Negli ultimi anni, centinaia di migliaia di rifugiati e richiedenti asilo in fuga da conflitti, violazioni dei diritti umani e persecuzioni, hanno messo a rischio la propria vita in cerca di sicurezza e protezione. Hanno vissuto abusi, estorsioni e violenza nei paesi d’origine e lungo tutto il percorso. Molti di loro hanno perso la vita nel tragitto. (Scopri di più su: http://appelli.amnesty.it/canali-sicuri-per-i-rifugiati/?utm_source=social)

Nel mondo e in Europa si continua ad affrontare la crisi dei rifugiati in maniera caotica e disumana, costruendo muri, rafforzando posizioni securitarie e facendo accordi scellerati e illegali con paesi non sicuri, come la Libia e la Turchia.

È necessario un nuovo approccio globale fondato sulla protezione delle persone, sulla cooperazione tra stati e su una più equa ripartizione delle responsabilità come suggerito anche nel documento "Le cinque proposte di Amnesty International".

Per fermare la strage nel mar Mediterraneo, è necessario aprire al più presto canali sicuri e legali per i rifugiati. Chiediamo di garantire condizioni di accoglienza dignitose e umane alle persone che arrivano in Italia.

 

APPROFONDIMENTO

È urgente aprire canali sicuri per i rifugiati

I governi dei paesi più ricchi, l’Italia tra questi, stanno fallendo in maniera eclatante nel dovere di offrire protezione a persone che fuggono da violenze, conflitti e persecuzioni. Muri e barriere spingono queste persone a correre rischi sempre più grandi, ma non possono fermarle. Dall’inizio del 2016 a maggio, sono morte 2.500 persone nel Mediterraneo, inclusi centinaia di bambini.

Non possiamo stare a guardare, dobbiamo e possiamo fare passi concreti per fermare queste morti.

Oggi la stragrande maggioranza dei rifugiati sono ospitati in paesi più poveri, confinanti con le zone di guerra e persecuzione, come Libano, Turchia e Kenya. Circa un milione tra queste persone è a rischio imminente di ulteriori abusi e violazioni di diritti umani, come donne a rischio di violenza o sfruttamento, minori non accompagnati, persone con disabilità, o altre persone che potrebbero essere perseguitate anche nei paesi di prima accoglienza. I paesi europei possono offrire protezione immediata attraverso il reinsediamento. Ciò significa che le persone identificate dall’Agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite (UNHCR) come particolarmente vulnerabili possono accedere in Italia o in altri paesi sicuri in maniera del tutto legale e sicura.


La rotta più mortale del mondo

Alla fine del 2015 gli arrivi sulle coste del sud Europa avevano raggiunto quasi un milione, ovvero una quota quasi 4 volte maggiore rispetto al numero totale di sbarcati in tutto il 2014. All’approdo dei migranti ha fatto da tragico contraltare la morte di coloro che non ce l’hanno fatta, in misura significativa donne e bambini. Secondo l’UNHCR, nei primi cinque mesi del 2016, sono morte in mare oltre 2.500 persone, la maggior parte delle quali nel tragitto tra nord Africa e l’Italia (2.119 persone). Si tratta di un drammatico incremento rispetto agli anni precedenti.


I rischi per i rifugiati in condizione di maggiore vulnerabilità

Le donne e le ragazze rifugiate sono esposte a ulteriori rischi nei paesi di transito ed in quelli di accoglienza. Tra questi, il traffico e lo sfruttamento sessuale, il matrimonio forzato, la discriminazione, lo sfruttamento lavorativo, lo stupro ed altre forme di violenza sessuale e di genere.

È necessario che vengano attivati meccanismi di protezione per rispondere alle diverse esigenze di protezione delle persone più vulnerabili. Tra questi, oltre alle donne e alle ragazze, i minori non accompagnati, le persone Lgbti, i richiedenti asilo con disabilità.


Quali alternative?

La comunità internazionale deve condividere le responsabilità tanto sul piano dell’ospitalità, quanto su quello dell’assistenza ai rifugiati. È cruciale implementare l’impegno degli stati per stabilire o incrementare vie legali e sicure di accesso per l’ammissione dei rifugiati. Occorre aumentare urgentemente il numero di posti disponibili per il reinsediamento dei rifugiati e il contributo degli stati al finanziamento umanitario.


La situazione italiana

Alla data del 31 dicembre 2015 il numero di domande di protezione internazionale presentate in Italia è stato di 83.970, con un incremento di circa 20.000 domande rispetto al numero di quelle presentate nel 2014 (63.456). Al 31 dicembre 2015 le persone ricollocate dal territorio italiano verso gli altri stati europei sono state soltanto centonovanta, a fronte della quota prevista di 39.500 unità.

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