La Regione con più agenti forestali d'Italia è nello stesso tempo una delle Regioni con la minor superficie boschiva (l'8% del territorio, a fronte di una media del 30%) e una delle Regioni più devastate dagli incendi. Dare una risposta a questa apparente contraddizione, denuncia Legambiente, può spiegare la causa di tanti roghi che devastano ogni anno la Sicilia.
"Quello della gestione degli operatori stagionali antincendio boschivo in Sicilia è uno scandalo - sottolinea Mimmo Fontana, presidente di Legambiente Sicilia - La Regione ha più volte ammesso che si tratta di una sorta di ammortizzatore sociale, che il numero di addetti in questo settore è sovradimensionato per assicurare lavori retribuiti in una terra dove di lavoro ce n'è poco. E con questa giustificazione l'Ars per prima ha alimentato un meccanismo sballato, infernale. I precari del fuoco sono talmente tanti che potrebbero addirittura spegnere le sigarette nei posacenere. Invece non riescono a frenare le fiamme che si mangiano ettari e ettari di vegetazione. Come mai?".
Il motivo è, in parte, spiegato dal business economico alimentato delle fiamme. I precari dell'antincendio spesati dalla Regione in Sicilia sono 30.745, poco meno della metà di tutti i forestali italiani (68mila).
In pratica ognuno di loro controlla 12 ettari di territorio, mentre in Umbria (dove ci sono molti meno incendi) il rapporto è di un forestale ogni 597 ettari di bosco, in Toscana addirittura di un addetto ogni 1.409 ettari. Il loro guadagno dipende dalle giornate di lavoro e dalle ore di straordinario: più la regione va a fuoco, più alto è il loro stipendio. Insomma il sospetto, in alcuni casi la certezza, che dietro gli incendi ci sia la mano di alcuni di quelli che sono incaricati di spegnerli è alto.
"Ci sono diverse mele marce, professionisti della distruzione e del rimboschimento - continua Fontana - perché dopo le fiamme poi c'è tanto da mangiare: per chi spegne e per le ditte che vanno a piantare nuovamente alberi. Quella dei roghi è diventata una attività imprenditoriale". Se a questo particolare aspetto si aggiunge poi l'attività delle ecomafie vere e proprie, che appiccano incendi per motivi speculativi e che sono responsabili di un elevatissimo numero di roghi, ecco che si comprende come una Regione possa essere così devastata, con risvolti drammatici per le persone, le case, le attività economiche.
"E' buona l'iniziativa di Parisi di mandare l'esercito in Sicilia per far fronte alle fiamme. Anzi, per spezzare questo circolo vizioso - più operatori antincendio uguale più incendi - si potrebbe pensare - conclude provocatoriamente Fontana -di impiegare nei prossimi anni le forze armate al posto degli stagionali nelle operazioni di spegnimento. Va disinnescata insomma la connessione tra possibilità di un impiego e l'emergenza incendi, vietando in modo assoluto le assunzioni stagionali connesse allo spegnimento dei roghi. E vanno perseguite con forza le ecomafie, assicurando una maggiore repressione e una certezza della pena per gli incendiari".
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