Riportiamo qui di seguito l’intervento di Sabina Siniscalchi (consigliere di amministrazione di Banca Etica e di Oxfam Italia) per il Tax Justice Blogging Day (TJBD), ovvero la giornata in cui il tema della giustizia fiscale diventa protagonista degli articoli e dei post di blogger, opinionisti politici, giornalisti di testate locali, di quotidiani nazionali e internazionali, e attivisti di diverse organizzazioni. (Scopri di più su: http://www.valori.it/valori/sabina-siniscalchi-oxfam-italia-14380.html)

Il TJBD è promosso da organizzazioni non governative in 16 Paesi dell’Unione europea con la partecipazione di gruppi della società civile di alcuni paesi africani e latino-americani, lanciata a livello internazionale. Coordinata da Oxfam Italia, è la naturale conseguenza della pubblicazione, a gennaio scorso, del rapporto Un’economia per l’%, in cui si denunciava la spaventosa diseguaglianza economica globale, e della petizione Sfida all’ingiustizia, sottoscritta già da 300 mila persone per chiedere che finalmente i paradisi fiscali siano relegati in un lista nera e sanzionati.

«Ormai ci sono più miliardari a Pechino che a New York, a riprova del fatto che la ricchezza sta crescendo anche in paesi che una volta erano considerati del “terzo mondo”.

La ricchezza cresce, ma la povertà non diminuisce, anzi in certe aree del mondo, ad esempio in Europa, sta aumentando.

Dell’incremento della ricchezza prodottosi dall’inizio del secolo, il 50% è rimasto nelle mani dell’1% della popolazione mondiale.

Dunque i ricchi si arricchiscono e tengono la loro ricchezza ben stretta senza diffonderne i benefici, smentendo clamorosamente la teoria del trickle down, dello sgocciolio, che ha ispirato le politiche economiche liberiste che puntavano a favorire i soggetti più forti e dinamici che avrebbero fatto sgocciolare la loro ricchezza fino ai settori sociali più deboli e poveri.

Trent’anni di valutazioni e decisioni sbagliate in economia hanno prodotto un mondo fortemente ineguale, dove la crescita avvantaggia chi è già ricco.

La prima di queste scelte sbagliate riguarda le tasse, ovunque sono state promosse politiche fiscali regressive: più sei ricco meno paghi, l’Italia non fa eccezione: i governi di centrodestra (più liberisti degli altri) hanno abolito la tassa di successione, mantenuto sotto la media europea il prelievo sulle rendite finanziarie, allentato i controlli contro l’evasione. Viviamo nel paese d’Europa con maggior carico fiscale, ma sono i lavoratori, i consumatori e le piccole imprese che ne sopportano il peso, infatti le aliquote sui redditi più alti si sono dimezzate dal 1980 ad oggi.

Queste politiche distorte hanno bloccato quello che gli economisti chiamano “l’ascensore sociale”: chi nasce povero oggi ha più probabilità di rimanere povero rispetto a cinquanta anni fa.

Dice l’economista Joseph Stiglitz, tra i primi a denunciare il fenomeno della disuguaglianza e dei suoi rischi, “la maggioranza dei cittadini ha la sensazione di giocare a un gioco dove le carte sono truccate, per questo abbandona il tavolo”, in altre parole non confida nelle istituzioni, non va a votare, perde il rispetto per la classe politica incapace di porre rimedio al problema o peggio asservita ai gruppi più ricchi.

Credo che oggi affrontare la disuguaglianza sia la vera sfida per un governo capace di governare sul serio».

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