Secondo Alice Jay, dell'associazione internazionale Avaaz, "Ormai sono anni che in Siria assistiamo impotenti a bombardamenti e attacchi chimici. Ma la distruzione totale di Aleppo è un orrore di livelli mai raggiunti prima. Accordi e diritti per i civili non esistono più. Ad Aleppo est ci sono 250mila persone intrappolate senza quasi accesso a cibo, medicine o acqua potabile, e 100mila sono bambini!". L'associazione ha chiesto una no fly zone per proteggere i civili, ma la situazione non è così semplice. (Scopri di più su:
http://it.gariwo.net/persecuzioni/diritti-umani-e-crimini-contro-l-umanita/aleppo-nella-morsa-15651.html)
Siamo a un anno dall'intervento russo per puntellare il regime di Assad, che ora è in offensiva contro l'Isis. Putin ha una gamma di interessi nell'area che coinvolgono Teheran, Israele, gli hezbollah del Libano, il confronto con gli Stati Uniti, in definitiva una "proiezione internazionale" della Russia nel mondo che può far pensare alla rinascita di una superpotenza. Non democratica però.
Lo scacchiere siriano è inoltre decisivo per la questione dei migranti, il cui arrivo in Europa è sempre più massiccio.
Secondo i dati dell'Unione Europea, relativi al 2014, la Germania ha ricevuto oltre 880.000 arrivi, l'Italia oltre 227.000. Si sa che sono numeri destinati a salire e molti di loro sono siriani in fuga da questa guerra, che dura ormai dal 2011 e coinvolge moltissime nazioni, oltre ai foreign fighters così preoccupanti per l'Occidente.
Come fermarla? Come assicurarsi che il regime mortifero dei fondamentalisti islamici sia sconfitto, senza tuttavia consegnare il mondo a uno Stato che ripropone aspetti inquietanti dell'URSS?
Secondo la BBC online, la Siria è strategica per Mosca fin dai tempi dell'Unione Sovietica. Sulla costa siriana c'era una flotta navale russa e il primo fornitore di armi ad Assad erano sempre i russi. Damasco era una sorta di testa di ponte russa nell'area. In qualche caso con vantaggi per Israele, che anche adesso è libero di condurre operazioni contro gli hezbollah, senza scontrarsi con le forze russe presenti in Siria. Putin sarebbe intervenuto nella crisi siriana proprio per evitare che si rovinasse irreparabilmente tale "special relationship".
Ma gli obiettivi di russi e siriani non sono identici: mentre Assad vuole recuperare tutto il territorio perso, Mosca, secondo Michael Kofman del Kennan Institute del Wilson Center, "ha continuamente cercato di distruggere sul campo l'opposizione moderata siriana, lasciandovi soltanto le forze jihadiste, per costringere gli USA entro una cornice di negoziati capace di restringere il loro campo d'azione per molto tempo oltre la fine della presente Amministrazione. Per fare questo cerca di minimizzare le perdite, di lasciare combattere prevalentemente altri attori, con i propri funzionari embedded in modo tale da tenere insieme lo sforzo bellico e coordinare gli attacchi aerei".
Gli USA sono in disaccordo con Putin già sul dossier ucraino, ma sono costretti a tenere presente che Assad non è destinato a essere estromesso dallo scacchiere internazionale e in qualche modo devono trovare un accordo con Mosca. In questo la loro immagine si è in parte offuscata, perché non possono più perseverare insistendo che Assad debba andarsene, visto che non risulterebbero più coerenti. Non sono più del tutto credibili come difensori storici di Israele. Inoltre, né la Siria, né l'Ucraina, né la crisi economica si stanno dimostrando sufficienti per togliere a Putin il sostegno o quanto minimo l'apatia dei suoi cittadini.
La prova sarebbe stata il concerto che Putin aveva organizzato a Palmira dopo che l'antica città era stata riconquistata dalle grinfie del sedicente Stato Islamico. "Putin era riuscito a condizionare con una simile kermesse la percezione dell'intervento degli stessi russi, prima che degli stranieri", dice Kofman.
La tragedia della Siria è quindi una prova eloquente del fallimento dell'Occidente nel perseguire i suoi valori democratici, di Stato di diritto e di trasparenza. Non sono tra l'altro poche le organizzazioni internazionali che accusano Mosca di commettere abusi "barbarici" e crimini di guerra in Siria. Gli attacchi russi avrebbero ucciso 4.000 civili in un anno. Se si considera che i morti totali della guerra in Siria sono 400.000 in oltre cinque anni, si vede che quelli per mano russa non sono proprio una percentuale trascurabile.
Ma se gli USA sono in pericoloso stallo, per di più
sotto la minaccia dei cyberattacchi made in Russia, l'Europa è indifferente, o forse, meglio, diffidente e sfiduciata: teme che un intervento in Siria possa rivelarsi un pericoloso fallimento come quelli in Iraq e Afghanistan. Nessuno crede che la Russia porti veramente avanti la battaglia della civiltà contro il terrorismo, eppure Aleppo sta morendo sotto gli occhi di tutta la comunità internazionale.