Contro la fame e l’inquinamento. Approvata la legge per limitare gli sprechi alimentari. (Scopri di più su: http://www.labsus.org/2016/09/contro-la-fame-e-linquinamento-approvata-la-legge-per-limitare-gli-sprechi-alimentari/)
Ogni anno nel mondo più di un miliardo di tonnellate di cibo finisce nella spazzatura, ma per sfamare i 795 milioni di persone che soffrono la fame ne basterebbe circa un quarto. Inoltre, la produzione del cibo che finisce nella pattumiera produce un quantitativo di anidride carbonica simile a quello emesso dagli Stati Uniti o dalla Cina. Queste stime – elaborate da Fondazione Barilla Center For Food Nutrition – mostrano chiaramente che quello dell’alimentazione e della produzione di cibo è uno dei più grandi paradossi della nostra epoca.

Sulla scia di Expo – il cui tema principale era proprio l’alimentazione – il 2 agosto il Parlamento italiano ha provato a porre rimedio a questa assurdità. La legge, sostenuta da tutte le forze politiche, persegue due obiettivi chiari: ridurre l’inquinamento derivante dagli sprechi alimentari e favorire il recupero delle eccedenze alimentari (e farmaceutiche) sfamando gli indigenti. Diciotto articoli che semplificano la disciplina delle donazioni alimentari e farmaceutiche, così da favorire cittadini e aziende (supermercati, negozi, produttori, ristoranti) che vogliono regalare le proprie eccedenze di cibo alle onlus impegnate a favore dei poveri, con la possibilità di ottenere in cambio sgravi sulla tariffa rifiuti.

Da notare è la scelta del legislatore di fare espresso riferimento al principio di sussidiarietà che sembra ispirare l’impostazione stessa della legge: non si puniscono le condotte “sprecone”, ma si favorisce il riuso dell’invenduto, incentrando la legge sulla volontarietà della donazione. La legge non prevede solo la donazione delle eccedenze, ma stimola una vera e propria aggregazione di diversi soggetti al fine di risolvere un problema di interesse generale; un esempio è la possibilità di stilare accordi tra associazioni di volontariato e imprenditori agricoli per recuperare i prodotti che rimangono a terra durante la raccolta (il c.d. residuo in campo).

Il Parlamento è intervenuto anche per stimolare una condotta più responsabile dei singoli cittadini – cui è imputato il 43% degli sprechi alimentari – prevedendo una sensibilizzazione sul tema dello spreco e normando la “doggy bag”, ossia la possibilità di portar via gli avanzi dai ristoranti. Senza dubbio, parte della soluzione passa attraverso la condotta dei cittadini che, secondo lo schema della “sussidiarietà quotidiana”, con piccoli gesti e abitudini possono contribuire alla tutela di un interesse generale, anche solo riducendo la portata del problema. La questione è complessa e gli strumenti sono molteplici: gruppi d’acquisto, filiera corta, consumo critico e orti urbani sono solo alcuni esempi di quello che i cittadini possono fare, ma certamente la riduzione degli sprechi è il primo passo da compiere.

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