“The Floating Piers”, l’installazione di Christo sul Lago d’Iseo, e “Wikimania 2016”, il raduno mondiale di Wikipedia a Esino Lario, piccolo paese in provincia di Lecco, sono solo gli ultimi esempi in ordine di tempo (e di successo) che evidenziano il ruolo della produzione culturale e della conoscenza come “attrattori” di nuove opportunità (anche economiche) per lo sviluppo locale, coinvolgendo interi territori nelle loro diverse articolazioni pubbliche, private, nonprofit. (Scopri di più su:
http://workshop.irisnetwork.it/wis16-sessione-parallela-cultura-sviluppo-locale/)
Negli ultimi anni, infatti, si assiste ad una lettura sempre più “sociale” della cultura, riconoscendo le evidenti connessioni tra i due ambiti, sia a fronte della capacità che le azioni culturali hanno nella costruzione e nel rinforzo della comunità, sia per il valore economico che sono in grado di produrre. Si tratta di un’evoluzione interessante, ricca di elementi innovativi: si sta costruendo un nuovo ambito di confronto e scambio tra realtà diverse, che avviene sul piano delle pratiche, ma anche degli orientamenti di senso e, non ultimo, dei modelli gestionali. La produzione culturale può rappresentare un veicolo per restituire il carattere provocatorio dei bisogni e per favorire un protagonismo non solo formale dei beneficiari; allo stesso tempo incarna una delle modalità più creative e potenzialmente partecipate da mettere in campo, soprattutto se sviluppa una programmazione integrata con progetti educativi, terapeutici, di socializzazione, inclusione e sviluppo comunitario. Inoltre è uno strumento attraverso cui le imprese sociali possono realizzare, nei fatti, una strategia di radicamento nei tessuti comunitari, coinvolgendo un numero crescente e variegato di soggetti economici e sociali, che poi possono coalizzare intorno a concrete iniziative di sviluppo, in veste di partner operativi, finanziatori, sostenitori che legittimano il carattere di “interesse collettivo” dell’attività proposta.
Allo stesso tempo, però, si assiste al rischio non trascurabile che cultura e sociale vengano sovrapposti e confusi, non solo agli occhi degli amministratori e dei policy makers, ma anche degli stessi operatori: questo significa non cogliere le peculiarità dei due ambiti e considerare l’uno subalterno o funzionale all’altro e viceversa, perdendo in efficacia e autenticità, o inseguendo solamente azioni “spot” dal forte impatto comunicativo ma deboli in termini di ricadute durature. Se ammettiamo che il valore della cultura risieda essenzialmente nella sua capacità di accrescimento del benessere sociale delle comunità di riferimento, allo stesso tempo è necessario comprendere e accettare che questo potenziale si sprigioni attraverso percorsi complessi, altamente professionalizzati, progressivi e di lungo periodo.
In questo quadro è importante quindi avviare confronti intersettoriali per individuare gli strumenti e le pratiche più adeguate per migliorare da un lato la capacità delle organizzazioni sociali di riconoscere e attivare quella produzione culturale in grado di potenziare l’efficacia e l’impatto delle proprie attività; dall’altro, affinare le capacità delle organizzazioni culturali stesse per operare in contesti di welfare generativo.
Il tema verrà approfondito nel corso della SESSIONE PARALLELA di #WIS16, giovedì 15|09, ore 14. A cura di Chiara Galloni (Articolture). Intervengono:
- Maurizio Busacca | M.A.C. Lab – Laboratorio di Management delle Arti e della Cultura, Università Ca’ Foscari Venezia
- Renato Giugliano | regista e autore di Status, web serie sul nonprofit italiano
- Federica Rocchi | DOM La Cupola del Pilastro, Bologna
- Loris Contarini | Teatri OFF Padova
- Luca Santese | Cesura, Pianello Val Tidone PC *
- Gianluca d’incà Levis | Dolomiti Contemporanee *
* in attesa di conferma