3 ottobre 2016: ieri si celebrava la Prima Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione. Un primo passo verso una vera cultura della pace e della convivenza.

Si celebrava ieri la prima giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione, istituita con la legge 21 marzo 2016, n. 45, per ricordare il 3 ottobre del 2013, data in cui in cui nel Canale di Sicilia, al largo di Lampedusa, avvenne una delle più gravi stragi di migranti in cui persero la vita 386 persone, tra cui anche molti bambini. In questo giorno si ricordano tutti quegli uomini, donne e bambini che per sfuggire alle guerre, alle persecuzioni e alla miseria, hanno perso la vita in mare nella speranza di trovare un futuro migliore in Europa.

“A distanza di tre anni è ancora oggi forte il dolore per quelle vittime innocenti - dichiara Paolo Bernabucci, presidente del GUS Gruppo Umana Solidarietà “Guido Puletti”, ONG che da oltre 15 anni si occupa dell’accoglienza di rifugiati, richiedenti protezione internazionale e migranti. Purtroppo quella del 3 ottobre 2013 non è stata l’ultima tragedia nel Mediterraneo e in mancanza di misure adeguate e politiche di accoglienza integrate, ogni giorno continuano a morire al largo delle nostre coste centinaia di persone: da ultimo il 21 settembre scorso al largo delle coste egiziane ci sono stati altri 300 morti, portando il bilancio del 2016 a 3.500 con il rischio di superare le 3771 vittime in mare del 2015.

Non possiamo continuare ad ignorare le richieste di aiuto di quanti fuggono dalla guerra, dalla disperazione e dalla miseria, nella speranza di trovare nel nostro Paese e in Europa una vita più sicura e dignitosa.

L’istituzione di questa giornata è sicuramente un primo passo importante per discutere del fenomeno migratorio e sensibilizzare, come cita la legge, “l'opinione pubblica alla solidarietà civile, al rispetto della dignità umana e del valore della vita, all'integrazione e all’accoglienza”, ma non basta per diffondere una vera cultura della pace e della convivenza. E’ necessario e sempre più urgente rispondere subito con azioni concrete e farsi carico di una situazione che rappresenta un problema di tutta l’Europa e non solo dell’Italia. E’ fondamentale – conclude Bernabucci - un impegno di tutti, istituzioni e società civile, affinché vengano attuate politiche di accoglienza tese ad agevolare dei processi positivi, condivisi e partecipati di creazione di un nuovo modello di gestione dell’immigrazione che superi la mera emergenza e riconosca e restituisca dignità ai migranti”.

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