La lotta alla povertà potrà contare su due nuove azioni: il Sia (sostegno all’inclusione attiva) e il Fpe (fondo per la povertà educativa). La capacità economica è diversa: 750 milioni per il Sia nel 2016 (1 miliardo negli anni successivi); 120 milioni per la povertà educativa all’anno per tre anni. È potenziale aggiuntivo per lottare contro la povertà, in costante tensione tra trasferimenti e servizi, con tante risorse destinate ai primi e poche ai secondi. (Scopri di più su: FondazioneZancan.it)
Gli ultimi dati Istat descrivono uno scenario drammatico per le famiglie con figli e per i giovani. Gli indici europei ci vedono perdenti, insieme con Grecia e Spagna. Nel 2015 quasi una famiglia su 5 con tre o più figli minori era in povertà assoluta. Il tasso di disoccupazione giovanile era al 40,3% (il doppio della media Ue). Le dichiarazioni sull’importanza dei servizi hanno mascherato la falsa coscienza del non aver investito su di essi e in modo bilanciato rispetto ai trasferimenti.
Un segnale positivo viene dal governo. Destinerà alle amministrazioni locali 487 milioni di euro per il rafforzamento dei servizi nel prossimo quadriennio. Anche il fondo per la povertà educativa investirà nei servizi, cioè nella presa in carico comunitaria dei problemi. Sono poche risorse, rispetto alla spesa complessiva per la povertà, a cui chiedere un elevato rendimento sociale. I servizi nei territori dovranno infatti fare quello che normalmente non riescono a fare: governare l’incontro tra domanda e offerta, lottare assieme ai poveri, con azioni a corrispettivo sociale, in concorso al risultato, con bambini, ragazzi, genitori.
Sarà un’opportunità preziosa, per verificare non solo le rendicontazioni amministrative ma anche il rendimento dei talenti messi a disposizione, misurando la riduzione della povertà e gli indici di impatto sociale. Potrebbe essere un punto di non ritorno. La spesa dei comuni per la povertà (oltre 500 milioni all’anno) potrà contare su un 40% di incremento medio da destinare ai servizi. Potremo misurare il rendimento moltiplicativo dell’agire professionale.