Un'occasione per ripensare il modello di sport italiano e chiedere dignità e pari diritti per tutti. (Scopri di più su: http://www.uisp.it/nazionale/index.php?contentId=7161)
  • Parla F. De Meo
Le Paralimpiadi di Rio 2016 saranno la quindicesima edizione dei giochi estivi per atleti con disabilità e si svolgono dal 7 al 18 settembre. Ad affrontarsi nelle 23 discipline paralimpiche, sono oltre 4.300 atleti provenienti da 176 Paesi del mondo. La spedizione azzurra è composta da cento atleti e il presidente del Cip, Luca Pancalli, si augura che godano della stessa attenzione dei loro colleghi che hanno appena ultimato le loro fatiche. Ma, che cosa sono le Paralimpiadi? Contribuiscono a fare dello sport un ambiente più accogliente e con pari dignità per tutti coloro che lo scelgono, indipendentemente dalle abilità fisiche?

“E’ giusto chiedere ed ottenere pari diritti e pari attenzione per gli atleti paralimpici – dice Fabrizio De Meo, responsabile politiche sociali Uisp – ci piacerebbe che questa uguaglianza di trattamento e di opportunità fosse riservata a tutte le persone che scelgono di avvicinarsi e di praticare sport. Senza necessariamente dover accettare un modello legato alla vittoria a tutti i costi, alle prestazioni e alle medaglie”.

“In ambito sportivo, così come in tutti gli aspetti della vita, ognuno deve sentirsi libero di fare ciò che ritiene opportuno e per questo va messo nelle condizioni di poterlo fare, con dignità e pari opportunità. Chi sceglie di gareggiare e chi di fare sport per il piacere di stare con gli altri, senza necessariamente misurarsi, vincere o perdere. Il rischio è che, da questo punto di vista, le Paralimpiadi finiscano per fornire lo stesso modello campionistico delle Olimpiadi. Che non è l’unico possibile: il problema, dal nostro punto di vista, è cambiare modello di sport se vogliamo rilanciarne i valori educativi e sociali. Il fatto di avere per protagonisti persone con disabilità non basta a fare sport di cittadinanza. Questo non significa che non apprezziamo abbastanza il sacrificio e lo sforzo speciale di questi campioni, anzi”.

“Riteniamo che occorra partire dal basso - conclude De Meo - dal vissuto quotidiano delle persone con disabilità, dalla possibilità di fare sport insieme, persone con e senza disabilità. Questo, ad esempio, è il modello che cerchiamo di sperimentare con manifestazioni tipo Matti per il calcio, che si terrà a Montecatini dal 22 al 24 settembre, con il baskin e molte altre. Occasioni per vivere lo sport con naturalezza quotidiana, per lanciare questo messaggio e approfittare dei riflettori mediatici per avere attenzione ogni giorno, anche nelle scelte di politiche pubbliche più sensibili a tutte le persone con disabilità”.

“Detto questo vogliamo far arrivare a tutti i partecipanti alle Paralimpiadi il nostro saluto e la nostra partecipazione. E, visto che si tratta di una competizione, un grande in bocca al lupo alla spedizione azzurra”. (I.M.)

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