I numeri della quindicesima edizione dei Giochi Paralimpici, i primi a celebrarsi nel continente sudamericano: 23 sport, 21 impianti di gare, 528 titoli in palio. Un evento planetario in cerca di una conferma dopo il successo di Londra 2012. Craven (Ipc): “I Giochi cambieranno la città”. (Scopri di più su: http://www.redattoresociale.it/Notiziario/Articolo/513542/Rio-2016-4-mila-atleti-di-175-nazioni-in-gara-alle-Paralimpiadi)

Roma. Le prime Paralimpiadi del Sudamerica, le quindicesime della storia moderna: Rio de Janeiro sarà pronta, dopo i Giochi Olimpici, a prolungare l’aria di festa e di competizione per gli undici giorni di gare paralimpiche previste dal 7 al 18 settembre. Ventitre sport, 21 impianti di gara, 528 titoli in palio che saranno contesi da oltre 4 mila atleti (94 gli italiani) di 175 nazioni. La lista ufficiale degli atleti qualificati arriverà solamente in prossimità dell’avvio delle gare, ma il livello agonistico di tutta la manifestazione si prevede molto alto, a dimostrazione dei passi avanti compiuti dall’intero movimento. Il logo ufficiale delle Paralimpiadi simboleggia un cuore che batte energia senza fine.

L’edizione di Rio arriva a quattro anni di distanza dall’apoteosi di Londra 2012, quando lo spirito paralimpico fu capace di invadere l’intera città e di manifestarsi a livello internazionale con tutta la sua carica di emozione, di sfida e di valori. In termini di inclusione sociale, di visibilità mediatica e di pari dignità rispetto all’edizione olimpica, le Paralimpiadi londinesi hanno segnato un livello mai raggiunto in precedenza, confermando tutte le capacità di crescita dell’intero movimento paralimpico. La prima edizione sudamericana trova un paese – il Brasile – e l’intero continente caratterizzato da una situazione a macchia di leopardo, dove a realtà con un buon grado di autonomia delle persone con disabilità fanno da contraltare altri luoghi in cui le discriminazioni e i pregiudizi permangono ancora in modo diffuso. Il presidente dell’Ipc, sir Phil Craven, si è detto certo che Rio de Janeiro sarà profondamente cambiata, e in meglio, dall’evento paralimpico, che contribuirà alla diffusione di un’immagine diversa della disabilità, veicolando i volti e le storie di grandi atleti. Mettendo l’accento non sulla loro disabilità, ma sul loro essere atleti a tutto tondo, capaci di emozionare e di offrire grandi prestazioni.

L’attenzione alla natura – in un paese che ospita il grande polmone verde dell’Amazzonia – è un’altra delle caratteristiche dei Giochi, a partire dalla mascotte, un pupazzo di nome Tom, che rappresenta la fusione di vari tipi di piante che crescono nella foresta brasiliana. Un personaggio che vive a Rio, ama il samba e tutta la musica brasiliana, che gioca e vive all’aria aperta con la missione di “ispirare creatività e determinazione per raggiungere sempre obiettivi che appaiono lontani”. A testimoniare dunque l’attenzione per l’ambiente e al tempo stesso per l’essenza più evidente del mondo paralimpico.

In una città in cui una gran parte della popolazione vive nelle favelas, e in cui le condizione delle persone con disabilità che vivono in povertà è particolarmente dura, ha un senso anche l’aspetto sociale dei Giochi Paralimpici: da questa attenzione la decisione del Comitato italiano paralimpico di allestire Casa Italia, il quartier generale della spedizione azzurra, in una Parrocchia cittadina, quella della Imaculada Concepsao, grazie anche alla collaborazione con il Pontificio Consiglio della Cultura e l'Arcidiocesi di Rio. Una scelta che lascerà in eredità alla città degli aiuti per poter consentire ad alcuni giovani con disabilità brasiliani di praticare sport.

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