Si è conclusa sabato una cinque giorni di eventi organizzata da Fondazione Symbola in territorio marchigiano – Festival della Soft Economy 2016 e Seminario Estivo “Accadde domani. Dai talenti dell’Italia le sfide del futuro” – in occasione del quale è stato presentato il nuovo Rapporto “Coesione è Competizione. Nuove geografie della produzione del valore in Italia”, realizzato da Fondazione Symbola e Unioncamere, in collaborazione con Consorzio Aaster e Aiccon. (Scopri di più su: http://irisnetwork.it/2016/07/symbola-unioncamere-2016-coesione-competizione/)


Imprese coesive

Il rapporto coglie e rappresenta i driver strategici della competitività italiana, che si collocano su lunghezze d’onda che gli indicatori economici più diffusi non percepiscono; è incentrato sull’analisi delle imprese coesive, ossia quelle imprese fortemente legate a comunità di appartenenza e territorio in cui operano, che investono nel benessere economico e sociale, nelle competenze e cura dei propri lavoratori, nella sostenibilità, nella qualità e bellezza, radicate nella filiera territoriale e tese a soddisfare le esigenze di fornitori, clienti e stakeholder in generale, che hanno relazioni con il nonprofit e le istituzioni territoriali.

I risultati in breve

Dai dati del Rapporto 2016 emerge che le imprese coesive italiane hanno registrato nel 2015 aumenti del fatturato nel 47% dei casi, mentre fra le imprese “non coesive” tale quota si è ferma al 38%. Dimostrando una migliore dinamicità anche sul fronte dell’occupazione: il 10% delle imprese coesive ha dichiarato assunzioni nel 2015, contro il 6% delle altre. Idem dicasi per le esportazioni: le imprese coesive hanno ordinativi esteri in aumento nel 50% dei casi, a fronte del 39% delle non coesive, e sono maggiormente presenti sui mercati internazionali (il 76% di esse sono esportatrici contro il 68% delle non coesive). Sempre le realtà attente alla coesione sono quelle che hanno nel DNA una considerazione maggiore di valori come l’ambiente (investono infatti in prodotti e tecnologie green il 53% delle imprese coesive contro il 38% delle non coesive), la creazione di occupazione e di benessere economico e sociale, gli investimenti in qualità (l’81% delle imprese coesive ha fatto social investment nel 2015 contro il 76% delle altre).

Nuove geografie della produzione di valore

Stanno emergendo, soprattutto sul fronte imprenditoriale, una molteplicità di nuove forme di attività, che si collocano nella «terra di mezzo» fra for profit e non profit, con l’esplicito obiettivo di produrre valore ricombinando in modo continuativo, sostenibile ed efficace la dimensione economica con quella sociale.

Territori coesivi

Come le imprese anche i territori possono essere coesivi, cioè caratterizzati dalla presenza di legami e relazioni solide e profonde tra le loro diverse componenti: comunità, imprese, istituzioni, soggetti più deboli. Le Regioni più coesive, quelle con una maggiore attenzione al lavoro e alla legalità, con maggiore presenza del non profit e maggiore livello di relazionalità delle imprese, sono in ordine Trentino Alto Adige (137,4 sulla media dell’Italia uguale a 100), Lombardia (114,5), Veneto (113,5), Toscana (109,4), Friuli Venezia Giulia (108,5). Territori in cui la coesione sociale è superiore al livello medio nazionale, così come sono maggiori della media nazionale il livello di raccolta differenziata, la propensione al voto e l’integrazione socio-economica degli stranieri. Le regioni più coesive sono anche quelle in cui la ricchezza misurata in Pil procapite e reddito disponibile delle famiglie è maggiore e meglio distribuita.
Le imprese che vivono in questi territori “hanno capito” che la coesione “conviene”, che il fatturato dipende sempre più anche da fattori non strettamente economici, come il rispetto dell’ambiente, i diritti dei lavoratori, la valorizzazione delle risorse umane, il sostegno alle comunità, le dinamiche partecipate, la promozione culturale e dei territori.

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