Tax justice blogging day: le voci di blogger e attivisti per la giustizia fiscale. (Scopri di più su: http://www.oxfamitalia.org/TaxJusticeBloggingDay/?utm_source=dem&utm_medium=mail+tjbd&utm_campaign=Tax+Justice+Blogging+Day)

Ieri, 7 settembre 2016, si è celebrata in Europa e non solo il Tax Justice Blogging Day, una giornata internazionale di sensibilizzazione sulle tematiche di giustizia fiscale. Attivisti, blogger, giornalisti e voci importanti hanno pubblicato per tutta la giornata le loro riflessioni sul tema: perché la giustizia fiscale è importante, cosa possono fare i cittadini, qual è il ruolo dei governi, come funzionano elusione ed evasione fiscale, qual è il vero prezzo che paghiamo, e così via.

Su questa pagina puoi trovare tutti i contenuti dell’iniziativa e i link per approfondire… A questo punto non ci resta che augurarti buona lettura!

Leggi i post di Erica, Roberta e Sara, tre attiviste Oxfam impegnate nella lotta alla disuguaglianza e agli abusi fiscali di multinazionali e super-ricchi.


L’importanza dell’opinione pubblica nella lotta agli abusi fiscali

Da quando ho finito gli studi universitari e sono tornata nella mia città natale, ho deciso di impiegare il mio tempo in qualcosa che mi facesse sentire realmente utile e che mi legasse nuovamente alle dinamiche sociali della mia città. Mi sono perciò rivolta al team volontari e attivisti di Oxfam Italia presenti ad Arezzo: raramente ho preso decisioni migliori nella mia vita. E in occasione del Tax Justice Blogging Day mi piacerebbe parlarvi di un tema molto importante che ha riempito le mie giornate e i miei interessi negli ultimi mesi: vorrei parlare di giustizia fiscale, una tematica tristemente conosciuta grazie ai media, ma allo stesso tempo strategicamente ignorata dai grandi gruppi multinazionali e, spesso, anche dai governi.

Come attivista ho avuto modo di sensibilizzare i cittadini riguardo a questa tematica. Spesso ho riscontrato pareri contrastanti, ma per lo più ho notato l’incredulità delle persone di fronte a esempi concreti di abuso fiscale. Il nesso fra evasione ed elusione fiscale e disuguaglianza sociale non è di semplice comprensione: per spiegare queste dinamiche alle persone ho intrapreso formazioni e ho aderito ad un lungo viaggio verso il Parlamento Europeo e Amsterdam (città dove si è tenuta, a marzo 2016, la “Tax Justice Together Conference”). Grazie a questa bellissima esperienza, fatta di seminari, workshop e incontri, ho realmente capito quanto fosse importante parlare di giustizia fiscale, di paradisi fiscali e di disuguaglianza alla gente comune.

Quando è scoppiato lo scandalo dei Panama Papers, l’opinione pubblica si è indignata nei confronti di coloro che preferiscono nascondere i loro guadagni dentro la macchina dei paradisi fiscali, e che, pur potendo, decidono di non contribuire al benessere della comunità. Di fronte a tanta indignazione collettiva noi attivisti non possiamo che sentirci appagati e finalmente compresi. Ogni giorno dappertutto colossi internazionali muovono i fili del commercio globale decidendo dove, come e quando si arricchiranno. Decidono non solo per loro stessi, ma anche per la comunità di cui fanno parte: attraverso i paradisi fiscali scelgono ad esempio di non contribuire al benessere economico del paese di produzione, spesso localizzato in paesi in via di sviluppo, e ogni giorno riescono a farla franca. Uno spiraglio di luce però si sta aprendo. L’Unione Europea proprio in questi giorni ha espresso il suo dissenso nei confronti delle grandi lobby che ricorrono all’elusione fiscale: finalmente l’indignazione è arrivata anche nelle sedi istituzionali.

Mi piacerebbe concludere questo post citando le parole di una signora, una piccola imprenditrice di Arezzo che ho avuto il piacere di incontrare durante un’uscita col team attivisti: “Perché io, che ho sempre pagato la mia parte di tasse, devo trovare gli autobus pieni, gli ospedali affollati e gli asili nido all’ultima goccia, se c’è qualcuno che sotto al mio naso non ha mai pagato nulla e beneficia comunque dei miei stessi servizi?”. Penso che dovremmo ascoltare di più le persone che ci circondano. I piccoli imprenditori, i dipendenti, gli studenti e i disoccupati dovrebbero diventare la nuova voce che finalmente gridi: “Basta con i paradisi fiscali! Che le multinazionali paghino la loro parte!”.

Erica, 24 anni, Arezzo


Giustizia fiscale: se fosse anche una questione di genere?

Da tempo, attivisti e campaigner di tutto il mondo impegnati nella lotta per la giustizia fiscale, sostenuti dai rapporti di note organizzazioni come Oxfam, denunciano le tragiche conseguenze del ricorso ai paradisi fiscali da parte di grandi nomi dell’economia internazionale e non solo. L’ultimo scandalo dei Panama Papers fornisce, come se ce ne fosse stato bisogno, un’ulteriore prova dell’elusione fiscale globale e del suo impatto su diritti umani e disuguaglianza economica, soprattutto nei paesi del Sud del mondo, senza dubbio i più colpiti. Ma ad aggravarsi sono anche altre forme di disuguaglianza, prima fra tutte quella di genere: le donne restano la parte più svantaggiata della popolazione, costituiscono la maggioranza tra i poveri, nonché le prime fra i beneficiari dei servizi sociali di base che vengono ridotti per mancanza di risorse disponibili.

I molti “nascondigli” dei potenti del mondo, e la conseguente carenza di fondi pubblici, finiscono per minacciare il diritto delle donne di accedere, tra le altre cose, all’istruzione, a cure sanitarie di base e a programmi di tutela contro la discriminazione di genere. Quel che è più grave è che ad essere minacciata è anche l’efficacia dei fondi di organizzazioni internazionali stanziati per garantire gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, dimenticandosi forse che tra questi vi sono anche le questioni della disuguaglianza e della disparità tra uomo e donna.

I leader mondiali devono urgentemente dare priorità ai diritti delle donne e alla giustizia economica: eliminando qualsiasi sistema che permetta ai più ricchi di sfuggire agli obblighi fiscali e costringendoli a pagare laddove devono, si potrebbero recuperare importanti risorse per altrettanto importanti investimenti per una società meno disuguale.

Roberta, 27 anni, Catania


La giustizia fiscale: un affare di tutti

C’è una vaga idea, che condividevo anche io fino a poco tempo fa, che i contributi e le politiche fiscali siano argomenti troppo difficili da trattare, che debbano essere affrontati solo dagli specialisti, dagli esperti del settore e nei confronti dei quali, in fondo, possiamo fare ben poco. Poi ci prendiamo il tempo per riflettere e pensiamo a quello che possiamo anche vedere con i nostri occhi.

La maggior parte di noi ragazzi è precaria. Lavoriamo, quando il lavoro riusciamo a trovarlo, ma quello che vediamo è che i redditi negli ultimi anni non sono aumentati. Diversamente è accaduto per le fasce di popolazione e delle compagnie più ricche, che oltre allo sfruttamento delle risorse e della manodopera a basso costo in paesi terzi, si arricchiscono ricorrendo a strumenti di elusione fiscale e al sistema dei paradisi fiscali. Se poi crediamo in una società giusta ed equa che travalichi i confini dello stato nazionale, e diventiamo coscienti dei fattori che si muovono a livello globale, vediamo come la garanzia di regimi fiscali agevolati e la mancanza di opportune misure di controllo nei confronti dell’evasione e dell’elusione fiscale non facciano altro che perpetrare e alimentare le disuguaglianze economiche e sociali sia all’interno di un singolo paese, che tra un paese e l’altro.

Richiedere misure e politiche che garantiscano una maggiore trasparenza fiscale vuol dire difendere il diritto a un’equa distribuzione a livello mondiale del surplus di ricchezza, finanziare lo sviluppo e servizi pubblici gratuiti e di qualità in ambito sanitario, educativo e sociale. Esigere una maggiore trasparenza fiscale difende l’idea e la prassi di una crescita non più ineguale e al servizio degli interessi dei più ricchi, ma duratura, inclusiva e sostenibile.

Sara, 27 anni, Roma

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