ci sono diverse ragioni che giustificano tale affermazione:
- L’industria finanziaria ha i mezzi e la motivazione per superare educatori finanziari e agenzie governative, così come i consumatori finanziari finali. I consumatori sono più aperti ad imparare nel momento in cui hanno bisogno di utilizzare quelle informazioni. Questi “momenti propizi per insegnare” sono anche dei momenti in cui i consumatori sono sotto l’influenza dei venditori di prodotti finanziari. Anche quando l’educazione finanziaria è impartita prima della transazione, i consumatori spesso non riescono a superare l’astuzia dei venditori.
- La ricerca accademica di Barber e Odean (2001) mostra come l’educazione finanziaria possa dare ai cittadini “un’illusione di conoscenza”. Quando vengono date alle persone più informazioni sugli investimenti, per esempio, queste diventano troppo sicure di sé e nell’abilità di investire nel modo corretto, credendo che l’informazione li renda più capaci, anche quando non è così.
- Prendere delle decisioni finanziarie di solito richiede autocontrollo e ragionamenti notevoli. Spesso prendiamo decisioni (incluse quelle finanziarie) in modo impulsivo e dipendiamo dal parere professionale di altri. Quando ci sono gli incentivi per le vendite poi, gli investitori al dettaglio sono sempre ed inevitabilmente soggetti all’influenza di quelli che li consigliano.
- I cittadini sono messi davanti ad una vastissima scelta di prodotti finanziari e fiumi di informazioni su ognuno di questi. Questo può portare a strategie decisionali eccessivamente semplificate o all’inerzia, ovvero all’incapacità di prendere una qualsiasi decisione.
Le decisioni finanziarie personali spesso riguardano la valutazione della capacità di ognuno di accettare la disoccupazione, la malattia e altre situazioni finanziariamente pesanti. A dispetto dell’alta posta in gioco, molte persone sono convinte che le loro probabilità di vivere delle sfortune siano basse.
Molte persone trovano le decisioni finanziarie e perfino l’educazione finanziaria molto stressanti, e visto che lo stress impegna le nostre risorse cognitive, questo può ridurre la qualità delle nostre decisioni.
Per tutte queste ragioni, nel contesto di cambiamento che la Commissione sta promuovendo, crediamo che sia improbabile che l’educazione finanziaria da sola possa migliorare il benessere finanziario delle famiglie e generare una crescita economica.
L’OECD crede anche che la regolamentazione finanziaria abbia un ruolo principale nel proteggere i consumatori. Come ha concluso nel suo recente sondaggio: «Il quadro normativo della regolamentazione finanziaria e della protezione del consumatore può aiutare ulteriormente le persone ad essere più resilienti, per esempio aiutandole ad evitare di ritrovarsi intrappolate in un circolo vizioso di debiti a causa dell’utilizzo di crediti molto onerosi o a causa delle multe per i ritardi nei pagamenti, e riducendo la probabilità che loro scelgano prodotti finanziari non adatti e che possono indebolire ulteriormente la loro situazione finanziaria. Sono essenziali dei servizi di consulenza regolati e indipendenti per guidare le persone nel panorama finanziario in veloce e continua evoluzione e raggiungere i loro obiettivi di lungo termine».
Conclusione
L’educazione finanziaria può dare ai cittadini dei validi strumenti decisionali e di analisi quantitativa, ma l’alfabetizzazione finanziaria di per sé non è abbastanza. I consumatori non vinceranno mai una competizione con la complessità finanziaria; alcune cose è meglio affrontarle attraverso la regolamentazione, delle regole di condotta più rigide, la standardizzazione di prodotti e un ruolo più importante per i controllori e le autorità finanziarie con poteri esecutivi e di sanzione. L’alfabetizzazione finanziaria – anche se importante – non può rimpiazzare tutto questo.
E per ultimo, ma non perché meno importante, la questione dell’educazione finanziaria dovrebbe farci fare un passo indietro e farci porre una grande domanda – che cosa esattamente stiamo cercando di creare? Vogliamo un mercato dove i cittadini possano acquistare prodotti d’investimento adatti e standardizzati che rispondano al loro benessere finanziario di lungo periodo e ai bisogni del sistema economico, o una società di investitori speculatori che forniscono capitale attraverso tutti i mezzi offerti dai mercati finanziari, senza badare alle conseguenze?