Ma in Italia è tutto fermo nonostante
le grandi potenzialità delle fonti pulite e i costi enormi dell’energia
attualmente prodotta. Serve subito un piano per rendere rinnovabili le
isole minori italiane
Dal Pacifico all'Atlantico, dai mari del Nord all'Australia, in
grandi e piccole isole, la transizione energetica sta producendo
risultati significativi. L’esempio arriva dalle isole nel Golfo
dell’Alaska (Kodiak) alle Hawaii, da quelle australiane e neozelandesi (King e Tokelau) alla Scozia (Orkney, Eigg, Muck e Gigha), dalla Jamaica alle Azzorre (Graciosa), da Capo Verde all’Indonesia (Sumba), dal Mediterraneo con l’Isola Greca di Tilos (Grecia) alle Canarie (El Hierro), dai Caraibi (Aruba e Bonaire) ai mari del Nord con Samso e Bornholm (Danimarca), Pellworm (Germania), White (Inghilterra). Sono queste le 20 isole analizzate nel dossier “Isole 100% rinnovabili” di Legambiente. Grazie
alle fonti rinnovabili e alle batterie di accumulo stiamo assistendo ad
una vera e propria rivoluzione, che produce risultati concreti sia per
quanto riguarda la percentuale del fabbisogno energetico coperto che per
l’applicazione di tecnologie sempre più ricercate e innovative come ad
esempio l’utilizzo del moto ondoso dei mari o di impianti idroelettrici
ed eolici combinati insieme.
Tra le realtà più interessanti, l’isola di El Hierro detiene il record mondiale
per aver raggiunto per prima l’autosufficienza energetica grazie alle
energie rinnovabili. Da giugno 2014 i 10.162 abitanti usufruiscono, per
la produzione di energia elettrica, di un sistema combinato di impianti
idroelettrici e di impianti eolici. Grandi risultati sono stati
raggiunti grazie alla scelta di sistemi di batteria di ampia capacità,
come quelli presenti nell’isola di King e nelle Azzorre
che permettono di accantonare gli impianti diesel, dimostrando di poter
migliorare la stabilità di un sistema elettrico. Sono inoltre
interessanti e dal grande potenziale nelle aree costiere i nuovi sistemi
per il recupero di energia elettrica sfruttando la forza dell'oceano nella sua interezza, sia col moto ondoso, sia con le maree, come quelli presenti nelle isole Orkney dove, grazie al movimento delle onde del mare, si è reso possibile convertire l’energia cinetica in energia elettrica. A Samso il sistema di impianti da fonte rinnovabile ha reso l’isola energeticamente indipendente, mentre l’isola di Pellworm
produce tre volte la richiesta elettrica dei suoi 1.200 abitanti grazie
ad un sistema energetico costituito da otto pale eoliche, ad una
centrale solare e ad impianti di cogenerazione. Per non parlare di
un’Isola come Sumba dove ha permesso di dare l’accesso all’energia a centinaia di migliaia di abitanti.
E in Italia? Tutti gli studi dimostrano che da
Lampedusa al Giglio, da Marettimo a Ponza, è possibile cambiare
completamente scenario energetico puntando sul contributo di sole,
vento, maree e delle altre rinnovabili, attraverso una innovativa
gestione delle reti e degli impianti che permetta di dare risposta anche
alla domanda di mobilità (spingendo quella elettrica e quindi riducendo
consumi di benzina e diesel) e di riscaldamento/raffrescamento delle
abitazioni. Ma la realtà delle isole italiane è invece molto diversa: i
dati del dossier evidenziano un fermo non solo rispetto alle
potenzialità presenti, ma anche agli altri Comuni italiani, ben 2.660,
in cui le rinnovabili soddisfano tutti i fabbisogni elettrici delle
famiglie.
“La beffa – spiega Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente
- è che nelle isole minori italiane si ha una penetrazione inferiore
delle rinnovabili a fronte di grandi potenzialità. Oggi i fabbisogni di
energia elettrica sono garantiti da vecchie e inquinanti centrali a
gasolio. E proprio le difficoltà di approvvigionamento determinano un
costo più alto dell'energia elettrica prodotta sulle isole rispetto al
Continente e, dunque, alle società elettriche è garantito un conguaglio,
prelevato dalle bollette di tutte le famiglie italiane, che
complessivamente è pari a 70 Milioni di Euro ogni anno”.
Questa situazione è oggi davvero insopportabile mentre nel resto del
mondo, grazie alla riduzione dei costi degli impianti da fonti
rinnovabili, si sta andando in una direzione che guarda davvero al
futuro. Per Legambiente occorre attivarsi per il cambiamento attraverso
tre scelte chiare: lo stop a qualsiasi nuova realizzazione o ampliamento di centrali da fonti fossili; l’approvazione immediata del Decreto, fermo al Ministero dello sviluppo economico, che
prevede di riconoscere la stessa tariffa di cui beficiano le società
che gestiscono l'energia elettrica sulle isole, a chi produce o
autoproduce energia da rinnovabili; l’approvazione di un Piano per arrivare al 100% da rinnovabili in ogni isola,
coordinato dal Ministero dell'ambiente e che veda il coinvolgimento
degli Enti Locali, in modo da capire passaggi e potenzialità e
coinvolgere la Soprintendenza a semplificare le procedure di
approvazione dei progetti.
“Per Legambiente - continua Zanchini –
è arrivato il momento di realizzare nelle isole minori italiane un
cambiamento energetico che permetta, alle famiglie e alle attività
presenti sull'isola, di prodursi l'energia di cui hanno bisogno
attraverso un modello distribuito di impianti rinnovabili ed efficienti,
integrati con Smart Grid e sistemi di accumulo in modo da ridurre
consumi, emissioni e sprechi ed avvicinando la domanda di energia alla
sua produzione più efficiente, sia per i consumi invernali che nei
picchi estivi dovuti alla presenza dei turisti”.
Oggi questa sfida appare di grande interesse anche rispetto al Mediterraneo,
dove sono oltre 3mila le isole abitate e dove la sfida è sia
energetica, per costruire una transizione alle fonti rinnovabili in
tutti i Paesi, che climatica visti gli impatti previsti nell'area del
Mediterraneo in una prospettiva di global warming nei confronti delle
aree costiere, urbane e agricole.
Il dossier è consultabile al link
http://www.legambiente.it/contenuti/dossier/isole-cento-per-cento-rinnovabili