In una stanza silenziosa c’erano quattro candele accese. La prima si lamentava: ”Io sono la pace, ma gli uomini preferiscono la guerra: non mi resta che lasciarmi spegnere.” E così accadde. La seconda disse: ”Io sono la fede, ma gli uomini preferiscono le favole: non mi resta che lasciarmi spegnere.” E così avvenne. La terza candela confessò: ”Io sono l’amore, ma gli uomini sono cattivi e incapaci di amare: non mi resta che lasciarmi spegnere.” E così accadde. All’improvviso nella stanza comparve un bambino che, piangendo, disse: ”Ho paura del buio”. La quarta candela lo rassicurò: ”Non piangere! Io resterò accesa e ti permetterò di riaccendere con la mia luce le altre candele: sono la speranza.” (Scopri di più su: http://it.gariwo.net/persecuzioni/diritti-umani-e-crimini-contro-l-umanita/tawakkul-karman-15236.html)
  • Hafez Haidar, accademico emerito e scrittore
La candela della speranza in un mondo migliore per la donna araba è rappresentata da Tawakkul Karman, nata nello Yemen del Nord il 7 Febbraio 1979 e conosciuta con l’appellativo di “Madre della rivoluzione”. Nel 2011 la Commissione del Premio Nobel per la Pace ha assegnato il prestigioso premio a lei e alle liberiane Ellen Johnson Sirleaf e Leymah Gbowee "per la loro battaglia non violenta a favore della sicurezza delle donne e del loro diritto alla piena partecipazione nell'opera di costruzione della pace.”

In occasione della sua premiazione, Karman ha dichiarato: ”Sono felicissima. Dedico il premio ai martiri e ai feriti della Primavera Araba in Tunisia, Egitto, Yemen, Libia e Siria e a tutte le persone libere che stanno lottando per i loro diritti… La rivoluzione che non mette fine alla corruzione, la rende più forte.”

Sin dalla giovinezza Karman ha lottato contro l’ingiustizia, la violenza e la discriminazione, in una società arretrata e chiusa ai cambiamenti, dove le donne sono considerate inferiori e costrette a vivere sottomesse alla volontà del padre-padrone, che all’età di 10 anni le concede in matrimonio ad uomini che possono avere anche quarant’anni più di loro. Le spose bambine hanno il dovere di obbedire, badare alle faccende domestiche, procreare e accudire i propri figli. Karman non si è rassegnata dinanzi alle ingiustizie e alle infamie subite dalle donne e ha cercato con tutte le forze di liberarle dalle gabbie di dolore in cui sono costrette a vivere. Nel corso di dibattiti pubblici ha denunciato le situazioni di maggiore criticità: solo il 31% delle bambine è iscritto alle elementari, ma alle medie la percentuale scende ulteriormente sotto il 24 %; in campo sanitario, scarseggiano le medicine e le apparecchiature tecnologiche, inoltre il tasso di mortalità per parto è il più alto della regione.

La situazione non cambia affatto nella politica: solo tre donne hanno miracolosamente ottenuto un seggio in Parlamento. Karman ha denunciato abusi e maltrattamenti e ha protestato contro la tirannia del Presidente nella Piazza della Libertà, richiamando l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale sulla situazione di grave crisi economica di un Paese in cui il reddito medio pro-capite è inferiore a 1.070 dollari l'anno, un terzo della popolazione vive in condizioni di povertà, i giovani costituiscono la maggior parte dei disoccupati, mentre una minoranza di uomini legati al palazzo gode di immense ricchezze ed ingenti fortune. Durante una Conferenza sui diritti umani Karman Tawakkul non ha esitato a togliere il niqab (velo) e a esortare tutte le donne a seguire il suo esempio, in segno di protesta contro la discriminazione femminile: ”Credo che ogni donna che intenda lavorare per il bene della sua comunità debba essere forte e il suo messaggio chiaro ed evidente. Spesso la donna si maschera con il velo, che costituisce una barriera tra lei e i suoi interlocutori. Spetta alla donna togliere il velo perché deve essere libera e convinta di indossarlo oppure no. Non c’è bisogno di esso, nell’Islam non c’è niente che lo riguarda. Io l’ho indossato per lungo tempo e ho notato che ero improduttiva. Giuro che non lo indosserò più e che libererò le donne yemenite dal velo”.

Dopo alcuni anni ha rivolto questo messaggio alle donne arabe: ”Le donne devono smettere di sentirsi parte del problema e diventare parte della soluzione… Le donne non devono cioè più essere viste come oggetto di affermazione e di promozione dei loro diritti, ma devono acquisire consapevolezza della loro forza e capacità nelle società, anche nell’Islam politico – e questo è un elemento particolarmente importante – onde poter rimuovere stereotipi, repressioni e ostacoli che si pongono all’affermazione della loro parità.”

Chi è questa giovane ribelle, portatrice di istanze di speranza?

Tawakkul Karman, figlia di Abd al-Salam Khalid Karman, leader dei Fratelli Musulmani, ministro degli Affari Giuridici ed ex membro del Consiglio della Shura dello Yemen, si è laureata alla Sana'a University ed è sposata con Mohamed al-Nehmi, uomo coraggioso che le ha salvato la vita contro le rappresaglie delle forze di sicurezza del regime dittatoriale del Presidente Ali Abdullah Saleh. Membro del partito Al-Islah (Congregazione Yemenita per la Riforma, la branca yemenita dei Fratelli Musulmani), nel 2005 Karman ha fondato l’associazione Women Journalists Without Chains (Giornaliste senza catene), gruppo umanitario per difendere la libertà di stampa, di pensiero e d’espressione, nonché i diritti e l’emancipazione della donna.

Nel 2007 ha iniziato la sua accanita lotta contro il regime dittatoriale del Presidente Ali, che era salito al potere un anno prima della sua nascita. Durante gli anni della protesta, dal 2007 al 2010, ha dormito molte volte nella nota Piazza della Libertà di Sana’a, incurante delle minacce rivoltele dalle forze di sicurezza del famigerato presidente. E’ stata imprigionata per un giorno per aver manifestato contro il Presidente senza alcuna autorizzazione e per aver creato disordini e atti di violenza nel Sultanato. Appena uscita dal carcere, ha chiesto pubblicamente di far cadere il regime del Presidente. Nonostante le ripetute minacce di morte nei confronti suoi e del fratello, Karman ha preferito continuare la lotta per ottenere una pace sicura e duratura.

Nel 2014 Karman ha rilasciato a Umberto De Giovannangeli, giornalista di Huffington Post, una dichiarazione di ferma condanna nei confronti dell’Isis: ”Prima hanno invocato e praticato la “Jihad del sesso”, ora decapitano anche le donne. Chi agisce in questo modo, chi si macchia di crimini così orribili e lo fa invocando l’Islam, è doppiamente colpevole; una condanna senza riserve deve venire dal nostro interno, da quel mondo arabo e musulmano che ha visto proprio le donne protagoniste di una stagione di libertà che non è tramontata”.

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