Roma. “Sono 25 anni che Caritas e Migrantes, organismi pastorali della Cei, hanno sentito il dovere di leggere e raccontare, anche con i numeri, un fenomeno importante, quale è l’immigrazione, che sta rinnovando i luoghi fondamentali della vita sociale del nostro Paese: il lavoro, la scuola, la famiglia, la città, la Chiesa”. (Scopri di più su: http://www.migrantesonline.it/siti_migrantes/migrantes_online/00017654_Migrantes__una_lettura_attenta_e_puntuale_per_capire_il_fenomeno_dell_immigrazione.html)

Lo ha sottolineato il direttore generale della Fondazione Migrantes introducendo, questa ,mattina a Roma, i lavori di presentazione del XXV Rapporto Immigrazione redatto da Caritas Italiana e Fondazione Migrantes. L’esigenza di una lettura “attenta e puntuale, statistica e sociologica”, ripetuta ogni anno, è nata dal rischio - mai cessato in questi 25 anni - di raccontare – ha spiegato mons. Perego - l’immigrazione “più affidandosi alla ‘percezione’ del fenomeno migratorio che alla sua realtà.

Un rischio di ieri - quando 25 anni fa si iniziava a parlare sulla stampa di ‘invasione inarrestabile’, smentita dai dati del primo Rapporto immigrazione del 1991, che fece la fotografia di un popolo di 356.000 persone - e un rischio di oggi, quando a fronte di una perdita di attrazione del nostro Paese da parte degli immigrati - con una crescita annuale di soli 11.000 immigrati nel 2015 e i primi cali di numeri di immigrati nel Nord Est, nelle Marche e in Umbria - si continua a parlare di ‘invasione inarrestabile’ in riferimento a 130.000 richiedenti asilo e rifugiati accolti nelle diverse città e regioni del nostro Paese: falsificazioni che impediscono ancora una adeguata politica dell’immigrazione!”.

Il giubileo del Rapporto immigrazione Caritas e Migrantes “incrocia, provvidenzialmente, il Giubileo della misericordia” indetto da papa Francesco, “aiutandoci così a leggere ancora una volta – come in altre drammatiche stagioni della storia contemporanea – la realtà delle migrazioni in generale e, in particolare, il volto di un popolo di 5 milioni di persone arrivate o nate in Italia: ‘stranieri’ che, in realtà, stanno diventando sempre più una componente strutturale per la crescita del nostro Paese”.

Nell’anno della misericordia e alla luce delle strade indicate dal Convegno ecclesiale di Firenze – ha evidenziato il direttore di Migrantes – “scommettere sulla ‘cultura dell’incontro’ - il leit motiv che guida questo 25° Rapporto immigrazione - sembra essere l’unica strada da intraprendere sul piano politico e sociale, culturale ed ecclesiale. Ogni chiusura, ogni discriminazione, ogni ritardo nel riconoscimento della cittadinanza, ogni esclusione impoverisce, indebolisce la vita delle nostre città e, in esse, della Chiesa”.

“Una Chiesa che si fa Parola” - come scrisse oltre 50 anni fa Paolo VI nell’enciclica Ecclesiam suam - e una “Chiesa che incontra, dialoga”, come ha ricordato Papa Francesco nell’esortazione Evangelii gaudium, sono i tratti di una Chiesa che “aiuta e accompagna le nostre città, il nostro Paese, la nostra Europa, a non ‘confondersi’, a non ‘disorientarsi’ di fronte all’incontro con altri popoli, ma anche a ‘rinnovarsi’ nella sfida dell’incontro.

È la sfida dell’integrazione, un processo biunivoco di relazioni, di scambi, che le numerose esperienze ecclesiali regionali descritte in quasi 200 delle 500 pagine del Rapporto dicono che non solo è possibile, ma è l’unica strada. Diversamente si alimenta conflittualità, divisione, violenza, povertà: parole che non possono preparare un futuro per i ragazzi e i giovani dell’Italia e dell’Europa”.

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