La prima puntata di #capitalisostenibili affronta il mondo dei finanziamenti bancari. Per gli istituti di credito, il green e il terzo settore sono diventati (anche) una scommessa di business. Tuttavia, il rapporto ha bisogno di valori condivisi di Csr. (Scopri di più su: http://www.eticanews.it/social-business/quando-il-credito-sostiene-il-sociale/)
Nel viaggio tra i capitali della sostenibilità, la prima puntata cercherà di fare un po di luce sul credito bancario. Infatti, ci sono diversi istituti che, anche grazie a una crescente interazione tra struttura Csr e funzioni marketing, sono sempre più presenti sul mercato con prodotti specifici destinati alle imprese del settore della green economy e del sociale.
IMPRESE SOCIALI, IL FEELING MIGLIORA
L’
Osservatorio Ubi Banca su Finanza e terzo settore fornisce una fotografia precisa dell’accesso al credito nel mondo non profit. Il
report 2016 evidenzia dinamiche distinte per cooperative sociali e soggetti ibridi. Le prime hanno rapporti con poche banche (2 in media) e sono soddisfatte dei servizi offerti dagli istituti: nel 2015, infatti, «si denota un netto calo percentuale di cooperative che ritengono che le banche non applichino metodi di valutazione personalizzati per le organizzazioni del terzo settore (-21,6% rispetto al 2014)». L’anno scorso, il 57% dello cooperative ha ottenuto i finanziamenti richiesti, ma il quadro d’insieme è complesso: se infatti da una parte circa la metà degli intervistati dichiara di prevedere investimenti per il 2016 (il 10% in più rispetto all’edizione precedente), dall’altra torna a crescere il ricorso all’autofinanziamento (+ 10%) a scapito del ricorso al credito bancario (-9%).
Un po’ diversa la situazione del Terzo settore organizzato in forme differenti. Se da un lato questi soggetti hanno rapporti con un numero più elevato di banche (3 in media), dall’altra il loro livello di soddisfazione è più basso (il 53% ritiene che non tutte le proprie banche diano valore alle specificità dei modelli organizzativi ibridi o che lo facciano solo parzialmente). Tuttavia, nel 2015, 8 enti su 10 hanno ottenuto l’intero importo del finanziamento richiesto e 9 su 10 prevedono nuovi investimenti per quest’anno: la metà conta di ottenere le risorse necessarie proprio attraverso il credito bancario.
GREEN ECONOMY, IL TRAINO RINNOVABILI
Sul fronte delle imprese della green economy, invece, è più difficile avere dati sul con le banche, anche perché Abi non fa più questo tipo di rilevazioni. Secondo l’ultima indagine condotta dal suo Osservatorio “Banche e green economy”, «nel periodo 2007- 2013 le principali banche operanti in tale comparto, e partecipanti alla rilevazione, hanno assunto impegni di finanziamento per circa 27 miliardi di euro». E i risultati si sono visti, considerando che «nel solo 2013 le fonti rinnovabili hanno soddisfatto il 30% della domanda nazionale, a fronte del 16% nel 2008». In assenza di numeri più aggiornati, il direttore generale di Abi Giovanni Sabatini ha spiegato a dicembre 2015 che «le banche italiane sono fortemente impegnate nel tentativo di integrare sempre di più l’attenzione per gli aspetti ambientali, sociali e di governance nelle strategie, nei prodotti e nei servizi offerti, nella gestione dei processi, così come nella successiva rendicontazione e comunicazione».
E, in effetti, dando un’occhiata all’offerta dei maggiori gruppi bancari italiani, oggi si trovano programmi di finanziamento specifici per la sostenibilità ambientale, anche se per il momento focalizzati, come rilevava l’ultima indagine di Abi, sulle energie rinnovabili.
CREDITO PER LA RICONVERSIONE
Dei 27 miliardi erogati dal sistema bancario a favore della green economy tra il 2007 e il 2013, circa 11 miliardi sono usciti dalle casse di Intesa Sanpaolo. In particolare, si legge nel bilancio sociale del gruppo, «nel corso del 2015 il 3% del totale dei finanziamenti ha riguardato finalità a beneficio ambientale, fra cui energie rinnovabili, efficienza energetica, servizi ambientali, per un totale di oltre 1.495 milioni di euro», in aumento rispetto al 2014. Banca Prossima, l’istituto del gruppo dedicato al mondo Non profit, sostiene la riqualificazione energetica degli edifici del Terzo settore «con soluzioni che aiutano i clienti ad ottimizzare i flussi finanziari generati dall’investimento e ridurre i costi del finanziamento».
Anche Unicredit, secondo gruppo bancario italiano, focalizza molti finanziamenti sulle energie verdi. «Alla fine del 2015, il portafoglio del Gruppo in questo settore aveva raggiunto un’esposizione totale di circa 9,3 miliardi, con un incremento dello 0,5% rispetto al 2014», si legge del bilancio integrato 2015. Il 53% del credito è andato a impianti fotovoltaici, il 38% a progetti per produrre energia eolica e il 9% ad altri tipi di installazioni, sempre nell’ambito delle energie rinnovabili. Tra il 2009 e il 2015, il gruppo Ubi Banca, terzo in Italia per dimensioni, ha finanziato aziende operanti nelle energie rinnovabili (eolico, fotovoltaico, idroelettrico e biomasse) per oltre 1,3 miliardi di euro.
INNOVAZIONE PER IL CREDITO AL SOCIALE
Sul fronte delle imprese sociali, Banca Prossima (gruppo Intesa Sanpaolo) eroga finanziamenti agevolati al Terzo settore attraverso tre strade: «L’impiego di finanziamenti della Banca Europea per gli Investimenti (nel 2015 sono stati erogati circa 50 milioni di euro per 20 finanziamenti)», la raccolta di fondi sul portale di crowdfunding Terzo Valore, che dal 2010 ad oggi «ha finanziato 70 progetti con credito concesso da sottoscrittori esterni per circa 6 milioni di euro e più di 500.000 euro di donazioni», e infine l’emissione nel 2013 e nel 2014 di obbligazioni speciali. I circa 45 milioni raccolti sono stati «ripartiti su 218 progetti di varie tipologie di organizzazioni, primariamente cooperative sociali, associazioni ed enti religiosi».
Unicredit ha all’attivo da sei anni e mezzo il programma Universo non profit, che oggi coinvolte circa 41 mila clienti tra cooperative sociali, imprese ed enti. Nel 2015, secondo i dati riportati nel Bilancio integrato, il gruppo ha erogato «oltre 106,5 milioni di euro di nuovi finanziamenti accordati anche grazie a un processo di rating dedicato».
Il gruppo Ubi Banca è stato il primo in Italia a lanciare i social bond: da aprile 2012 a settembre 2016 ne sono stati emessi 79, per un controvalore complessivo di oltre 821 milioni di euro, sottoscritti da quasi 29.000 clienti. Inoltre, sono stati attivati plafond per finanziamenti per oltre 20,5 milioni di euro destinati a consorzi, imprese e cooperative sociali. Nel novembre 2015, Ubi ha presentato il primo project finance a impatto sociale del nostro Paese, un finanziamento a medio lungo termine che prevede di realizzare, a regime, due o tre interventi di social impact project finance all’anno.
Non paragonabile ai grandi gruppi per dimensioni, ma per mission vicina alle esigenze del Terzo settore, Banca Etica ha erogato nei primi 15 anni della sua attività (1999-2014) 1,8 miliardi di finanziamenti. Il 70%, si legge nello studio realizzato per il 15° compleanno dell’istituto dall’università Cattolica, «sono andati ad enti non profit (contro l’1% della media del sistema bancario italiano)». Il 10% del credito è andato a finanziare progetti di carattere ambientale, il 32% iniziative sociali.