Riprendo “i lavori” (dopo una breve pausa estiva) con una bella notizia. Se le parole hanno un valore (è fondamentale che sia così!), quelle del Segretario di Stato francese al commercio estero, e quelle del presidente francese Hollande valgono molto. (Scopri di più su: http://www.banningpoverty.org/ttip-finito-sapremo-il-23-settembre-se-sara-abbandonato-almeno-dalla-francia/)
Cominciamo da Hollande. Il presidente della Francia ha affermato “Il negoziato si è impantanato… piuttosto che prolungare le discussioni è meglio che si sappia che la Francia non potrà approvare un accordo che è stato preparato senza le basi indispensabili per una conclusione positiva”. Il 30 agosto, due giorni dopo le parole di Hollande, il Segretario di Stato al commercio estero francese Matthias Fekl è stato preciso alla radio RMC: “Non v’è più il sostegno politico della Francia a questi negoziati. Il governo francese domanderà il 23 settembre a Bratislava, in occasione dell’incontro dei ministri del commercio estero dell’Unione europea, di arrestare i negoziati”. Parole chiare.

Aspettiamo quindi il 23 settembre. È difficile immaginare, da qui al 23 settembre, che la Francia cambi radicalmente la sua posizione. È evidente che l’incontro di Bratislava non si tradurrà in un sì generale e fermo alla proposta francese. Vedremo come reagiranno gli altri Stati.

Nell’ipotesi dell’espressione di una maggioranza di paesi in favore del perseguimento dei negoziati la Francia non potrà che prenderne atto e in maniera coerente e giusta annunciare, dopo l’incontro di Bratislava, che da parte sua la Francia abbandonerà il tavolo dei negoziati. Non farebbe altro che mantenere il rispetto a certi principi di base che hanno già indotto la Francia ad opporsi e far fallire, nel 1999, all’epoca di Jospin primo ministro, il trattato AMI (Accordo Multilaterale sugli Investimenti), padre naturale dell’attuale TTIP.

Sappiamo, ad ogni modo, che la quasi totalità dei membri della Commissione europea, essendo acquisita alle tesi capitaliste liberiste predominanti nell’UE, diranno che bisogna continuare i negoziati e approvare il TTIP. Non sorprende nemmeno il fatto che il governo italiano si sia già espresso in materia, tramite il ministro Calenda, rigettando la proposta francese. Quel che sorprende un po’ sono le dichiarazioni infantili del ministro (“noi andremo avanti”) come se quanto affermato dalla Francia e, in misura più sfumata, dalla Germania, per non parlare della forte opposizione di una quasi maggioranza di parlamentari europei, non contino nulla. Più sorprendenti ancora, perché prive di ogni fondamento storico e politico, le spiegazioni date dal ministro in favore del TTIP. Secondo Calenda, il TTIP deve essere approvato perché è ‘l’antidoto alla globalizzazione’. Proprio così, secondo il nostro ministro! Da quarant’anni, tutti, specie i più convinti sostenitori del capitalismo globale liberista (a cominciare dalla Banca Mondiale, FMI, le grandi imprese mondiali, il Forum Economico Mondiale, i governi USA, UK, e per finire con i “migliori” economisti al mondo, l’Università della Bocconi, il Corriere della Sera…) hanno sempre convenuto che la globalizzazione dell’economia mondiale aveva comportato e comporta i processi di liberalizzazione e deregolamentazione dei mercati, delle imprese, degli scambi (si pensi all’OMC), della finanza, delle tecnologie e si è tradotta nella privatizzazione di tutti i beni e servizi essenziali per la vita e nel primato degli interessi industriali, finanziari e commerciali dei gruppi mondiali privati sull’interesse generale pubblico e sul ruolo dei poteri politici eletti rappresentativi. Tutti principi ripresi e affermati dal TTIP. Ebbene, ci siamo tutti sbagliati. Calenda ci dice che il TTIP ci salverà dalla globalizzazione. Ma da quale fonte personale ha tratto fuori una tale contro-verità (certuni direbbero scemenza)? Anche a questo riguardo aspettiamo di vedere cosa succederà a livello del governo italiano.

Nel frattempo, c’è da chiedersi com’è possibile che il governo italiano si esprima in merito unicamente attraverso dichiarazioni prive di senso storico e politico da parte del ministro Calenda?

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