“Investire nell’impresa sociale conviene”. Intervista a Laura Bongiovanni, Presidente Isnet. (Scopri di più su:
OsservatorioSocialis.it)
I dati contenuti in questa intervista sullo sviluppo dell’impresa sociale in Italia sono stati presentati in anteprima a Padova sabato 8 Ottobre, nella sessione di lavoro “Il ruolo delle imprese per un’economia civile e sostenibile” in occasione delle attività preparatorie del “II Forum nazionale di Etica Civile”, promosso dalla Fondazione Lanza.
Quali sono caratteristiche e obiettivi perseguiti da Associazione Isnet?
Associazione ISNET (
www.impresasociale.net) è una associazione costituita nel 2007 che dialoga con un network di 1.233 organizzazioni del terzo settore con l’obiettivo di sostenere lo sviluppo delle Imprese sociali favorendo le relazioni, i processi di innovazione e diversificazione delle attività. A tal fine, l’Associazione ISNET realizza studi e ricerche per identificare opportunità da offrire al proprio network. L’Osservatorio ISNET sulle Imprese sociali è ad oggi l’unica indagine in Italia con serie storiche e indicatori costantemente aggiornati, articolati su 10 annualità.
Quante sono ad oggi le cooperative sociali in Italia che si occupano di inserimento lavorativo?
In Italia su un totale di 14.342 cooperative sociali quelle di inserimento lavorativo (tipologia B e A+B), sono complessivamente 5.173 ed occupano 67.134 soggetti svantaggiati (fonte: stime Osservatorio Isnet sulle imprese sociali in Italia). Tali cooperative, per garantire i fini istituzionali, svolgono diverse attività economiche, per cui sono imprese a tutti gli effetti, ma generano anche un valore sociale.
Qual è il valore sociale di queste imprese?
L’impatto sociale, ovvero il ritorno sociale dell’investimento, è stato misurato dal’Associazione Isnet, nell’ambito del proprio Osservatorio nazionale sulle imprese sociali, si tratta della prima analisi macroeconomica per misurare l’impatto sociale complessivamente generato da queste imprese.
Dall’analisi risulta che nel 2016, le cooperative sociali di tipo B hanno generato un impatto sociale stimato in 716 milioni di euro, a fronte di poco meno di 374 milioni di euro investiti dagli stakeholders coinvolti (Pubblica Amministrazione e le stesse cooperative sociali in primis). Per 1 euro investito per l’inserimento lavorativo di un soggetto svantaggiato, sono stati ottenuti risultati pari a 1,92 euro (indice SROI – Social Return On Investment).
L’indicatore già positivo, in realtà è parzialmente sottostimato, poiché l’analisi è stata centrata solo sui soggetti svantaggiati classificati dalla Legge 381 del 1991, ossia disabili fisici e mentali, soggetti con dipendenze da alcool o sostanze stupefacenti e detenuti negli istituti penitenziari o ammessi alle misure alternative di detenzione. I risultati ottenuti rappresentano, quindi, solo una parte dell’impatto sociale generato dalle cooperative sociali di inserimento lavorativo, dato che le stesse operano anche con altre tipologie di svantaggio, come immigrati, disoccupati di lungo periodo, disoccupati over 50; categorie per altro già riconosciute a livello comunitario, per le quali l’Italia ha già avviato procedura di armonizzazione. Inoltre a tale valore si dovrebbero aggiungere i risultati sociali che non possono essere valorizzati in termini monetari; dall’aumento di integrazione nella società a quello dell’autostima oppure alla riduzione dei pregiudizi verso detenuti o immigrati.
Un risultato significativo, cosa dice in merito la Legge Delega di Riforma del Terzo Settore?
La Legge delega di Riforma del Terzo Settore recentemente approvata, sottolinea l’importanza dell’utilizzo di indicatori per misurare l’impatto sociale generato dalle attività e l’Associazione Isnet sta già svolgendo attività di sensibilizzazione per accompagnare le imprese sociali a essere protagoniste e a non farsi trovare impreparate da qui a un anno, data in cui saranno emanati i decreti attuativi. Le imprese sociali oggi non possono più accontentarsi di identificare la misura del proprio “far bene”, in una comunicazione che si riduca al numero di soggetti svantaggiati inseriti ad esempio in una cooperativa sociale di tipo b, anche se questo aspetto evidentemente è fondamentale.
Qual è il seguito di questa prima analisi macroeconomica realizzata da Isnet?
Da questi risultati Isnet ha definito un modello di analisi dell’impatto sociale conseguente ad iniziative di social procurement. L’intento è quello di evidenziare il valore aggiunto delle collaborazioni con le aziende for profit. Attraverso questo modello di analisi, le imprese sociali potranno meglio comunicare il valore sociale, oltreché economico, conseguito attraverso le singole commesse, e confidiamo che anche questa modalità possa favorire i processi di contaminazione profit/non-profit.