In Italia sono oltre 23.500 gli immobili confiscati alle mafie, ma non si conosce con precisione il numero di quanti siano utilizzati (si stima poche centinaia) nonostante i 21 milioni di euro destinati per sistemi informativi per lo scambio di dati e informazioni sugli stessi beni. E sono oltre 3.500 le imprese confiscate, di cui poche hanno ripreso attività. (Scopri di più su:
http://irisnetwork.it/2016/08/beni-confiscati-proposta-revisione-fondazione-con-il-sud/)
A vent’anni dall’entrata in vigore della legge sul riutilizzo sociale dei beni confiscati alle organizzazioni criminali, i problemi non mancano: pessime condizioni strutturali del bene all’atto dell’affidamento e tempi troppo lunghi, in media dieci anni, fra il sequestro del bene e il suo effettivo e concreto riutilizzo sociale.
Da questo scenario nasce una proposta, promossa da
Fondazione Con il Sud – in collaborazione con Fondazione Cariplo, Forum del Terzo Settore, Fondazione Cariparo, Fondazione Sicilia e Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna – per superare le problematicità attuali e prevedere la costituzione di un unico ente per la gestione dell’intero sistema.
La
proposta di revisione, presentata nel corso del mese di luglio nella sede dell’Acri a Roma, vuole superare i limiti degli strumenti operativi e della normativa che attualmente regola la gestione dei beni confiscati. Le indicazioni dello studio individuano i punti decisivi di una possibile e auspicata revisione della materia, ma non si spingono fino alla definizione puntuale dei contenuti di un eventuale nuovo assetto normativo, né fanno diretto riferimento alla discussione attualmente in atto in sede parlamentare.
L’obiettivo è quello di un uso sociale e di una gestione economicamente più efficiente dei beni, più pubblica e partecipata, improntata alla massima trasparenza e che preveda un utilizzo delle risorse esclusivamente destinato alla valorizzazione e gestione delle aziende e dei beni immobili confiscati.
La proposta prevede anche la costituzione di un Fondo Beni Confiscati, che si sovvenzionerebbe grazie alle risorse confiscate e sequestrate dalla mafia, che poi potrebbero essere impiegate per sostenere diverse attività: valutazione, monitoraggio, promozione, compensi a temporary manager da impiegare nella gestione di imprese sequestrate e confiscate, investimenti su beni immobili (valorizzazione e gestione autosostenibili o spese di demolizione) e per imprese confiscate (ristrutturazione, riconversione, qualificazione tecnologica), sostegno ai familiari di vittime della mafia, ri-orientamento al lavoro dei dipendenti delle imprese sequestrate, per citarne alcuni.