5º anniversario della Convenzione n. 189. Sviluppi positivi in termini di protezione dei lavoratori domestici — editoriale di Guy Ryder, Direttore Generale dell’ILO, sulla Convenzione sul lavoro domestico. (Scopri di più su:
http://www.ilo.org/rome/risorse-informative/per-la-stampa/articles/WCMS_491334/lang--it/index.htm)
I lavoratori domestici si occupano dei nostri bambini, degli anziani, dei disabili e della casa. Ma facciamo abbastanza per loro?
Secondo le stime dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), i lavoratori domestici guadagnano in generale meno della metà del salario medio — e talvolta non più del 20 per cento. Gli orari di lavoro sono lunghissimi e spesso imprevedibili. Il 90 per cento dei lavoratori domestici non ha accesso a prestazioni sociali come la pensione o le indennità di disoccupazione.
Le donne rappresentano oltre l'80 per cento di tutti i lavoratori domestici ed il settore del lavoro domestico è fonte di lavoro per circa il 4 per cento del totale della popolazione attiva femminile nel mondo. In America latina ad esempio, le lavoratrici domestiche rappresentano il 14 per cento dell'insieme di tutte le lavoratrici. Il 17 per cento dei lavoratori domestici è rappresentato da lavoratori migranti.
Il lavoro domestico influenza il benessere di decine di milioni di lavoratori domestici e quello delle famiglie per le quali lavorano. Stime recenti delle Nazioni Unite sull'invecchiamento della popolazione vedono la domanda di lavoro domestico in crescita.
Questa tendenza è confermata dall’aumento del numero delle donne che entrano nel mercato del lavoro in tutto il mondo e, in alcuni paesi, dalla riduzione delle politiche pubbliche a supporto delle famiglie, che spingono i privati a ricorrere sempre più ai lavoratori domestici per occuparsi della loro casa, dei bambini e dei familiari anziani.
Anche se spesso nascosti e senza voce, i lavoratori domestici rappresentano una parte fondamentale del settore assistenziale a domicilio, sia nell'economia informale che in quella formale. Molti lavoratori, preoccupati per i costi e la complessità del processo di formalizzazione, rimangono in una situazione non dichiarata di lavoro informale e irregolare.
Di fronte a questi problemi, trovo incoraggiante il modo molto positivo con il quale i responsabili delle decisioni di politica hanno risposto alla sfida mondiale di estendere la copertura in tema di legislazione del lavoro ai lavoratori domestici.
Cinque anni fa, l'OIL ha adottato la Convenzione (n. 189) sulle lavoratrici e i lavoratori domestici, insieme alla Raccomandazione n. 201. Queste sono le prime norme internazionali sul riconoscimento del lavoro dignitoso per i lavoratori domestici. Tali norme mirano ad estendere le protezioni e i diritti fondamentali ai 67 milioni di lavoratrici e lavoratori domestici nel mondo che lavorano duramente. Adottata alla quasi unanimità dagli Stati membri dell'ILO, la convenzione sancisce la necessità di eleminare ogni forma di discriminazione, violazione dei diritti umani e delle condizioni di lavoro delle lavoratrici e i lavoratori domestici che forniscono servizi fondamentali alle famiglie e alla società. Nel 2010, l'OIL aveva stimato che solo il 10 per cento dei lavoratori domestici nel mondo era tutelato dalla legislazione del lavoro allo stesso modo degli altri lavoratori.
La risposta dei paesi in tutto il mondo è stata molto positiva, visto che in molti di questi paesi si stanno attuando riforme legislative e delle politiche di supporto e promozione del lavoro dignitoso per questi lavoratori. A partire dal 2011, oltre 70 paesi hanno intrapreso azioni per garantire il lavoro dignitoso per i lavoratori domestici. Ventidue di loro hanno ratificato la Convenzione, altri 30 hanno realizzato riforme legislative e adottato politiche, e 18 si sono impegnati a estendere le protezioni dei lavoratori a tutti i lavoratori domestici. Per questi lavoratori, l'OIL ha stabilito partenariati con 60 paesi, mettendo a profitto la sua ampia esperienza a supporto della formulazione e messa in atto di politiche per il lavoro dignitoso dei lavoratori domestici.
Queste misure rappresentano un primo passo per rimediare a un'esclusione durata a lungo. Tuttavia, non bastano assicurare protezione dei lavoratori domestici. I media continuano a riportare notizie di abusi diffusi e di sfruttamento. Le statistiche che ho citato corroborano questi abusi.
Con l'adozione degli Obiettivi per lo sviluppo sostenibile, le Nazioni Unite si sono impegnate a mettere in atto delle politiche di sviluppo inclusive che non «lascino indietro» nessun cittadino. Per quanto riguarda il diritto al lavoro dignitoso per le lavoratrici e i lavoratori domestici, il lavoro intrapreso è positivo. Non bisogna comunque fermarci. Bisogna occuparci del rispetto dei diritti e delle condizioni di lavoro dei lavoratori domestici se vogliamo realizzare gli obiettivi per lo sviluppo sostenibile relativi alla riduzione della povertà, all'uguaglianza e al lavoro dignitoso per tutti, in particolare per le donne.
L'OIL continuerà a lavorare insieme ai governi, ai rappresentanti dei datori di lavoro, ai sindacati e alla comunità internazionale per espandere questa azione e far sì che, entro il 2030, il lavoro dignitoso al quale hanno diritto tutte le lavoratrici e i tutti i lavoratori domestici diventi realtà.
- L’Italia è tra i tre più grandi paesi in termini di incidenza del lavoro domestico in Europa. È il quarto Stato membro dell’OIL e il primo tra gli Stati membri dell’Unione Europea ad aver ratificato la Convenzione n. 189. A seguito del deposito dello strumento di ratifica da parte del governo in data 22 gennaio 2013, la Convenzione è entrata in vigore in Italia il 5 settembre 2013.
- Scheda: Il lavoro domestico a cinque anni dall’adozione della C189