La funzione educativa di ogni museo in quanto tale è espressa con chiarezza tra gli obiettivi costituenti indicati nella definizione ICOM. Il richiamo è diretto, il riferimento specifico: il ruolo educativo è una caratteristica che va considerata intrinseca nell'identità museale stessa, ed in quanto tale deve essere costantemente valorizzata. (Scopri di più su: http://www.ilgiornaledellefondazioni.com/content/qual-%C3%A8-il-ruolo-dei-musei-nel-cambiamento-educativo?utm_content=buffer52fb2&utm_medium=social&utm_source=facebook.com&utm_campaign=buffer)
  • Massimiliano Zane*
Ma ogni esperienza museale e con il patrimonio può essere essere considerata educativa? Quali sono i criteri interpretativi di riferimento? Come si possono narrare e valutare queste attività? E se le metodologie educative cambiano, come cambiano i rapporti tra istituzioni?

“Il Museo è un’istituzione permanente senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo, aperta al pubblico, che effettua ricerche sulle testimonianze materiali e immateriali dell’uomo e del suo ambiente, le acquisisce, le conserva, le comunica e specificamente le espone per scopi di studio, istruzione e diletto.


ICOM – International Council Of Museums

Se è vero che la scuola, da tempo, si è indirizzata verso percorsi cognitivi più “semplificati”, è vero anche che la valorizzazione e la trasmissione dei beni storici, artistici e culturali, di cui i musei sono sempre più protagonisti attivi, è una “azione culturale estesa” essa stessa, “poiché essa parte dalla capacità di riconoscimento di ognuno di noi nel patrimonio d’arte in cui abbiamo la fortuna di vivere” (P.Fandella.); una capacità di valorizzazione cui occorre educare e rieducarsi quotidianamente, in un percorso di “progressiva corresponsabilizzazione personale e collettiva attorno alla quale è possibile ricostruire nuove trame identitarie e nuovi percorsi di sviluppo socio-economico” (I.Rizzo.).

Il Museo, oggi, sta rinnovandosi nelle sue peculiarità essenziali comunicative, dunque anche in quelle educative, ed in modo radicale. E se tradizionalmente gli studi museologici (in particolare in Italia), hanno rivolto la loro attenzione alla “storia dei musei”, recentemente si sta facendo strada la ridefinizione del ruolo del museo come “nuova” istituzione educativa parallela (se non gemella) della scuola, aprendo nuove prospettive, dando nuove responsabilità, per la creazione di un nuovo “ecosistema culturale allargato”.

Quale entità complessa e in costante mutamento, che coinvolge il mondo politico, economico, sociale e culturale, di una città e di un intero paese, il museo del XXIsec. diviene sempre più “Uno strumento di cambiamento sociale positivo” (Sandell), un forum - nell'immagine classica -, dove le persone hanno la possibilità di incontrarsi, di partecipare in prima persona, di contribuire alla creazione di nuovi contenuti, e di esercitare azione e crescita sociale. Parole come inclusione, coinvolgimento e partecipazione, ma anche co-curatela, co-produzione, co-creazione fanno parte ormai da tempo del vocabolario di molte istituzioni museali, ed in questo contesto l'educazione fiorisce nella sua più alta accezione di trasmissione, di dialogo, di lavoro collaborativo, tanto tra pubblici e musei, quanto tra musei e comunità, assumendo un ruolo chiave nello sviluppo pro-positivo d'entrambi. Ed ecco che, sebbene si tratti di realtà sfaccettate e mutevoli, dai confini a volte poco delineabili, le comunità e gli individui che le compongono, hanno acquisito una centralità crescente nel loro rapporto coi musei divenendone interlocutori fondamentali, centrali sia per quel che riguarda la fruizione che la stessa produzione di cultura.

In quest'ottica di rinnovata coesione, all'interno di Musei si sviluppano e vengono narrate arti e scienze che, se correttamente interpretate attraverso logiche che vadano oltre la mera “deportazione scolastica”, possono svolgere un ruolo di mediazione educativa immersiva con una potenzialità espressiva enorme, capace di promuovere il pensiero critico, soprattutto dei più giovani; di spingerli a ri-appropriarsi di quello che sarà il loro vissuto e a ri-definire il sentimento comune della società in cui vivono e di cui sono parte integrante; di portarli a trovare il proprio percorso di conoscenza attraverso metodi non convenzionali.

E se “Abituare i bambini a considerare le mutazioni delle cose vuol dire aiutarli a formarsi una mentalità più elastica e vasta. Vuol dire educarli all’arte e alla vita” (Munari), allo stesso modo musei, gallerie, biblioteche e altre istituzioni culturali offrono notevoli opportunità anche per l'apprendimento informale degli adulti, divenendo oggi alcuni tra gli ambienti e vettori più importanti per l'apprendimento intergenerazionale. Inoltre, ogni luogo di cultura può divenire “ponte culturale” ed essere un potente strumento per l'inclusione sociale di immigrati, minoranze e altri gruppi sociali oggi giorno particolarmente vulnerabili.

Educazione e ri-educazione attiva, dunque, secondo un “nuovo” asset culturale che segua e appaghi un nuovo desiderio del pubblico, espresso o, più spesso, inespresso: capire, partecipare. Un desiderio dal forte impatto collettivo, che sta spingendo ad un enorme cambiamento sociale, in particolare proprio nel settore dei formazione K-12.

In questo senso, all' “InterActivity”, l'annuale conferenza dell' ACM - Association of Children’s Museum, tenutasi il mese scorso, a Norwalk (CT), si è discusso sulla centralità dei musei in un'ottica sia di “Collective Impact” - l'impegno di un gruppo di attori provenienti da diversi settori per un'agenda comune per risolvere uno specifico problema sociale (John Kania e Mark Kramer) - che di abbattimento dell' “Achievement Gap” - ovvero della disparità nella formazione accademica tra gruppi di studenti diversi. Ciò che è emerso dal dibattito e dai case history prsentati è la pressante necessità di rivedere il ruolo delle istituzioni culturali extra-scolastiche nel tessuto formativo delle comunità per lo sviluppo del “pensiero originale” oltre che dell'istruzione fine a sé stessa. Prospettiva indicata anche dalle Linee Guida UNESCO 2016 per la “Learning Cities”, in cui i “Sistemi Urbani” vedono i propri sistemi formativi, tra cui i musei, superare l’idea dominante di un’istruzione prevalentemente scolastica e segmentata, per il “potenziamento e la crescita individuale delle persone di ogni età, per la coesione sociale, lo sviluppo economico e la crescita culturale”.

Educazione come processo collettivo, dunque, che guarda ai musei quale tassello essenziale del cambiamento sociale riconoscendo fra i motivi che inducono ai consumi culturali la ricerca di “emozione del sapere", condizione questa purtroppo non ancora sufficientemente soddisfatta, in Italia come in molti altri paesi, su cui bisogna necessariamente investire, economicamente e professionalmente, e le cui possibilità di sviluppo sono immense. Un distretto culturale evoluto, che passa per una revisione nelle modalità di engagement e degli standard condivisi di valutazione dei vari tipi di impatto che i musei possono avere sui visitatori, giovani e non solo, per lo sviluppo di altri obiettivi educativi oltre quelli canonici. Nuove dimensioni sistemiche di analisi e prospettive processuali a largo spettro, che superino le procedure educative uniformate ed il pensiero convergente a favore di quello divergente, valorizzando e favorendo interessi individuali e la curiosità. Un agire in modo “creativo” sia sul piano curatoriale che sulla progettualità e integrare la pratica espositiva con quella educativa attraverso relazioni trasparenti, paritarie ed inclusive. Oltre la didattica museale, verso la pedagogia del patrimonio. Ecco ciò che aspetta e spetta ad un rinnovato sistema museale. Ecco “LA” sfida di cui prendere coscienza, tra possibilità e potenzialità ancora inespresse, per superare l'inerzia e la compartimentazione.
  • *Massimiliano Zane, convinto sostenitore del "Brand Italia" e della sua rinascita attraverso l'arte e la bellezza, si occupa di cultura affiancando musei ed istituzioni come consulente strategico per lo sviluppo e la valorizzazione.

Bibliografia:

“InterActivity,” Annual Conference of the Association of Children’s Museum (ACM), 2016.
L.Cataldo, Dal Museum Theatre al Digital Storytelling, Franco Angeli, 2011
L.Cataldo, Musei e Patrimonio in Rete, Hoepli, 2014
Marta Paraventi, Il Museo Oggi, Hoepli, 2007
E.Nardi, Musei e pubblico; un rapporto educativo, Franco Angeli, 2004
B.Munari, Fantasia, Edizioni Laterza, Roma- Bari, 1997
D.Ramani, A.Drioli, Vietato NON toccare, Springer Verlag, 2008
S.Settis, Italia SpA. L'assalto al Patrimonio Culturale, Einaudi, 2007
B.Bevan, M.Xanthoudaki, Professional development for museum educators, in J.M.Edu. 33:107-119, 2008
Hopper-Greenhill, Education, Communication and Interpretation: towards a critical pedagogy in museums, Routledge, 1999
S.M.Kramer, M.Parkhurst, and Lalitha Vaidyanathan, Breakthroughs in Shared Measurement and Social Impact, FSG Social Impact Advisors, 2009.
V.Golding, W.Modest, Museums and Communities. Curators, Collections and Collaboration, Bloomsbury, 2013
S.Watson, Museums and their Community, Routledge, 2008

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