Da via libera a coltivazione 10mila posti di lavoro dal campo alla farmacia
Quasi due italiani su tre (64 per
cento) sono favorevoli alla coltivazione della cannabis ad uso
terapeutico in Italia, per motivi di salute, ma anche economici e
occupazionali. È quanto emerge dall’ultima Coldiretti/Ixe’ elaborata
nell'ambito dello studio Coldiretti sulle potenzialità economiche e
occupazionali della coltivazione, trasformazione e distribuzione della
cannabis ad uso terapeutico. Una comprensione che – sottolinea la
Coldiretti - risponde ai bisogni di pazienti con patologie gravi come
Sla, la sindrome di Tourette, l’Alzheimer, il Parkinson e diversi tipi
di sclerosi come la sclerosi multipla, contro le quali farmaci con il
principio attivo della cannabis si sono dimostrati utili. In Italia
secondo la Coldiretti sono da subito disponibili almeno mille ettari di
serre in disuso per la coltivazione in ambiente controllato per
soddisfare i bisogni dei pazienti in Italia e all’estero. Una
opportunità che potrebbe generare un giro di affari di 1,4 miliardi e
garantire almeno 10mila posti di lavoro e che – sostiene la Coldiretti -
va attentamente valutata per uscire dalla dipendenza dall’estero e
avviare un progetto sperimentale di filiera italiana al 100 per cento
che unisce l’agricoltura all’industria farmaceutica. Un primo passo che -
conclude la Coldiretti - potrebbe aprire potenzialità enormi se si
dovesse decidere di estendere la produzione nei terreni adatti: negli
anni 40 con ben 100mila gli ettari coltivati l’Italia era il secondo
produttore mondiale della cannabis sativa, che dal punto di vista
botanico è simile alla varietà indica utilizzata a fini terapeutici.