La crisi climatica richiede urgenza e maggiore impegno dei paesi più responsabili per ridurre le emissioni di gas serra: l’appello della società civile ai leader riuniti a COP 22. (Scopri di più su: Focsiv.it)

In occasione dell’entrata in vigore dell’Accordo di Parigi e della COP 22 di Marrakech (7 – 18 novembre) una vasta coalizione di organizzazioni della società civile, gruppi e movimenti sociali da tutto il mondo, tra cui CIDSE di cui FOCSIV è membro, ha pubblicato un documento che espone in maniera analitica l’urgenza di agire a livello globale e in maniera accelerata per il clima, aumentando in modo particolare gli impegni di mitigazione 2020 i quali, se lasciati allo stato attuale, risultano totalmente insufficienti per il raggiungimento dell’’obiettivo ambizioso di 1.5 C.

Se non si agisce in maniera tempestiva ed ambiziosa, gli obiettivi di Parigi svaniranno davanti ai nostro occhi: è questo l’appello che emerge nel documento “Il percorso verso l’obiettivo 1.5°C”, dove si propone un’analisi degli attuali impegni di riduzione nelle emissioni di gas serra avendo come riferimento l’anno 2020, supponendo quest’anno come punto di riferimento temporale per il raggiungimento dell’obiettivo 1.5 gradi.

Lo studio si basa sul principio della responsabilità comune ma differenziata, sul calcolo di quote eque di riduzione delle emissioni di gas serra tra Paesi ricchi e Paesi impoveriti: l’equità è calcolata con riferimento ai principi cardine di equità definiti dall’UNFCCC ed in base a due variabili, la responsabilità storica delle emissioni (quindi quanto si è contribuito al livello attuale di emissioni) e la capacità di convertire i propri sistemi energetici.

Considerati diversi benchmark di equità che combinano gli indicatori di responsabilità nel causare le emissioni (emissioni storiche da uno specifico anno di inizio) e di capacità nel sostenere la riduzione delle emissioni (ovvero il reddito, calcolato più o meno in modo progressivo), emerge che, senza ulteriori impegni (che auspichiamo vengano rafforzati in sede COP 22), i paesi sviluppati, nonostante abbiano quote eque di riduzione delle emissioni maggiori in base a qualsiasi benchmark offrono un livello di mitigazione considerevolmente poco ambizioso. Al contrario, i paesi in via di sviluppo, sebbene non raggiungano quella che sarebbe la loro quota equa di riduzione, sono più vicini al raggiungimento dell’equità. Ad ogni modo, a livello mondiale è stato promesso meno di un quarto della mitigazione necessaria per raggiungere rapidamente un percorso verso 1.5°C.

In considerazione dei risultati dell’analisi qui brevemente accennata, le organizzazioni promotrici e firmatarie del documento espongono una serie di raccomandazioni dettagliate per COP 22 in modo che si delinei un percorso coerente con il raggiungimento degli obiettivi di Parigi. Di seguito le raccomandazioni a livello generale:
  • Aumentare e convertire in azione immediata gli impegni pre e post 2020
  • Attuare una transizione urgente, completa ed equa verso le energie rinnovabili, accompagnata da politiche di supporto alla transizione a tutti i livelli
  • Aumentare le risorse messe a disposizione per la finanza climatica, tanto in mitigazione che in adattamento
  • Valorizzare la cooperazione con i paesi in via di sviluppo per sostenere la transizione, mirando ad un ambizioso avanzamento verso società a zero emissioni di carbonio,
Gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile definiscono il quadro in cui inserire un equo percorso verso l’obiettivo 1.5°C e riflettono e promuovono un ampio consenso della comunità internazionale per un futuro senza povertà, in cui l’economia e l’ambiente fioriscono insieme. Tuttavia ogni sforzo per lo sviluppo sostenibile sarà vano senza un concreto perseguimento degli obiettivi dell’Accordo di Parigi e questo dipende da cosa sarà deciso prima del 2020, non dopo.

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