«Oggi è un grande giorno per noi, abbiamo aspettato tanto ma alla fine siamo riusciti a riprenderci la nostra terra. Grazie a tutti per essere venuti e benvenuti nel nostro Paese». Jason Singh, aborigeno dei Larrakia, non riesce a trattenere la felicità e l’orgoglio per il lieto fine di una battaglia durata 37 anni. Non tutti possono vantarsi di aver ottenuto la restituzione delle terre tradizionali del proprio popolo e Jason e tutti i Larrakia sono fra questi. (Scopri di più su:
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Jason era bambino quando è stata presentata la prima richiesta di rivendicazione territoriale e i suoi genitori erano fra i firmatari. Lui e le sue sorelle aspettavano da anni questo momento, la degna conclusione di una battaglia famigliare e di un intero popolo: «Sono felicissimo del risultato ottenuto, ma sono anche molto triste per il fatto che le nostre madri oggi non siano qui a festeggiare con noi». Quella dei Larrakia è stata la più lunga rivendicazione territoriale nella storia dell’Australia, e ha portato alla restituzione di 52mila ettari di terra nel Territorio del Nord. L’accordo prevede anche la cessione di altri 13mila ettari che, secondo il ministro per gli Affari indigeni Nigel Scullion, «forniscono i mezzi necessari per lo sviluppo economico di questa popolazione aborigena», insieme ai 31,5 milioni di dollari australiani (cioè circa 21 milioni di euro) promessi dal governo per lo stesso scopo.
Una vittoria in piena regola per i Larrakia e un motivo di gioia per tutti noi, ormai avvezzi alle brutte notizie sul fronte del
land grabbing. Pochi sono i popoli indigeni che riescono a resistere agli espropri delle terre (
e qui ne abbiamo un altro esempio) di fronte alla potenza delle multinazionali che li tengono in scacco. Peggio ancora quando sono i governi stessi a rubare le terre ai propri cittadini, in particolare a quelli considerati di serie B, come nel caso dei Larrakia.
Ma quella di cui parliamo oggi è una storia a lieto fine, che inizia tanto tempo fa. Facciamo un passo indietro, anzi quasi un salto nel tempo, fino al 1700, quando l’Australia fu colonizzata dagli inglesi: lì nacque il problema perché i colonizzatori considerarono vuote tutte le terre aborigene (terra nullius) e le occuparono senza chiedere niente a nessuno. Non si contano le storie di abusi ai danni degli abitanti, che hanno avuto effetti generazionali a lungo termine: fra tutte, un elevato numero di aborigeni tra i detenuti e una qualità di vita molto più bassa rispetto alla media del Paese.
Finalmente questa storia è finita, per la gioia di entrambe le parti: il premier australiano Malcolm Turnbull ha detto che «La rivendicazione territoriale dei Larrakia è stata una dura battaglia per il diritto alla terra. Ma è anche molto di più, è una storia che simboleggia la sopravvivenza e la resistenza dei nostri aborigeni australiani. La terra è finalmente vostra, la terra siete voi». Ma non sempre i governi sono stati così amichevoli con gli aborigeni, anzi, è una novità degli ultimi anni. Il laburista Warren Snowdon ricorda che «Gli anni ‘70 e ‘80 non sono stati un buon periodo per gli aborigeni coinvolti nel processo di rivendicazione territoriale. Erano demonizzati, messi alla gogna e attaccati dai governanti. Quello è stato un brutto momento della nostra storia e spero che non si ripeta mai più». In Australia e nessun altro angolo del globo, aggiungiamo noi.