Il crowdfunding della società civile, l’impegno di amministrazioni illuminate e un trasversale amore per i beni comuni sembrano essere la nuova frontiera della tutela ambientale che va dal Parco Nazionale Abel Tasman in Nuova Zelanda al Parco Nazionale di La Maddalena
in Italia. Sì perché solo così è tornata pubblica la spiaggia di
Awaroa, in Nuova Zelanda, un paradiso di sabbia bianca e mare turchese
che si trova all’estremo Nord della South Island, l’isola più grande
dell'arcipelago neozelandese. Da circa un decennio era di proprietà di
un ricco uomo d’affari Michael Spackman che l’aveva acquistata
nel 2008 e ne aveva fatto un “piccolo” paradiso privato chiuso al
pubblico. Lo scorso anno Spackman aveva messo in vendita la spiaggia al
prezzo di due milioni di dollari, una cifra che nessun neozelandese avrebbe potuto sostenere da solo, tanto meno i maori per i quali la spiaggia è sacra.
E
allora tutti per uno e uno per tutti, e tanto meglio se i "tutti" sono
40 mila persone! Lanciata sulla piattaforma di crowdfunding neozelandese
Givealittle da due cognati per contribuire agli insufficienti 350 mila dollari offerti dal Governo, la
raccolta fondi per ricomprare Awaroa ha avuto un successo straordinario
e in poco più di tre settimane è stato raccolto un milione e 700mila
dollari. Così il destino di questo paradiso naturale bianco e
turchese spesso citatato nella mitologia maori è cambiato grazie ai
tantissimi neozelandesi che hanno deciso di unire le loro forze per
acquistarla. Certo ci sono voluti quattro giorni di trattative per
convincere Spackman ad accettare una cifra più bassa rispetto a quella
richiesta, ma alla fine il 10 luglio i cittadini nozelandesi ce l’hanno
fatta e la spiaggia Awarosa è tornata un patrimonio di tutti. Sarà così nuovamente parte dell’Abel Tasman National Park e verrà gestita proprio dalla locale comunità maori, un’ulteriore garanzia che nessuno potrà permettersi di farne nuovamente una "piscina" privata.
Una
storia a lieto fine, come quella che in marzo ha visto protagonisti gli
allievi e gli insegnanti della classe 2B della scuola media di Mosso,
un piccolo comune montano della provincia di Biella, in Piemonte. Il 15
febbraio i ragazzi e gli insegnanti, dopo aver letto che l’isola di
Budelli nel Parco della Maddalena sarebbe stata di nuovo messa all’asta,
hanno pensato di mettere in piedi una grande colletta attraverso il
crowdfunding per acquistare l’isola e far sì che rimanesse italiana ed
incontaminata. “Abbiamo calcolato che se ogni studente delle scuole
italiane avesse messo 50centesimi, avremmo potuto raccogliere subito i
fondi necessari” avevano dichiarato i ragazzi. Pronti, via! La classe aveva allestito una campagna di raccolta fondi con Produzioni Dal Basso e firmato un protocollo d’intesa con WWF Italia per il supporto operativo.
“Il nostro obiettivo era vincere l’asta con le donazioni di tutti gli
studenti d’Italia, regalare Budelli alla collettività e farla diventare
l’isola dei giovani”.
Come è andata a finire? L’11 marzo è
uscita la notizia che Budelli non era più in vendita. Il giudice,
infatti, ha riconosciuto il diritto di prelazione del Parco Nazionale dell'Arcipelago di La Maddalena,
che è diventato il proprietario dell’isola e Budelli è tornata ad
essere un “bene comune”. “Molti pensano che se non fosse stato per tutto
il rumore che abbiamo fatto, non sarebbe successo così in fretta! Ci
piace pensare che sia così! Ora il secondo obiettivo: Budelli deve diventare l’isola dei giovani:
WWF e il Parco Nazionale di La Maddalena ci hanno sostenuti in
quest'idea fin dall'inizio e ora possiamo impiegare la nostra colletta
per questo scopo!” hanno dichiarato i ragazzi e i professori di Mosso
dalla loro pagina Facebook e sul loro sito Nonsisbudellilitalia.com.
Su questo obiettivo dicono i ragazzi “Vorremmo coinvolgere tantissime scuole!
Sarebbe bello se in ogni scuola o classe si individuasse un
ambasciatore per Budelli incaricato di raccogliere i soldi in contanti
dai ragazzi, che poi un adulto dovrebbe provvedere a versare tramite la
piattaforma" dove continuano ad arrivare contributi dall’Italia e da ogni parte del mondo: Costa Rica, Andalusia, Paesi Bassi…
Giuseppe Paschetto, docente di matematica e scienze della classe, ha
spiegato che la forza del progetto sta nell'aver ricevuto "molto
sostegno dalle scuole di tutta Italia. Sono stati in tantissimi a
scriverci, ora sarà importante creare una linea d’azione che coinvolga
Parco, Stato, Regioni e scuole italiane” e predisporre con l’Ente
parco, il Wwf e le scuole coinvolte piani e varie attività didattiche
adatte alle esigenze delle singole scuole che prenderanno parte al
progetto.
Il progetto dei ragazzi di Mosso arriva assieme alla decisione del Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca (Miur) di introdurre l’educazione ambientale come materia obbligatoria nelle scuole di ogni ordine e grado,
proprio a partire dal prossimo anno scolastico. L’isola dei giovani a
Budelli rappresenterebbe quindi il compimento di un progetto didattico
nazionale, all’interno del quale le scuole potrebbero facilmente trovare
metodi di confronto e cooperazione. “Andremo avanti così, le
manifestazioni di interesse che sono arrivate sono tantissime. Siamo
quindi più che mai convinti che il progetto sia praticabile”, ha concluso il professor Paschetto, che come noi sogna un futuro dove il bene comune non debba essere salvato dal crowdfunding, ma considerato una risorsa.
Ai ragazzi della 2B della scuola media di Mosso è chiaro, speriamo lo
sia anche alla classe dirigente, se non a quella attuale, almeno a
quella futura.