Mentre le forze di sicurezza irachene annunciano di aver ripreso Fallujah, nella provincia occidentale di Anbar, dal gruppo dello Stato Islamico (ISIS), i bisogni umanitari in questo nuovo punto nevralgico e in altre parti del Paese sono in continuo aumento. Le campagne militari in corso su larga scala e i fattori politici mettono sempre più in secondo piano i bisogni umanitari urgenti di milioni di iracheni.
Ci viene riferito che a Fallujah, 50.000 persone rimaste a lungo intrappolate in città, hanno scarso accesso a cibo, acqua e medicinali. Quei pochi che sono riusciti a fuggire evitando i cecchini, sono finiti in campi stipati di sfollati e tende di fortuna. Negli ultimi due anni, questo è diventato la normalità in molte parti dell’Iraq e le conseguenze sulla popolazione sono strazianti. Oltre a decenni di conflitti successivi, instabilità politica interna e grave crisi economica che hanno eroso le fragili infrastrutture e i servizi fatiscenti iracheni, la crisi umanitaria nel paese è ulteriormente amplificata dalla guerra nella vicina Siria.
Medici Senza Frontiere (MSF) lavora in tutto l'Iraq in 11 governatorati fornendo assistenza sanitaria di base, servizi di salute mentale e preparazione alle emergenze per le popolazioni più vulnerabili, nelle aree in cui la sicurezza è instabile, vicino alla prima linea.
Nel mese di giugno 2014, l'ISIS ha invaso Mosul, la seconda città irachena in ordine di grandezza, e Tikrit, costringendo all'improvviso più di 1.000.000 di iracheni ad abbandonare le loro case. Esattamente due anni dopo, oltre 3.200.000 iracheni rimangono sfollati interni, causando una pressione ancora maggiore sulle comunità ospitanti già indigenti. Nel complesso, 8.000.000 persone in Iraq hanno un disperato bisogno di assistenza umanitaria. Si prevede che queste cifre allarmanti continueranno ad aumentare, dato che il conflitto in Iraq non sembra avere fine.
Le campagne militari sono in corso, senza sosta, in varie parti del paese, causando distruzioni massicce. L'accesso ai servizi è diventato una vera e propria sfida per intere comunità, popolazioni ospiti e sfollate in maniera analoga. Le cicatrici del conflitto interessano progressivamente in maniera evidente l'intera società irachena. La sofferenza umana è terribile.
Purtroppo, la crisi umanitaria in Iraq è molto trascurata, mentre prevalgono gli obiettivi politici e le operazioni militari continuano incessantemente. L'assistenza umanitaria fornita finora è ampiamente insufficiente rispetto alla portata delle necessità. In diverse parti del paese, le infrastrutture di base e le strutture mediche sono state gravemente danneggiate dalla guerra, l'acqua potabile è appena sufficiente e le condizioni igienico-sanitarie sono estremamente scarse. Ciò espone continuamente ad alto rischio di epidemie, come il colera, che si è già manifestato una volta nel mese di novembre 2015, a causa delle condizioni di scarsa igiene e dell'inadeguato sistema fognario e idrico.
Tuttavia, lo squilibrio tra ciò che si investe finanziariamente per sostenere le operazioni militari e ciò che viene allocato per finanziare l'assistenza umanitaria necessaria è sconcertante. L'impegno sembra essere concentrato esclusivamente sulle battaglie e sulla necessità di schiacciare l'ISIS. Non si prende in considerazione l'esigenza di garantire che le popolazioni irachene siano adeguatamente assistite, le loro sofferenze siano alleviate e, di conseguenza e in definitiva, la società sia unificata. Un Iraq sempre più frammentato è quindi sempre più vicino.
La risposta all'emergenza umanitaria in Iraq dovrebbe essere la priorità. Le persone in difficoltà non hanno necessariamente il libero accesso ai servizi. Migliaia di famiglie sfollate sono sparse in tutto il paese, molto vicino alla prima linea, in insediamenti informali isolati e costrette ad attraversare posti di blocco o severi controlli di sicurezza per poter raggiungere l’aiuto di cui hanno bisogno. Questo rappresenta un deterrente significativo per l'accesso alle cure: le donne in gravidanza non se la sentono di andare in un centro di assistenza sanitaria di base per la visita prenatale, o in un ospedale per partorire; i pazienti con malattie croniche preferiscono non andare a prendere i farmaci che necessitano su base regolare.
E’ fermamente necessario fornire assistenza umanitaria urgente in modo proporzionale alla portata delle operazioni militari. Per gli operatori umanitari sta diventando insostenibile coprire le sempre crescenti esigenze generate dalle campagne militari in corso. Le risorse e i mezzi attuali non possono bastare. E’ indispensabile fare in modo che l'assistenza di base sia fornita in maniera sufficiente ai milioni di persone tutti ugualmente vulnerabili, in tutto paese.
- Fabio Forgione, capo missione in Iraq per Medici Senza Frontiere
Da gennaio ad aprile, MSF ha effettuato oltre 48.000 visite mediche con l’impiego di oltre 400 persone di staff nazionale e internazionale in Iraq.
Nel paese MSF adotta un approccio flessibile che consente di usare cliniche mobili in base agli spostamenti e ai bisogni della popolazione con un focus sulle persone che non hanno accesso alle cure mediche perchè i loro spostamenti sono limitati o perchè non hanno risorse finanziarie per viaggiare o pagare i servizi. MSF ha rafforzato gli interventi nell’ambito della salute mentale per i traumi legati alla violenza ricorrente e alle terribili condizioni di vita in cui è costretta la popolazione. Nelle zone militarizzate vicine al fronte nel governatorato di Ninewa, dove i combattimenti hanno distrutto molte strutture sanitarie, le cliniche mobili di MSF stanno fornendo assistenza sanitaria generale e di salute mentale agli sfollati interni. Nel governatorato di Diyala, MSF sta lavorando nei campi sfollati e nelle città di Jalawla e Saadiya, dove fornisce assistenza sanitaria nell’ambito della salute di base, salute riproduttiva e salute mentale. MSF sta distribuendo inoltre generi di prima necessità alle famiglie sfollate nei governatorati di Babil e Karbala dove si occupa anche della distribuzione di acqua potabile. L’organizzazione supporta anche l’ospedale di Sulaymaniyah (governatorato di Sulaymaniyah) con training per migliorare i servizi medici della terapia intensiva e traumatologica e l’ospedale di Jalawla (Governatorato di Diyala), gravemente danneggiato dai combattimenti, attraverso la ristrutturazione dell’impianto idrico ed elettrico. MSF continua a dare assistenza per le malattie croniche, salute mentale e riproduttiva nel campo di Domiz dove ci sono rifugiati siriani.